lunedì, gennaio 23, 2006

CORSO SPE A SIENA JAZZ

Ecco, è iniziato il nostro fantastico corso di specializzazione. Per adesso ci sono Lisa, Giuliano, Alice, Betta, Elisa e Cristina, ma prevediamo altri arrivi in febbraio.

Alla fine del week-end di full immersion, i presenti hanno avuto un momento di esaltazione ed han voluto scrivere i loro ringraziamenti a Jerry Coker (visto che sto insegnando pianoforte secondo il suo geniale metodo per non pianisti...!) sulla lavagna. Così il corso è decisamente molto americano anche in questo, con tanto di foto di gruppo con sorrisi fino alle orecchie.

Ho scritto dunque una e-mail a Jerry, ragazzi, allegando le vostre foto. Non dubito che ne sarà molto contento!





lunedì, gennaio 16, 2006

Gravity

Scrivo dal mio tavolo in salone, mentre ascolto la folle musica dodecafonica, seriale e dance (la sua definizione di "dance" mi pare invero un pò forte....) di Seva, collegata ad internet con la linea wireless di un misterioso vicino (la mia non c'è mai stato modo di attivarla, la pago a Libero da settembre ma non funziona, e infatti la disattiverò).

Intorno a me valigie aperte, oggetti sparsi sul tappeto e per la stanza, sulle sedie, le poltrone, i divani, e come se non bastasse anche sulla scrivania e sull letto nella mia stanza.

Ogni tanto mi alzo e vado a sistemare un oggetto o un abito nel borsone per Siena: domani all'alba ripartirò, ma stavolta avrò i gadgets high tech comprati all'aereoporto di Atlanta da Brookstone...

Ho una stranissima sensazione di ineluttabilità.

Da oggi niente più Paradiso musicale, Kroger, Starbuck's e Panera non sono più dietro l'angolo, stasera suonano tutti meno io.

Fino a luglio sarò qui in Italia, a spellarmi il cuore e l'anima a cercar di realizzar cose belle e valide contro un muro inesorabile di ottusità, ignoranza, imbecillità, menefreghismo.

Cerco di non pensarci. Sto nettamente male all'idea, una specie di nausea forte, uno svenimento e un infarto contemporaneamente.

Il pomeriggio prima di partire sono andata a registrare due tracce nel disco di Jewell Cornette, pianista discendente da una nonna paterna Cherokee purosangue per la quale ha scritto il brano su cui dovevo immprovvisare sciamanicamente. L'altro pezzo era dedicato ad un tramonto alle Hawaii, dove Jewell ha vissuto parecchi anni, e sul quale non so come è stata una vecchia saggia a raccontare la magnifica storia (improvvisata in una ignota lingua dai toni caldi e suggestivi) del prode e bellissimo cavaliere Yalermahì, che non aveva paura di andare incontro al Tramonto...

Quando abbiam finito di registrare, Harold Nagge, mio chitarrista da ben 13 anni e compagno di Jewell, ci ha accompagnate in una immensa e bellisssima casa di legno su un lago in cui i proprietari hanno un'azienda di produzione artigianale di Mead, che sarebbe vino spumante preparato con miele e frutta (pere, o albicocche, in questo caso) col metodo dello Champagne. Harold ci ha lasciate lì ed è ripartito col suo violino per andare a registrare qualche traccia in un disco di altri musicisti amici, in uno studio non distante, ed è tornato dopo un pò.

Sì, è stato difficile andar via, non solo per la buona compagnia, ma perché actually è stato difficile alla fine alzarsi in piedi, starci, e camminare in maniera dignitosa fino alla macchina.

Il proprietario dello studio dove ho registrato è un pianista slovacco di nome Rudolph. Ci han chiesto se avevamo altre lingue in comune oltre l'inglese. Io gli chiesto parli francese? Lui dice no, e tu parli russo? Oh no, però jedna dviè tchri shtiri piet shest sedùm ossùm devièt decèt... dobri dèn! Ma come, parli ceco? allora sei stata a Praga?...

L'agente francese di Donald è un fisico nucleare. Il cd di Seva si chiama Gravity, uno degli hits Gravity is my favorite drug, e la traccia che mi ha incantata come una bimba al cine a vedere i cartoni, Vox of the Gravitons.

Non posso più stare (solo) qui.

sabato, gennaio 14, 2006

In valigia

Ho iniziato il conto alla rovescia, e da ieri ho gli occhi sempre pronti al pianto.

