venerdì, settembre 30, 2005
I'M GONNA LEAVE THIS WONDERLAND
C'e' grossa crisi.
Oggi per la prima volta da quando sono arrivata, non mi sono alzata alle 8, ma alle 11. In questo day-off che segue la conclusione del missaggio, mi sono preparata con calma. Ho fatto qualche telefonata necessaria e scritto qualche e-mail altrettanto fondamentale, poi sono andata al centro di reflessologia per due ore di trattamenti.
Saranno i cinque giorni di tristezza in arrivo, e sara' anche che non voglio proprio andarmene da questa terra di meraviglie: m'e' presa una depressione fulminante con pianti e disperazione senza fondo.
In questa notte sospesa fra una fine e un inizio, prego, e piango.
Prego per sapere quale direzione prendere, in questa vita piena di vento che mi e' capitata. Prego per poter trovare una terra dove poter germinare, e fiorire.
E' difficile lasciare questo luogo dove tutti mi vogliono bene e mi stimano, dove mi sento parte di una grande famiglia di artisti e di persone dal cuore d'oro. Lasciare tutto questo, per tornare a comprimermi fra il mare e la montagna, fino a soffocare di nuovo, e dover ripartire...
Un mio amico genovese mi parlo' cosi' della sua citta', una volta: diceva che tutta la sua forza, e tutta la sua debolezza, stavano in quella pressione della terra e in quel risucchio del mare.
Io torno nella Roma paludosa dei papi, dove il vento soffia solo al tramonto. Torno, e vorrei gia' esser via di nuovo.
Oggi per la prima volta da quando sono arrivata, non mi sono alzata alle 8, ma alle 11. In questo day-off che segue la conclusione del missaggio, mi sono preparata con calma. Ho fatto qualche telefonata necessaria e scritto qualche e-mail altrettanto fondamentale, poi sono andata al centro di reflessologia per due ore di trattamenti.
Saranno i cinque giorni di tristezza in arrivo, e sara' anche che non voglio proprio andarmene da questa terra di meraviglie: m'e' presa una depressione fulminante con pianti e disperazione senza fondo.
In questa notte sospesa fra una fine e un inizio, prego, e piango.
Prego per sapere quale direzione prendere, in questa vita piena di vento che mi e' capitata. Prego per poter trovare una terra dove poter germinare, e fiorire.
E' difficile lasciare questo luogo dove tutti mi vogliono bene e mi stimano, dove mi sento parte di una grande famiglia di artisti e di persone dal cuore d'oro. Lasciare tutto questo, per tornare a comprimermi fra il mare e la montagna, fino a soffocare di nuovo, e dover ripartire...
Un mio amico genovese mi parlo' cosi' della sua citta', una volta: diceva che tutta la sua forza, e tutta la sua debolezza, stavano in quella pressione della terra e in quel risucchio del mare.
Io torno nella Roma paludosa dei papi, dove il vento soffia solo al tramonto. Torno, e vorrei gia' esser via di nuovo.
giovedì, settembre 29, 2005
Amore e Odio
Amo questo paese.
Ora che incomincio a sentire la discesa verso la partenza, sento anche quanto sono legata, e ogni volta di piu', a questi luoghi, a questa gente, a questa musica che pervade tutto, sempre, nel bene e nel male, e rimane vitale anche nella morte.
Lo so che critico tante cose di qui. Ma ne critico anche in Italia, quando sono li', ed indubbiamente e' perche' amo anche l'Italia.
L'India e' forse l'unico paese dove non mi e' mai venuto in mente di criticare. Eppure, mamma mia quanto ci sarebbe da dire...
Ma l'India e' quello che e', e qualunque cosa accada (e sono sempre cose terribili), improvvisamente ti sorride coi suoi occhi scuri, i suoi sorrisi bianchi e sdentati, mostrandoti che va tutto bene, va veramente tutto bene, perche' la morte non esiste. E tu ti senti impotente, e anche parecchio stupido. L'India e' un paese che ti fa fermare, dire basta al pregiudizio, e finalmente forse ti fa cominciare a vivere.
Ho sempre detto che per me l'America e' la mia India dalla parte opposta dell'oceano.
Cristoforo Colombo che va a cercare le Indie, e invece trova l'America, io lo capisco profondamente. Sono errori possibili, perche' in realta' c'e' molto in comune fra le due Indie. Per questo i due continenti si parlano ancora a distanza di secoli e millenni.
Vorrei non dover partire, ancora una volta.
E lo so che in Italia, in Europa, mi sento a mio agio per tante cose, e la mia vita e' piena di tante cose bellisssime, e di persone splendide, come voi che mi state leggendo, per esempio.
Ma qui ogni volta accadono miracoli per me, esattamente come in India. E anche se intorno esiste un'America violenta, insulsa, cattiva, senza cervello ne' cuore (ma questa descrizione si applica anche all'Italia e al mondo intero), esiste pur sempre un'America di persone bellissime, generose, sincere, semplici, e che amo.
Amo la semplicita' del jeans e della t-shirt, con sotto le scarpe da ginnastica, sempre. Amo la facilita' con cui tutto viene eseguito, detto e fatto, senza tanti giri di fatti e di parole, senza attese interminabili, senza impedimenti.
Amo questo vivere senza orari e senza convenzioni, si mangia quando ci pare, ci si veste come ci pare, si suona anche come ci pare, la gente balla mentre io canto free, e' free anche la gente evidentemente, altrimenti come potrebbe ballare sul nulla? Si colgono mirtilli nei cespugli, ci si saluta con la mano lungo la strada anche se non ci si conosce, tanto per dire che insomma siamo amici lo stesso; ci si chiede, nei negozi e al telefono, come stai oggi? e ci si augura di avere un buon giorno, uno veramente sereno...
Ci si preoccupa, ci si occupa, si scambiano facilmente favori tra vicini.
E' vero, fa piu' freddo per l'aria condizionata, e ho idea che proprio per via di questa futile causa si sia poi piu' freddi nei rapporti... O sara' che per paura del mondo esterno ci si barrica in un mondo freddo e asettico, ma privo di sbalzi vitali e quindi di possibili traumi? Ci si priva cosi'purtroppo della possibilita' di evolvere, e l'America rischia il collasso se non si riapre alla novita'...
Ma che dire dei caldi abbracci fraterni che ci si scambia spesso, e delle pacche sulla spalla con forti risate, quelle si' calde davvero come un bel fuoco che crepita nel camino? Che dire di questo accento lento e strascicato, dove ogni parola canta, dove ogni vocale si quadruplica e le frasi si gonfiano e sgonfiano come il mantice di una fisarmonica?
Amo questi luoghi e questa gente, e' piu' forte di me.
Per questo vorrei vedere questo paese rinascere dalle sue evidenti ceneri, esattamente come desidero che l'Italia rinasca dalle proprie, e sia di nuovo un grande paese di cultura, bravura e gioia di vivere.
Penso alla Peace Mom che si e' fatta arrestare qui qualche giorno fa, e ai nostri metalmeccanici che tornano in piazza come negli anni '70.
Penso a Bush e Berlusconi che si stringono ancora una volta la mano sorridenti, facendo i loro patti di guerra, mentre il resto del mondo li guarda chiedendosi in quale mondo vivono.