Me ne vado passeggiando una mezz'oretta al giorno, dove posso, ma è il momento buono che nella solitudine delle strade senza marciapiede ma poco frequentate dalle auto e mai dai pedoni, mi prende il pianto.

Oggi piangeva anche il cielo a secchiate, per la verità, quindi figuriamoci. Sono tornata fradicia dalla testa ai piedi, almeno Betsy non s'è accorta che non era solo la pioggia a rigarmi il viso.

Per fortuna ho così tanto da fare che non ho il tempo di pensare...

...Stasera ultima serata con Donald, e devo dire che ho cantato da Dio. Li ho spettinati parecchio, insomma, e su You don't know ho tirato un solo funky che malgrado l'assoluta megritudine dell'intero gruppo, li ho lasciati a bocca aperta per l'ammirazione.

C'era anche Jerry Coker in sala, e quando si è unito al gruppo ha suonato divinamente come sempre. C'era Patty, e ha cantato una Summertime inverosimile, con raddoppi e quadruplicamenti di tempo, tirando indietro alla metà e per terzine larghe mentre il gruppo anadava, prendendo sottilissimi acuti da prima tromba e bassi grassi da sax baritono, e interpretando ovviamente in modo magnifico il testo... E pensare che prima o poi, anche se non dice mai la sua età, anche lei si sta avvicinando agli ottanta... Abbiamo festeggiato il suo compleanno (che in realtà era il 1° gennaio) facendogli un immenso coro tutto armonizzato, con la band sotto che incalzava verso il gran finale rallentato e sospeso. Poi di nuovo a suonare tutti come diavoli, dalle 8 di stasera abbiam finito ora...!

Donald dice oh mi raccomando sentiamoci, organizziamoci per suonare insieme, eh? e aggiunge scuotendo la testa "Man! You sounded so great!"... Come non ci credesse, che l'ho commosso così tanto.

In effetti ero abbastanza in trance, durante il solo e anche negli altri pezzi...

Che bello.

Naturalmente anche stasera ci han raggiunti altri musicisti, c'era Tom e poi anche Harold Nagge, con Jewell.

Domani alle 3 vado a registrare un mio solo sul disco di Jewell. Prima vado al mastering studio da Seva per prendere le copie del master e la log sheet da spedire a Discmakers. Devo anche andare a riportare l'impianto a Patty Coker che me lo ha prestato.

E' l'una e mezza del mattino, mi torna da piangere, sono stravolta dalla stanchezza ma non voglio ancora andare a dormire con tutta questa adrenalina addosso, e allora sto facendo la prima valigia.





Mi sembra di smontarmi pezzo per pezzo
come una scenografia teatrale
alla fine delle repliche di una stagione.

giovedì, gennaio 12, 2006

Free Style Meeting at Fresh Market

Che dire se, alla cassa del supermercato Fresh Market che vende cibo vero di importazione a prezzi da Cadillac (ogni tanto bisogna pur vivere, così ho comprato french baguette appena sfornata, Camembert, fragole, more e mirtilli...), il nerissimo Brian che mi sta imbustando i prodotti e si appresta ad accompagnarmi alla macchina:

- dopo che ho pagato mi prende la mano dicendomi qualche sister e qualche man e mi fa tutto il saluto complicato di strette di mano su giù di qua di là avanti e indietro pugno schiaffo e vai così, tipico hip hop?

- fra un imbustamento e l'altro prende a improvvisare free style, chiaramente volendo fare esercizio (e lo racconta in rime) con la gente vera, in situazione vera, dicendomi anche (sempre a ritmo e in rima) che in questo modo la gente si diverte pure e lui ottiene più clienti e più clienti contenti?

E che dire ancora se:

- Patty Coker, che malgrado non ami l'hip hop ("where is the melody gone?") si sta schiantando dalle risate e dal piacere al mio fianco, gli dice alla fine (riuscendo ad infilarsi fra un verso e due terzine) "l'hai riconosciuta, vero? she's got the chops, hasn't she?", Brian risponde con un largo sorriso "certo che l'ho riconosciuta"...?