Penso che non c'e' mai pace in questa vita, e penso che vorrei costruirne almeno un pezzetto prima di andare a raggiungere i miei antenati nelle verdi praterie del cielo.
Solo che non so come fare.
Ora che incomincio a sentire la discesa verso la partenza, sento anche quanto sono legata, e ogni volta di piu', a questi luoghi, a questa gente, a questa musica che pervade tutto, sempre, nel bene e nel male, e rimane vitale anche nella morte.
Lo so che critico tante cose di qui. Ma ne critico anche in Italia, quando sono li', ed indubbiamente e' perche' amo anche l'Italia.
L'India e' forse l'unico paese dove non mi e' mai venuto in mente di criticare. Eppure, mamma mia quanto ci sarebbe da dire...
Ma l'India e' quello che e', e qualunque cosa accada (e sono sempre cose terribili), improvvisamente ti sorride coi suoi occhi scuri, i suoi sorrisi bianchi e sdentati, mostrandoti che va tutto bene, va veramente tutto bene, perche' la morte non esiste. E tu ti senti impotente, e anche parecchio stupido. L'India e' un paese che ti fa fermare, dire basta al pregiudizio, e finalmente forse ti fa cominciare a vivere.
Ho sempre detto che per me l'America e' la mia India dalla parte opposta dell'oceano.
Cristoforo Colombo che va a cercare le Indie, e invece trova l'America, io lo capisco profondamente. Sono errori possibili, perche' in realta' c'e' molto in comune fra le due Indie. Per questo i due continenti si parlano ancora a distanza di secoli e millenni.
Vorrei non dover partire, ancora una volta.
E lo so che in Italia, in Europa, mi sento a mio agio per tante cose, e la mia vita e' piena di tante cose bellisssime, e di persone splendide, come voi che mi state leggendo, per esempio.
Ma qui ogni volta accadono miracoli per me, esattamente come in India. E anche se intorno esiste un'America violenta, insulsa, cattiva, senza cervello ne' cuore (ma questa descrizione si applica anche all'Italia e al mondo intero), esiste pur sempre un'America di persone bellissime, generose, sincere, semplici, e che amo.
Amo la semplicita' del jeans e della t-shirt, con sotto le scarpe da ginnastica, sempre. Amo la facilita' con cui tutto viene eseguito, detto e fatto, senza tanti giri di fatti e di parole, senza attese interminabili, senza impedimenti.
Amo questo vivere senza orari e senza convenzioni, si mangia quando ci pare, ci si veste come ci pare, si suona anche come ci pare, la gente balla mentre io canto free, e' free anche la gente evidentemente, altrimenti come potrebbe ballare sul nulla? Si colgono mirtilli nei cespugli, ci si saluta con la mano lungo la strada anche se non ci si conosce, tanto per dire che insomma siamo amici lo stesso; ci si chiede, nei negozi e al telefono, come stai oggi? e ci si augura di avere un buon giorno, uno veramente sereno...
Ci si preoccupa, ci si occupa, si scambiano facilmente favori tra vicini.
E' vero, fa piu' freddo per l'aria condizionata, e ho idea che proprio per via di questa futile causa si sia poi piu' freddi nei rapporti... O sara' che per paura del mondo esterno ci si barrica in un mondo freddo e asettico, ma privo di sbalzi vitali e quindi di possibili traumi? Ci si priva cosi'purtroppo della possibilita' di evolvere, e l'America rischia il collasso se non si riapre alla novita'...
Ma che dire dei caldi abbracci fraterni che ci si scambia spesso, e delle pacche sulla spalla con forti risate, quelle si' calde davvero come un bel fuoco che crepita nel camino? Che dire di questo accento lento e strascicato, dove ogni parola canta, dove ogni vocale si quadruplica e le frasi si gonfiano e sgonfiano come il mantice di una fisarmonica?
Amo questi luoghi e questa gente, e' piu' forte di me.
Per questo vorrei vedere questo paese rinascere dalle sue evidenti ceneri, esattamente come desidero che l'Italia rinasca dalle proprie, e sia di nuovo un grande paese di cultura, bravura e gioia di vivere.
Penso alla Peace Mom che si e' fatta arrestare qui qualche giorno fa, e ai nostri metalmeccanici che tornano in piazza come negli anni '70.
Penso a Bush e Berlusconi che si stringono ancora una volta la mano sorridenti, facendo i loro patti di guerra, mentre il resto del mondo li guarda chiedendosi in quale mondo vivono.
Penso che non c'e' mai pace in questa vita, e penso che vorrei costruirne almeno un pezzetto prima di andare a raggiungere i miei antenati nelle verdi praterie del cielo.
Solo che non so come fare.
martedì, settembre 27, 2005
Alvito dietro il vetro della cabina di regia
Ecco la mail che ho ricevuto ieri, in risposta alle mie considerazioni. Io mi sono sbellicata. Cosi' spero anche voi. Per la traduzione potete usufruirne gratis presso
www.freetranslation.com
La pubblico dietro il grazioso consenso del suo autore:
>>See, you Americans write lyrics on shooting your girlfriends; we
>>Italians write about the 5 days of sadness
Hey! We don't always write songs about shooting our girlfriends! Occasionally we will find reason to stab or drown them.
The positive side to this is that a proper American gentleman is bound by duty and tradition to compose a song about the experience, which contributes to our culture and heritage.
I told my boss today about us "damn Americans with our guns and Walmarts" and he told me that he had noticed previously that one cannot buy ammunition after midnight at Walmart. I was startled by this restriction in our "free" country, so I started a song about it:
-----
I needed to shoot my woman through the heart,
I was out of ammo, so off I went to Wal-Mart,
That mean girl didn't do me right,
But damn! It was way past mid-niiiiight....
------
That's all I have so far. I hear it as a waltz.
(I cannot comment here about the 5 days of sadness, some subjects are far too delicate for us Americans.)
---
Things are indeed going well and I'm excited. Your conducting is excellent.
I look forward to tomorrow. Uh oh, better go, gotta drop by Walmart on the way home!
Ciao, arrivederci, au revoir,
-Alvito
www.freetranslation.com
La pubblico dietro il grazioso consenso del suo autore:
>>See, you Americans write lyrics on shooting your girlfriends; we
>>Italians write about the 5 days of sadness
Hey! We don't always write songs about shooting our girlfriends! Occasionally we will find reason to stab or drown them.
The positive side to this is that a proper American gentleman is bound by duty and tradition to compose a song about the experience, which contributes to our culture and heritage.
I told my boss today about us "damn Americans with our guns and Walmarts" and he told me that he had noticed previously that one cannot buy ammunition after midnight at Walmart. I was startled by this restriction in our "free" country, so I started a song about it:
-----
I needed to shoot my woman through the heart,
I was out of ammo, so off I went to Wal-Mart,
That mean girl didn't do me right,
But damn! It was way past mid-niiiiight....
------
That's all I have so far. I hear it as a waltz.
(I cannot comment here about the 5 days of sadness, some subjects are far too delicate for us Americans.)
---
Things are indeed going well and I'm excited. Your conducting is excellent.
I look forward to tomorrow. Uh oh, better go, gotta drop by Walmart on the way home!
Ciao, arrivederci, au revoir,
-Alvito
lunedì, settembre 26, 2005
ALRIGHTY
Sono appena fuggita da una pericolosissima riunione serale (rigorosamente dalle 7 alle 9) con dolcetti e bevande qui a casa di Betsy. Mentre uscivo lei mi è corsa dietro brandendo un grande “sign”, che sarebbe un cartellone con la scritta e la freccia per guidare gli ospiti verso casa. “Mi raccomando mettilo di fronte al pallone colorato che dice Welcome”, mi fa lei tutta premurosa…
Americani, ma indiscutibilmente divertenti. Il pallone dondolava allegramente nell’aria, appeso sul ciglio della strada. Scuoteva la testa contento, mi pare, di dare il benvenuto alla gente. Anche a quelli solo di passaggio…
Dopo essermi fatta un labbro da sassofonista quasi sanguinante – no kiddin’ - per aver praticato (da giorni) con la voce una montagna di articolazioni da sassofonista, appunto (sapete, mica è facile star dietro alla pari ad Ira e Jerry…), eccomi a prendermi una breve pausa da Ruby Tuesday.
Veggie burger, French fries, Coke, stasera sono in vena di junk food con la benedizione del mangiare ipocalorico malgrado tutto (da Ruby Tuesday per ogni sandwich ti dicono le calorie, i grassi, i carbs e le proteine).
Poi attraverserò Kingston Pike e me ne andrò di fronte, da Starbucks, a farmi un caffè quasi decente. Con le cuffie dell’i-pod, riascolterò scale e arpeggi, soli, Impressions in varie versioni e a varie velocità, prima di tornare (a festa finita) a casa a cantare un altro poco…
Sto scrivendo questo post (che bloggherò più tardi) alle 7 di sera, seduta al tavolo col computer aperto davanti a me. E – orrore! – mi hanno già servito un’altra cocacola, perché la prima l’ho inconsapevolmente finita.
La solita storia del free refill, se non fai attenzione esci gonfio come una zampogna.
Qui dentro fa freddissimo, lo sapevo, infatti ho portato la giacca, e la infilo. Fuori a momenti passeggiano i cammelli, tanto fa caldo. Ma dentro, dannazione, ci sono forse i pinguini?
Poi: gli americani e il senso della cucina. Il senso del gusto. Il senso dei sensi, maledizione!
Un panino alto venti centimetri con dentro formaggio, l’hamburger vegetale, i funghi e soprattutto aaaargh! i sottaceti, li avevo dimenticati… e un contorno di patate fritte con pepe e ketchup. Una roba così non la mangiamo neanche a Napoli o in Sicilia!
Penso al pane cunzatu, alle panelle, alla pasta coi broccoli, certo non sono piatti leggeri…
Ma buoni! Buoooni!!!
Alrighty, come si dice dolcemente da queste parti, mangerò questo panino togliendo almeno la metà sopra. Ho appena evitato il terzo refill di cocacola. Sono più gonfia del pallone di Betsy.
Pagato il conto e lasciata la mancia, vediamo se il caffè da Starbucks e il jazz nelle orecchie al posto di quel che passa qui il convento - un misto di vecchio rock, pop antico e country moderno. Un delirio - mi faranno finalmente digerire la cena.
P.s: Ho chiesto se potevo "usare le restrooms", così si dice. ODIO questi bagni inospitali, dove si vede tutto, quello che indossi, come ti spogli, se hai fatto o non hai fatto, se hai una borsa o una valigia, se porti la gonna (e allora ti si vedono le gambe nude) o altro (e allora ahimé ecco il triste paesaggio dei pantaloni sulle scarpe, e di nuovo i polpacci ma questa volta al di sopra)… Si vede da sotto la porta troppo piccola, dagli interstizi aperti, da sopra, da sotto, di lato… Benché campioni della proprietà privata, gli americani non mi sembra che abbiano capito molto della privacy.
P.P.s: oggi in Italia hanno assolto un'altra volta Berlusconi, e mi sembra che in questi giorni ci siano stati un altro po' di morti ammazzati, fatti di mafia insomma. A parte tutta la storia di Fazio e compagnia. Cercherò di spiegare ad Allen che anche noi fottuti italiani in quanto a incoerenza non scherziamo.
Americani, ma indiscutibilmente divertenti. Il pallone dondolava allegramente nell’aria, appeso sul ciglio della strada. Scuoteva la testa contento, mi pare, di dare il benvenuto alla gente. Anche a quelli solo di passaggio…
Dopo essermi fatta un labbro da sassofonista quasi sanguinante – no kiddin’ - per aver praticato (da giorni) con la voce una montagna di articolazioni da sassofonista, appunto (sapete, mica è facile star dietro alla pari ad Ira e Jerry…), eccomi a prendermi una breve pausa da Ruby Tuesday.
Veggie burger, French fries, Coke, stasera sono in vena di junk food con la benedizione del mangiare ipocalorico malgrado tutto (da Ruby Tuesday per ogni sandwich ti dicono le calorie, i grassi, i carbs e le proteine).
Poi attraverserò Kingston Pike e me ne andrò di fronte, da Starbucks, a farmi un caffè quasi decente. Con le cuffie dell’i-pod, riascolterò scale e arpeggi, soli, Impressions in varie versioni e a varie velocità, prima di tornare (a festa finita) a casa a cantare un altro poco…
Sto scrivendo questo post (che bloggherò più tardi) alle 7 di sera, seduta al tavolo col computer aperto davanti a me. E – orrore! – mi hanno già servito un’altra cocacola, perché la prima l’ho inconsapevolmente finita.
La solita storia del free refill, se non fai attenzione esci gonfio come una zampogna.
Qui dentro fa freddissimo, lo sapevo, infatti ho portato la giacca, e la infilo. Fuori a momenti passeggiano i cammelli, tanto fa caldo. Ma dentro, dannazione, ci sono forse i pinguini?
Poi: gli americani e il senso della cucina. Il senso del gusto. Il senso dei sensi, maledizione!
Un panino alto venti centimetri con dentro formaggio, l’hamburger vegetale, i funghi e soprattutto aaaargh! i sottaceti, li avevo dimenticati… e un contorno di patate fritte con pepe e ketchup. Una roba così non la mangiamo neanche a Napoli o in Sicilia!
Penso al pane cunzatu, alle panelle, alla pasta coi broccoli, certo non sono piatti leggeri…
Ma buoni! Buoooni!!!
Alrighty, come si dice dolcemente da queste parti, mangerò questo panino togliendo almeno la metà sopra. Ho appena evitato il terzo refill di cocacola. Sono più gonfia del pallone di Betsy.
Pagato il conto e lasciata la mancia, vediamo se il caffè da Starbucks e il jazz nelle orecchie al posto di quel che passa qui il convento - un misto di vecchio rock, pop antico e country moderno. Un delirio - mi faranno finalmente digerire la cena.
P.s: Ho chiesto se potevo "usare le restrooms", così si dice. ODIO questi bagni inospitali, dove si vede tutto, quello che indossi, come ti spogli, se hai fatto o non hai fatto, se hai una borsa o una valigia, se porti la gonna (e allora ti si vedono le gambe nude) o altro (e allora ahimé ecco il triste paesaggio dei pantaloni sulle scarpe, e di nuovo i polpacci ma questa volta al di sopra)… Si vede da sotto la porta troppo piccola, dagli interstizi aperti, da sopra, da sotto, di lato… Benché campioni della proprietà privata, gli americani non mi sembra che abbiano capito molto della privacy.