Mannaggia, Brian, me lo sarei abbracciato davanti a tutta la popolazione degli avventori a maggioranza bianca, se una cosa così non fosse stata molto sconveniente qui, dove ancora c'è molta segregazione tacita. Avevo le lacrime agli occhi proprio per questo: un nero che ti dà la mano a suo modo (e su e giù di qua di là avanti e indietro pugno schiaffo e vai così) e ti chiama sister è qualcosa che non si può immaginare...

mercoledì, gennaio 11, 2006

Analogicamente virtuale

Corro, corro, corro... Mi linko, clicco qui e mi double-clicco là... Send, mail, post, apro file, allego foto, registro memo vocali...

Cavolo, la swing band al World Grotto era proprio pazzesca... I fiati erano ancora su quando siamo arrivati io e Tom, poi hanno fatto un po' di marching band attraverso la sala delle esposizioni di quadri e fotografie, e sono infine scesi al piano di sotto, dove li aspettava la ritmica. Avanzavano col passo tipico che credo si chiami eight-four, che sarebbe che fai otto passi in un metro (4 inches, ma potrebbe essere eight-three, mò richiedo a Tom) così tutti lo sanno e i fiati non si accartocciano l'uno sull'altro mentre avanzano.
Ci avevano un swing di quelli da sotto, che ti prende in pancia e ti sposta i piedi in avanti e il culo indietro, una roba che se non ti buttavi immediatamente in mezzo alla sala a ballare ti sentivi male.

Ieri mi sono vista un documentario su Bird, ho pianto ricordando Camarillo e Pannonica.

Domattina vado ad assistere alla prima lezione di piano per non-pianists di Jerry Coker: mi ha chiesto di esserci perché vuole assolutamente che io veda come imposta il corso con gli allievi. Ricordate? E' il corso che mi ha insegnato gratis e privatamente due estati fa affinché portassi i suoi insegnamenti a voialtri zucconi che malgrado tutto studiate (praticate) sempre troppo poco e non vi rendete conto dell'oro che vi cola benedetto fra le mani...

Giovedì e venerdì sera a suonare con Donald e chi c'è c'è, tanto ormai si sa che si finisce minimo in undici. Al contrario del calcio, forse perché anche se fai fallo (e giù 5e e 9e accidentate...) nel jazz nessuno ti ammonisce, anzi.

Nei giorni passati sono stata a sentir messa battista e coro Gospel, mi batteva forte il cuore quando il predicatore chiedeva ripetutamente se stavamo bene, e noi yeah!, se sentivamo la gioia, e noi oh yeah!, se stavamo veramente celebrating, festeggiando, e noi Amen! Halleluyah!... Piangevo mentre cantavamo tutti in coro e tenendoci per mano Amazing Grace... Pensavo quanto sono fortunata, che cosa speciale essere qui...

Poi è un tutto un turbinìo di persone, idee, musica, se penso che tutto questo purtroppo finirà domenica mi sento male.

Oggi giornata in internet a cercare di chiarire gli ultimi punti tecnici della post-produzione, persa fra l'assegnazione del codice a barre e dei ISRC numbers. A proposito, fatevi un giro su www.cdbaby.com (e anche .net), che sarà il mio sito di vendita per il cd, linkato direttamente dal mio nuovo sito (in costruzione) www.fabriziabarresi.com.

Comunicare con loro è una pacchia, sono organizzatissimi e rispondono via e-mail a strettissimo giro di posta (minuti, durante le ore lavorative). Analogicamente si trovano nell'Oregon, e sono tutti parecchio svegli e davvero rivoluzionari nel modo di gestire il business delle indies. I proventi me li pagheranno via PayPal, meglio di così!

Ragazzi, a forza di frequentare questo perfettissimo e simpaticissimo mondo virtuale (ma efficace), quello analogico, lento come una lumaca e pieno di inutili attese e impedimenti obsoleti, incomincia seriamente a darmi sui nervi. Qui (nel web) ogni cosa si realizza subito, za-zzà, e non ci pensi più. E poi questa facilità di ricerca e ritrovamento...

Oggi ho digitato su Google HOW TO GET ISRC NUMBERS ed eccomi qua linkata (oh quanto mi son sentita stupida) al sito che comunque avevo già scelto da tempo per farmi da vetrina e da venditore ufficiale...

Ok, ok, domenica riparto e da lunedì mattina sarò di nuovo ufficialmente in Italia.

Però ogni volta che rimango qui per un po' mi cambia una cellula, e piano piano lo sento che sto mutando....

venerdì, gennaio 06, 2006

Nice job

Messaggio di Tom in segreteria: mi ha chiamato Donald a sostituirlo, vieni a trovarci?