P.P.s: oggi in Italia hanno assolto un'altra volta Berlusconi, e mi sembra che in questi giorni ci siano stati un altro po' di morti ammazzati, fatti di mafia insomma. A parte tutta la storia di Fazio e compagnia. Cercherò di spiegare ad Allen che anche noi fottuti italiani in quanto a incoerenza non scherziamo.
Differenze culturali
Resta solo Impressions.
Stasera abbiamo fatto un lavoro assolutamente superlativo Allen ed io. Altri due brani a mio avviso bellissimi, tanto che oramai c'e' l'imbarazzo della scelta.
Allen ha voluto che lo dirigessi come se fossi stata un direttore d'orchestra per i livelli delle varie voci strumentali. Allora immaginate la scena.
E' stato fantastico, in effetti lui riesce a capirmi su tutto quello che voglio, anche se io gli chiedo delle sottigliezze incredibili di suono, di timbro, di volume, di insieme... Forse sono un poco rompipalle. Ma e' il risultato che conta, e il risultato ne vale veramente la pena. E poi abbiamo un feeling della madonna, quindi quasi quasi vorrei che questo missaggio non finisse mai.
Dopo lo so che avro' la solita crisi della fine delle tournee: quell'atroce senso di vuoto che ti prende allo stomaco quando finisci un bello spettacolo, e non sai quando e se lo riprenderai mai...
E lui instancabile (oddio per la verita' stasera aveva gli occhi distrutti, mi sembra), mi dice you are the boss e lascia a me tutte le decisioni, e ritorna su una stessa battuta mille volte, fino a che io non sono pienamente soddisfatta.
Ma vi pare che potevo essere cosi' fortunata? Ma dove lo trovo un altro cosi'? Non solo e' super gentile, e' pure un genio. I'm not kidding. I mean it.
Lui quando ha tempo va a gustarsi sul mio blog il racconto delle nostre avventure. Si fa tradurre automaticamente quello che scrivo su un sito che poi appena ho l'indirizzo vi passo il link (qualcosa come freetranslation.com): il risultato (me lo ha fatto vedere oggi) e' assolutamente esilarante, da non perdere.
Mi ricorda la canzone di Elio e le Storie Tese che canta James Taylor in finto inglese. Ad Allen l'ho detto. Lui, tanto per ridere un po', mi ha fatto sentire un poco di musicaccia locale, country buffo, per cosi' dire. Una canzone, anzi ben due, che parlava di uno che sparava allegramente alla sua donna, e la ammazzava. Ok, ho detto io, comincio a capire qualcosa di questo dannato fottuto paese. Elio parla dei cinque giorni di tristezza, se ben ricordate, cioe' di quanto sia causa di profonda tristezza non poter fare l'amore per via delle mestruazioni (e molte altre immagini pittoresche)...
Qui d'altra parte i fucili si comprano ovunque, anche al supermercato, tipo Wal Mart.
E non si puo' parlare delle mestruazioni senza che ti guardino male.
Anche da noi i tampax si comprano al supermercato. Solo che nel reparto accanto non ti vendono le pallottole per sparare al partner.
Stasera abbiamo fatto un lavoro assolutamente superlativo Allen ed io. Altri due brani a mio avviso bellissimi, tanto che oramai c'e' l'imbarazzo della scelta.
Allen ha voluto che lo dirigessi come se fossi stata un direttore d'orchestra per i livelli delle varie voci strumentali. Allora immaginate la scena.
E' stato fantastico, in effetti lui riesce a capirmi su tutto quello che voglio, anche se io gli chiedo delle sottigliezze incredibili di suono, di timbro, di volume, di insieme... Forse sono un poco rompipalle. Ma e' il risultato che conta, e il risultato ne vale veramente la pena. E poi abbiamo un feeling della madonna, quindi quasi quasi vorrei che questo missaggio non finisse mai.
Dopo lo so che avro' la solita crisi della fine delle tournee: quell'atroce senso di vuoto che ti prende allo stomaco quando finisci un bello spettacolo, e non sai quando e se lo riprenderai mai...
E lui instancabile (oddio per la verita' stasera aveva gli occhi distrutti, mi sembra), mi dice you are the boss e lascia a me tutte le decisioni, e ritorna su una stessa battuta mille volte, fino a che io non sono pienamente soddisfatta.
Ma vi pare che potevo essere cosi' fortunata? Ma dove lo trovo un altro cosi'? Non solo e' super gentile, e' pure un genio. I'm not kidding. I mean it.
Lui quando ha tempo va a gustarsi sul mio blog il racconto delle nostre avventure. Si fa tradurre automaticamente quello che scrivo su un sito che poi appena ho l'indirizzo vi passo il link (qualcosa come freetranslation.com): il risultato (me lo ha fatto vedere oggi) e' assolutamente esilarante, da non perdere.
Mi ricorda la canzone di Elio e le Storie Tese che canta James Taylor in finto inglese. Ad Allen l'ho detto. Lui, tanto per ridere un po', mi ha fatto sentire un poco di musicaccia locale, country buffo, per cosi' dire. Una canzone, anzi ben due, che parlava di uno che sparava allegramente alla sua donna, e la ammazzava. Ok, ho detto io, comincio a capire qualcosa di questo dannato fottuto paese. Elio parla dei cinque giorni di tristezza, se ben ricordate, cioe' di quanto sia causa di profonda tristezza non poter fare l'amore per via delle mestruazioni (e molte altre immagini pittoresche)...
Qui d'altra parte i fucili si comprano ovunque, anche al supermercato, tipo Wal Mart.
E non si puo' parlare delle mestruazioni senza che ti guardino male.
Anche da noi i tampax si comprano al supermercato. Solo che nel reparto accanto non ti vendono le pallottole per sparare al partner.
domenica, settembre 25, 2005
LA DOLCE VITA
Continuo a vedere dalla mia finestra, mentre faccio colazione in camera (col mug di caffe' e un buon libro aperto davanti, ma col naso all'insu'), bellissimi cardinals rosso fuoco, e blue jays in un ovvio blu intenso. Farfalle enormi anche, e multicolori. Gente che passa col cane la mattina presto, e mi saluta con la mano. Scoiattoli.
Prendo questi momenti di serenita' come un dono della vita. Il lavoro intanto prosegue di buona lena (anche se non ci vediamo, io pratico tutti i giorni e trovo nuove soluzioni, mentre Allen bonta' sua lavora la notte per il mio progetto, anche dopo tutti gli altri lavori della giornata).
E' domenica, ma come al solito io e Betsy siamo in piedi dalle 8.
Oggi torno in studio da Allen, siamo proprio alle battute finali... Un po' di batticuore ce l'ho...
Ho gia' telefonato a Seva, che masterizzera' il mio disco e che pare sia un fenomeno, con tanto di Grammy Award.
Nel frattempo ho frequentato di piu' il quartiere, e come e' ovvio qui appena sanno chi sono mi fanno cantare (perche' gia' lo sanno, mi hanno gia' sentita, o hanno sentito parlare di me), e giu' applausi e felicita', come ieri alla bellissima libreria Carpe Librum, che ha una clientela di appassionati veramente spettacolare.