Stasera quindi al 4620 suonava Tom Johnson con Bill Scarlett e il bassista David Slack, più un immenso batterista nero dal nome impossibile (mi son fatta fare lo spelling, ma lui ha pronunciato le lettere con l'accento di Forrest Gump, praticamente impossibile capire le consonanti, figuriamoci le vocali).

Hai portato il tuo microfono? Te li fai due pezzi con noi? mi fa sorridente l'altrimenti scontrosissimo Bill Scarlett. Bill che mi chiede di cantare, that's really odd... Lui è una gran prima donna, guai a prendergli il suo spazio di primo solista, e guai a cercar di cantare perché ti sale sopra con tutta la sua potenza di tenore, e addio delicato tema vocale. Lo conosco da 13 anni, Bill, è sempre stato un acido naturale. Quasi impossibile cantarci insieme, credo sia difficile anche suonarci...

Wow, penso, la mia fama si espande. Figaro qua, Figaro là...

Attacco Someday My Prince Will Come dopo un loro swingone tirato, così spezzo il 4 e ce ne andiamo tranquilli tranquilli ma sostenuti su questo bel 3.

E fin dalle mie prime note è magia. Tutti ascoltano, e io mi fondo con loro nella timbrica, nel modo di portare il tempo... Li sento affascinati e attenti, quasi innamorati, talmente è bello quello che stiamo facendo insieme. Chi guida cosa? Non c'è più soluzione di continuità, sono io che canto il 3 del piatto, o è il basso che danza il mio sogno principesco? Tom stasera è al piano, e mi accompagna con così tanta dolcezza, così tanto rispetto... Quello che esce da tutti noi è incantevole. Persino Bill non sa più che fare, piazza qualche frase, si sente di troppo, tace, aspetta il suo turno.

Il pubblico, che sembrava poco concentrato finora, lo sento incollato alla mia bocca, alle mie mani. Lo sento che si lascia fare, rovesciato sulla schiena come un gatto a far le fusa con gli occhi semichiusi, le unghie che sondano l'aria in un gesto incontrollabile di piacere...

Sento che è come se si lasciassero scoprire le parole per la prima volta. Mi ascoltano stupiti di sentirmi raccontare una storia nuova, una nuova avventura amorosa...

Ecco, è fatta. La serata ha preso un'altra piega. Si va, si viaggia, e tutto è così facile...! Mi volto alla fine del secondo pezzo, e basso e batteria mi sorridono beati, arresi e insieme pronti a ripartire. "Nice job!" Mi dicono dal palco. "You sounded great!" C'è un senso di incredulità in tutta la sala, e il padrone del locale si è venuto a sedere tra il pubblico.

E poi come al solito più si fa tardi e più piovono i musicisti coi loro strumenti, scendono sassofonisti, e si assiepano pianisti.

Uno dopo l'altro si alternano, tutti bravissimi, tutti così interessanti e diversi, e poi che bello han tutti preso il mio mood, si sente che mi stimano e anche se ora ho lasciato il mio posto a loro, mi desiderano.

Lo esprimono attraverso la musica. Sento sensualità nelle frasi, sento amore e vera ammirazione, ancora si attardano a dirmelo coi fraseggi, con le citazioni, e poi non contenti nella pausa vengono come i re magi uno ad uno, a dirmi ancora "you did a great job!", "sounded really great", "very nice job, man!"...

Sono una di loro. Non importa più a che tempo suoniamo, non importa funky o swing, c'è amore, tenerezza, profondo rispetto reciproco, ascolto attento, e siamo uno.

Per finire io e Tom (che nel frattempo si è fatto sostituire al piano, ed ha imbracciato il suo soprano) attacchiamo una delicatissima Footprints, come sospesa nel nulla, fluttuante in un nontempo che Dio solo sa come sta accadendo: David e il batterista immenso stanno tenendo un bel groove, eppure sopra di loro il tempo si è fermato, dilatato, il nostro suono estranea tutto e tutti come in un sogno, le frasi del tema e dell'improvvisazione scorrono ma è come se il brano suonasse da solo, o se noi tutti fossimo suonati da una stessa bocca, enorme, da mani straordinarie, dita sottilissime, braccia possenti, un unico corpo sonoro che ci abbraccia, ci culla e ci risveglia.

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