Di fronte a casa mia c'e' un centro di reflessologia plantare, cosi' nella mia vita da star vado anche a farmi i massaggi due volte a settimana.
Prima o poi entro da All About Nails e mi faccio fare un po' di manicure. Molto presto faro' un salto anche al Tanning Salon: non mi sopporto piu', cosi' viso pallido in terra Cherokee...
Prendo questi momenti di serenita' come un dono della vita. Il lavoro intanto prosegue di buona lena (anche se non ci vediamo, io pratico tutti i giorni e trovo nuove soluzioni, mentre Allen bonta' sua lavora la notte per il mio progetto, anche dopo tutti gli altri lavori della giornata).
E' domenica, ma come al solito io e Betsy siamo in piedi dalle 8.
Oggi torno in studio da Allen, siamo proprio alle battute finali... Un po' di batticuore ce l'ho...
Ho gia' telefonato a Seva, che masterizzera' il mio disco e che pare sia un fenomeno, con tanto di Grammy Award.
Nel frattempo ho frequentato di piu' il quartiere, e come e' ovvio qui appena sanno chi sono mi fanno cantare (perche' gia' lo sanno, mi hanno gia' sentita, o hanno sentito parlare di me), e giu' applausi e felicita', come ieri alla bellissima libreria Carpe Librum, che ha una clientela di appassionati veramente spettacolare.
Di fronte a casa mia c'e' un centro di reflessologia plantare, cosi' nella mia vita da star vado anche a farmi i massaggi due volte a settimana.
Prima o poi entro da All About Nails e mi faccio fare un po' di manicure. Molto presto faro' un salto anche al Tanning Salon: non mi sopporto piu', cosi' viso pallido in terra Cherokee...
martedì, settembre 20, 2005
WORK AHEAD
Oh!
La session con Jerry Coker è stata superlativa, che ve lo dico a fà. Lui ha delle risonanze coltraniane con cui io sono tanto in sintonia, e ogni sua frase è così... BELLA!
Poi oggi abbiamo registrato un'altra versione, assolutamente fantastica, del pezzo di Mark. Infine, una piccola chicca francese anche su Someday my prince will come, ed ecco che ad ogni brano finito ci guardiamo Allen ed io e diciamo in coro: è questo, il brano più bello del disco.
This damn shit is sounding fucking good! Ecco l'espressione che ormai è divenuta di rito.
Io e Allen lavoriamo come diavoli, con grande feeling artistico ed umano. Allen è un musicista, e nel lavoro di studio si sente bene la differenza! Scambio con lui opinioni in continuazione, e il suo apporto è davvero creativo, intelligente, sensibile.
Direi anzi che lui è parte integrante del successo del progetto e degli arrangiamenti, e sono entusiasta di come riesce a capirmi profondamente ogni volta, andando a cercare esattamente la sfumatura di missaggio che desidero...
Poi che c'entra, ci si diverte anche un mondo, e fra una battuta e l'altra mi insegna lo slang più depravato.
No, ragazzi, accontentatevi delle poche frasi già scritte in queste pagine! Se continuo così, America On Line, che è il server attraverso cui passo obbligatoriamente, e Blogger stesso, mi censurano...
Però è vero, I'm feelin' fuckin' good!
domenica, settembre 18, 2005
FREAKED OUT
Beh sì, io ero felice lo stesso, e tutto sommato tranquilla.
Però adesso che mi ha telefonato in piena notte Allen trionfante, per dirmi che ha ritrovato i file mancanti, beh...
Sì insomma c'era stato un intoppo. Non ritrovavamo più l'ultima versione di Footprints, praticamente finita, solo da missare.
Io ero sicura che fosse su un altro hard drive, e infatti avevo poi ragione. Ma non c'era verso di farlo saltar fuori, 'sto dannato disco rigido, e così mi ero un pò rassegnata a rifare tutto, i temi, i soli, con parecchia tristezza perché l'interplay con gli altri, specialmente con Ira Sullivan, era stato fantastico. Difficile ricrearlo così a posteriori...
Invece ecco, and the good damn news è che "that shit sounds really damn bad" (detto qui al sud suona "deeemn beeeeed", e significa "da paura"). "I recovered everything, every single file, I already put them together and man, that sounds damn well" mi dice Allen concitato.
Si scusa, anche, perché quel che è successo è dovuto al fatto che stava under pressure. Oh, faccio io, mi spiace.
"No, no, I mean CREATIVE pressure. That's positive pressure". Insomma, mi dice, avevo proprio voglia di lavorare a questo progetto, non vedevo l'ora...
Ve l'ho detto, sono proprio fortunata, buddies.
Però adesso che mi ha telefonato in piena notte Allen trionfante, per dirmi che ha ritrovato i file mancanti, beh...
Sì insomma c'era stato un intoppo. Non ritrovavamo più l'ultima versione di Footprints, praticamente finita, solo da missare.
Io ero sicura che fosse su un altro hard drive, e infatti avevo poi ragione. Ma non c'era verso di farlo saltar fuori, 'sto dannato disco rigido, e così mi ero un pò rassegnata a rifare tutto, i temi, i soli, con parecchia tristezza perché l'interplay con gli altri, specialmente con Ira Sullivan, era stato fantastico. Difficile ricrearlo così a posteriori...
Invece ecco, and the good damn news è che "that shit sounds really damn bad" (detto qui al sud suona "deeemn beeeeed", e significa "da paura"). "I recovered everything, every single file, I already put them together and man, that sounds damn well" mi dice Allen concitato.
Si scusa, anche, perché quel che è successo è dovuto al fatto che stava under pressure. Oh, faccio io, mi spiace.
"No, no, I mean CREATIVE pressure. That's positive pressure". Insomma, mi dice, avevo proprio voglia di lavorare a questo progetto, non vedevo l'ora...
Ve l'ho detto, sono proprio fortunata, buddies.
sabato, settembre 17, 2005
HAPPY AS A BUG
Ovverosia felice come un insetto, che da queste parti pare che stiano particolarmente bene.
Oggi finita una prima parte di lavoro in studio con Allen siamo usciti e nel prato davanti casa c'era un cane delle praterie, in piedi che fiutava l'aria del meriggio. Non so se lo vedete, magari poi quando ho tempo posto un ingrandimento.
Dopodiché siamo andati a mangiare messicano (tacos con la salsa piccante e chile relleno per me, una bontà), e infine di corsa al teatro del campus per sentire Donald Brown che suonava suoi arrangiamenti e composizioni con Stefon Harris al vibrafono e John Clayton al contrabbasso, più la Knoxville Jazz Orchestra in cui suonavano stasera proprio tutti, quindi anche Tom Johnson, Keith Brown, Rusty Holloway e Mark Boling, insomma tutti i mei musicisti.
Una festa, è stata. Registravano il live della serata, e ci sono state standing ovations in quantità maestose.
href="http://www.quantumjazz.com/lifeinmotion/uploaded_images/1349-735792.jpg">
Rusty Holloway e John Clayton hanno fatto un paio di duetti di contrabbassi molto gustosi, Donald Brown un piano solo finale dedicato alle vittime di Katrina: un meraviglioso Smile lentissimo e quasi al buio, perché lui suona di preferenza così, e nel buio si vede solo il suo bianchissimo sorriso, perso sullo sfondo nero del suo corpo, del pianoforte, e della notte in sala.
Quanto sono fortunata... Poter non solo assistere ma anche partecipare a tutto questo jazz vero, il groove quello più autentico e black, con il corpo che tira indietro sulla nota e poi rimbalza avanti, una danza incredibile, specialmente Stefon Harris che è divino, Donald ovviamente, e John Clayton che suona talmente indietro che suona ieri per domani.
Anche Stefon è così, sembra che abbia le mallets di gomma, rimbalzano talmente alte sul vibrafono che ti chiedi com'è possibile che abbia 'sto timing della madonna. Allora guardi meglio, e vedi bene che lui le note le batte in ritardo, e invece arrivano prima.
Misteri dello swing.
Alla fine sono andata sul palco a salutare tutti, ed è stato tutto un abbraccio caloroso dall'inizio alla fine. Praticamente nessuno sapeva che ero già in città (questa settimana mi sono chiusa in casa in meditazione e pratica di strumento, per le registrazioni), e tutti mi hanno invitata ad andare a suonare con loro nelle prossime sere coi loro gruppi.
Oggi finita una prima parte di lavoro in studio con Allen siamo usciti e nel prato davanti casa c'era un cane delle praterie, in piedi che fiutava l'aria del meriggio. Non so se lo vedete, magari poi quando ho tempo posto un ingrandimento.
Dopodiché siamo andati a mangiare messicano (tacos con la salsa piccante e chile relleno per me, una bontà), e infine di corsa al teatro del campus per sentire Donald Brown che suonava suoi arrangiamenti e composizioni con Stefon Harris al vibrafono e John Clayton al contrabbasso, più la Knoxville Jazz Orchestra in cui suonavano stasera proprio tutti, quindi anche Tom Johnson, Keith Brown, Rusty Holloway e Mark Boling, insomma tutti i mei musicisti.
Una festa, è stata. Registravano il live della serata, e ci sono state standing ovations in quantità maestose.
href="http://www.quantumjazz.com/lifeinmotion/uploaded_images/1349-735792.jpg">
Rusty Holloway e John Clayton hanno fatto un paio di duetti di contrabbassi molto gustosi, Donald Brown un piano solo finale dedicato alle vittime di Katrina: un meraviglioso Smile lentissimo e quasi al buio, perché lui suona di preferenza così, e nel buio si vede solo il suo bianchissimo sorriso, perso sullo sfondo nero del suo corpo, del pianoforte, e della notte in sala.
Quanto sono fortunata... Poter non solo assistere ma anche partecipare a tutto questo jazz vero, il groove quello più autentico e black, con il corpo che tira indietro sulla nota e poi rimbalza avanti, una danza incredibile, specialmente Stefon Harris che è divino, Donald ovviamente, e John Clayton che suona talmente indietro che suona ieri per domani.
Anche Stefon è così, sembra che abbia le mallets di gomma, rimbalzano talmente alte sul vibrafono che ti chiedi com'è possibile che abbia 'sto timing della madonna. Allora guardi meglio, e vedi bene che lui le note le batte in ritardo, e invece arrivano prima.
Misteri dello swing.
Alla fine sono andata sul palco a salutare tutti, ed è stato tutto un abbraccio caloroso dall'inizio alla fine. Praticamente nessuno sapeva che ero già in città (questa settimana mi sono chiusa in casa in meditazione e pratica di strumento, per le registrazioni), e tutti mi hanno invitata ad andare a suonare con loro nelle prossime sere coi loro gruppi.
venerdì, settembre 16, 2005
READY, GO!
Faccio la mia quotidiana passeggiata antistress girovagando qui intorno, e vado scoprendo negozietti, caffetterie, librerie alternative, ma anche molte scritte inquietanti.
Mi sono prenotata per martedì una seduta di reflessologia plantare proprio davanti casa, e sono andata a curiosare per orari e prezzi al tanning salon in una delle piazze (si fa per dire) qui accanto. Prima o poi mi vado anche a far le unghie da All about nails, in una casetta gialla e verde tipo Hansel e Gretel al di là della strada.
La famiglia Langou è approdata sana e salva a casa mia a Roma, ma io sono qui in piena concentrazione.
Ho preparato la scaletta dettagliata delle cose da fare in questi prossimi tre giorni con Allen: le mie registrazioni, i missaggi, le registrazioni con Jerry Coker, gli arrangiamenti.
Sono 5 giorni che ci rincorriamo con Allen senza riuscire a parlarci. Alla fine abbiamo convenuto insieme che la via telematica era comunque la più sicura, e ci siamo dati appuntamento qui per domani all’una.
E’ che mi deve per forza venire a prendere! Qui i taxi sono una chimera, per non parlare degli autobus, e lui è comunque fuori città quanto me, ma dall’altra parte.
Mi ha spiegato che il suo cellulare ormai si era rivelato inutile, e per questo il numero risulta non più attivo. Fa orari da matti (stamattina aveva un gig – un concerto – alle 8, dicasi 8, e poi di corsa andava in ufficio),,, Poi non si ricorda mai come si riascoltano i messaggi in segreteria, e siccome dimenticava sempre il cellulare in macchina c’era sempre gente che non capiva come mai non veniva mai richiamata. Mi viene a prendere, certo, con dei deliziosi tacos presi al drive thru da mangiare strada facendo, come al solito.
Alla sua e-mail gentilissima ho risposto con oggetto “will you marry me?” visto che mi pare che conduciamo una vita molto simile e che anch’io ne combino delle belle in quanto a perdite e dimenticanze.
Quando finalmente mi ha chiamata stasera a casa e mi ha trovata, ha subito detto che accettava senz’altro la mia proposta. Abbiamo riso molto, ma qui è talmente facile sposarsi (si può fare dal giorno all’indomani, basta la carta di identità) che può succedere di tutto.
Il seguito alla prossima puntata.
Mi sono prenotata per martedì una seduta di reflessologia plantare proprio davanti casa, e sono andata a curiosare per orari e prezzi al tanning salon in una delle piazze (si fa per dire) qui accanto. Prima o poi mi vado anche a far le unghie da All about nails, in una casetta gialla e verde tipo Hansel e Gretel al di là della strada.
La famiglia Langou è approdata sana e salva a casa mia a Roma, ma io sono qui in piena concentrazione.
Ho preparato la scaletta dettagliata delle cose da fare in questi prossimi tre giorni con Allen: le mie registrazioni, i missaggi, le registrazioni con Jerry Coker, gli arrangiamenti.
Sono 5 giorni che ci rincorriamo con Allen senza riuscire a parlarci. Alla fine abbiamo convenuto insieme che la via telematica era comunque la più sicura, e ci siamo dati appuntamento qui per domani all’una.
E’ che mi deve per forza venire a prendere! Qui i taxi sono una chimera, per non parlare degli autobus, e lui è comunque fuori città quanto me, ma dall’altra parte.
Mi ha spiegato che il suo cellulare ormai si era rivelato inutile, e per questo il numero risulta non più attivo. Fa orari da matti (stamattina aveva un gig – un concerto – alle 8, dicasi 8, e poi di corsa andava in ufficio),,, Poi non si ricorda mai come si riascoltano i messaggi in segreteria, e siccome dimenticava sempre il cellulare in macchina c’era sempre gente che non capiva come mai non veniva mai richiamata. Mi viene a prendere, certo, con dei deliziosi tacos presi al drive thru da mangiare strada facendo, come al solito.
Alla sua e-mail gentilissima ho risposto con oggetto “will you marry me?” visto che mi pare che conduciamo una vita molto simile e che anch’io ne combino delle belle in quanto a perdite e dimenticanze.
Quando finalmente mi ha chiamata stasera a casa e mi ha trovata, ha subito detto che accettava senz’altro la mia proposta. Abbiamo riso molto, ma qui è talmente facile sposarsi (si può fare dal giorno all’indomani, basta la carta di identità) che può succedere di tutto.
Il seguito alla prossima puntata.
mercoledì, settembre 14, 2005
Car Washing
Beh, è stata la mia prima volta, e ho riso da matti.
All'uscita Patty mi ha confessato che in realtà la macchina non ne aveva così tanto bisogno, ma conoscendomi era sicura che mi sarei divertita parecchio, e anche lei non è stata da meno.
Siamo un duo abbastanza rodato, Patty ed io, soprattutto dopo esserci fermate da Long's, che è un vero postaccio da camionisti, ed aver ordinato onion rings e french fries, tanto per prendere una cosina leggera per accompagnare il cheese sandwich con tutto quello che contiene.
Poi, verso sera, mi è comunque presa una crisi di claustrofobia e sono andata a passeggiare prima da Blockbuster e poi da Kroger, unici luoghi in cui puoi farti un giro a piedi nelle vicinanze. A casa c'è il megaventilatore la mattina fino alle 10 (e io tiro su la ghigliottina della mia finestra, e faccio colazione davanti alla zanzariera che respira), poi si chiude tutto e si accende l'aria condizionata. In macchina con Patty, finestrini chiusi e air conditioning, niente gomito fuori. Nei supermercati, nei negozi, nel mall, si gela come a novembre.
Fuori ci sono ancora almeno 34 gradi, il sole splende, il mondo intero canta, vola, saltella e fiorisce.
Ho comprato 3 film, due candele profumate, delle batterie ministilo, e dell'hummus di fabbricazione greca. Oh, d'altra parte la spesa l'ho fatta, e non so veramente più cosa comprare. Allora ho anche girato il supermercato molto lentamente, prendendo appunti su ciò che posso acquistare in futuro, per cambiare.
Soprattutto, ho respirato a fondo l'odore della poca campagna che mi separa da Kingston Pike ave., e i colori dell'autunno lungo la Sutherland.
martedì, settembre 13, 2005
Misteri biologici...
...ovvero l'importanza della latitudine e della longitudine.
Non sto nemmeno soffrendo il jet lag, stavolta. Un pò di stanchezza that shows sul viso, claro, ma direi che sto proprio bene. Ho sistemato la mia nuova postazione musicale in USB, e mi sono messa al lavoro, con molta soddisfazione e grande lena.
In due giorni di permanenza ho già subito una mutazione, osservare i tratti somatici per credere.
Ho comprato il sapone per lavatrice che porta il mio nomignolo americano, modestamente, e tutti ridono come al solito nel chiamarmi "Fab Fab", ovvero Fabulous Fabrizia, alla maniera delle stars di Country Music.
Comincio tuttavia a provare un inizio di claustrofobia e disturbo generico da rumore: qui i fans (nel senso di ventilatori abnormi) sono accesi tutto il giorno e parte della notte, e l'aria condizionata fa sì che siamo già in gennaio con la neve (dentro), mentre fuori è ancora agosto con tanto di farfalle , uccellini, cicale e grilli canterini. Domani devo assolutamente trovare il modo di farmi un giro che non sia dentro il supermercato, altrimenti faccio una strage.
Per quanto riguarda il disco siamo in marcia. Sabato comincio il lavoro con Allen in studio, domenica registriamo con Jerry Coker che ha dato l'ok. La settimana prossima incontro il grafico, e si continua coi missaggi. Insomma, qui è tutto così facile, ovvio e veloce...
In più, la voce aggiunge armoniche nuove ogni giorno, e scopro nuove articolazioni veloci, nuove sonorità e nuove logiche compositive. Sono piena di energie, e capisco che davvero ogni luogo ha un suo suono, un suo sound particolare. Sono contenta di essere insieme così folle e così coraggiosa da prendere e partirmene, un pò come in Chocolat, ogni volta che sento alzarsi il vento della mia ispirazione.
Non sto nemmeno soffrendo il jet lag, stavolta. Un pò di stanchezza that shows sul viso, claro, ma direi che sto proprio bene. Ho sistemato la mia nuova postazione musicale in USB, e mi sono messa al lavoro, con molta soddisfazione e grande lena.
In due giorni di permanenza ho già subito una mutazione, osservare i tratti somatici per credere.
Ho comprato il sapone per lavatrice che porta il mio nomignolo americano, modestamente, e tutti ridono come al solito nel chiamarmi "Fab Fab", ovvero Fabulous Fabrizia, alla maniera delle stars di Country Music.
Comincio tuttavia a provare un inizio di claustrofobia e disturbo generico da rumore: qui i fans (nel senso di ventilatori abnormi) sono accesi tutto il giorno e parte della notte, e l'aria condizionata fa sì che siamo già in gennaio con la neve (dentro), mentre fuori è ancora agosto con tanto di farfalle , uccellini, cicale e grilli canterini. Domani devo assolutamente trovare il modo di farmi un giro che non sia dentro il supermercato, altrimenti faccio una strage.
Per quanto riguarda il disco siamo in marcia. Sabato comincio il lavoro con Allen in studio, domenica registriamo con Jerry Coker che ha dato l'ok. La settimana prossima incontro il grafico, e si continua coi missaggi. Insomma, qui è tutto così facile, ovvio e veloce...
In più, la voce aggiunge armoniche nuove ogni giorno, e scopro nuove articolazioni veloci, nuove sonorità e nuove logiche compositive. Sono piena di energie, e capisco che davvero ogni luogo ha un suo suono, un suo sound particolare. Sono contenta di essere insieme così folle e così coraggiosa da prendere e partirmene, un pò come in Chocolat, ogni volta che sento alzarsi il vento della mia ispirazione.
lunedì, settembre 12, 2005
HIGHLANDER
Fantastico.
La mia voce non è mai stata così tanto brillante e in forma. Oggi, anche dopo tutto il viaggio di ieri e l'inesorabile problema del fuso orario, il mio mi bemolle sopracuto era lassù ad ascoltarmi cantare. Incredibile. Così incredibile che malfidandomi sono andata a controllare con la minitastiera portatile USB che ho collegato al computer, per vedere se le note del pianoforte a coda del salone corrispondevano. Ebbene sì, piano e tastiera USB vanno d'accordo, e io nuoto in un bel brodo di giuggiole.
Con Betsy stamattina ho fatto la mia prima spesa della stagione. Risparmiando, grazie alla mia carta Kroger's - dice lo scontrino esultante - ben 8,78 dollari! D'altra parte, qui non c'è molto altro da fare, a parte spendere e risparmiare.
Stasera alle 6:30 scendo a piedi all'angolo da Toddy's a farmi una birra con Julie. Loro partono domani, e sarò "sola" fino al 5 ottobre.
Secondo me non riuscirò mai a star sola, ma insomma.
...
Da Kroger's ho comprato Tostitos e salsa piccante, surgelati vari e molto tofu e riso basmati per cucinare un pò di stir & fry alla salsa di soya. Baby carrots e broccoli con un veggie dip al blue cheese, insalata e ranch dressing, peperoni e cipolle precotti, dei muffins per domattina. Nel reparto dei cereali (un intero viale del supermercato, su entrambi i lati) mi sono persa, fra facce di Shrek e muesli improbabili, tutto con aggiunta di vitamine, calcio, flavors, canditi, frutta secca e non, semi, smarties coloratissimi, miele, sciroppo d'acero, zucchero di canna...
Poi effettivamente alle 6:30 sono scesa da Toddy's. Le birre sono state due, davano free hot dogs per tutti ma io sono vegetariana, alle 8 Julien si è preso i figli e ci ha lasciate alle nostre chiacchiere di donne. Effettivamente eravamo in 4 femmine, Julie, Ariane, Lucia ed io, ed è finita a nachos e margarita a tirar tardi all'Agave Azul.
La mia voce non è mai stata così tanto brillante e in forma. Oggi, anche dopo tutto il viaggio di ieri e l'inesorabile problema del fuso orario, il mio mi bemolle sopracuto era lassù ad ascoltarmi cantare. Incredibile. Così incredibile che malfidandomi sono andata a controllare con la minitastiera portatile USB che ho collegato al computer, per vedere se le note del pianoforte a coda del salone corrispondevano. Ebbene sì, piano e tastiera USB vanno d'accordo, e io nuoto in un bel brodo di giuggiole.
Con Betsy stamattina ho fatto la mia prima spesa della stagione. Risparmiando, grazie alla mia carta Kroger's - dice lo scontrino esultante - ben 8,78 dollari! D'altra parte, qui non c'è molto altro da fare, a parte spendere e risparmiare.
Stasera alle 6:30 scendo a piedi all'angolo da Toddy's a farmi una birra con Julie. Loro partono domani, e sarò "sola" fino al 5 ottobre.
Secondo me non riuscirò mai a star sola, ma insomma.
...
Da Kroger's ho comprato Tostitos e salsa piccante, surgelati vari e molto tofu e riso basmati per cucinare un pò di stir & fry alla salsa di soya. Baby carrots e broccoli con un veggie dip al blue cheese, insalata e ranch dressing, peperoni e cipolle precotti, dei muffins per domattina. Nel reparto dei cereali (un intero viale del supermercato, su entrambi i lati) mi sono persa, fra facce di Shrek e muesli improbabili, tutto con aggiunta di vitamine, calcio, flavors, canditi, frutta secca e non, semi, smarties coloratissimi, miele, sciroppo d'acero, zucchero di canna...
Poi effettivamente alle 6:30 sono scesa da Toddy's. Le birre sono state due, davano free hot dogs per tutti ma io sono vegetariana, alle 8 Julien si è preso i figli e ci ha lasciate alle nostre chiacchiere di donne. Effettivamente eravamo in 4 femmine, Julie, Ariane, Lucia ed io, ed è finita a nachos e margarita a tirar tardi all'Agave Azul.
domenica, settembre 11, 2005
Sono negli States!
Scusate la confusione dell'ultimo mese, inanzitutto...
Per chi si è collegato in questi giorni, deve essere stato un pò disorientante, ma insomma ecco qua se Dio vuole per ora siamo tornati alla vecchia versione del sito e del blog, poi col tempo vedremo cosa posso fare. L'idea era di trasformare tutto in un megablog ipertestuale, ma non ho proprio tempo di stargli dietro, in questo momento.
Nel frattempo comunque sono stata in Francia da mio fratello, e prima ancora a Torino dal mio amico Alejandro. Mi sa che appena ho tempo posto su quel viaggio, e vi metto anche le foto.
Ora qui a Knoxville, TN è quasi mezzanotte, le 5 e 54 del mattino in Italia. Ho appena visto i miei amici Julien e Julie, la piccola Zoé e il newborn Léo. Betsy è arzilla come sempre, e il mio letto mi guarda beato, mentre fuori c'è una tempesta di grilli e uccelli notturni.
Stamattina, uccellini e gabbiani dal lungotevere, e il giorno che si alza piano mentre mi preparo a partire, aspettando che arrivi Loretta a prendermi.
La giornata vera e propria di questo 11 settembre 2005 era cominciata piuttosto tesa, movimenti repentini proprio dietro di me nella fila all'aereoporto di Fiumicino, e poi mitra puntato su un signore un pò colorato che mi stava accanto. Sono rimasta lì per alcuni minuti, immobile, perché finché non si sono chiariti fra loro non mi pareva il caso nemmeno di girarmi. L'unica cosa che continuavo a vedere era il cecchino che dalla rampa di sopra teneva sotto tiro il malcapitato, spaventatissimo.
Poi il viaggio, lunghissimo (10 ore) fino ad Atlanta, poi i controlli, interminabili. Scopo del viaggio? Dove risiederai? Cosa fai per vivere (perché non chiedono semplicemente "professione"? Per farti sentire comunque una merda?)? Quanto tempo rimani? Quanto tempo sei rimasta l'ultima volta?... Vuota lo zaino. Togli le scarpe. Riprendi il valigione. Rifai il check-in del bagaglio...
Ok, è fatta, I'm in.
Uno Smoothie n°5, senza boosters grazie.
Ho comprato il cuscino morbido da mettere al collo durante i viaggi. Status symbol. Libidine. Mai più senza (penso alle 3 ore di pullman per Siena, e al fatto che mi sveglio sempre alle 5, con al massimo due ore di sonno).
Sull'aereo per Knox ho finalmente dormito come un sasso.
Per chi si è collegato in questi giorni, deve essere stato un pò disorientante, ma insomma ecco qua se Dio vuole per ora siamo tornati alla vecchia versione del sito e del blog, poi col tempo vedremo cosa posso fare. L'idea era di trasformare tutto in un megablog ipertestuale, ma non ho proprio tempo di stargli dietro, in questo momento.
Nel frattempo comunque sono stata in Francia da mio fratello, e prima ancora a Torino dal mio amico Alejandro. Mi sa che appena ho tempo posto su quel viaggio, e vi metto anche le foto.
Ora qui a Knoxville, TN è quasi mezzanotte, le 5 e 54 del mattino in Italia. Ho appena visto i miei amici Julien e Julie, la piccola Zoé e il newborn Léo. Betsy è arzilla come sempre, e il mio letto mi guarda beato, mentre fuori c'è una tempesta di grilli e uccelli notturni.
Stamattina, uccellini e gabbiani dal lungotevere, e il giorno che si alza piano mentre mi preparo a partire, aspettando che arrivi Loretta a prendermi.
La giornata vera e propria di questo 11 settembre 2005 era cominciata piuttosto tesa, movimenti repentini proprio dietro di me nella fila all'aereoporto di Fiumicino, e poi mitra puntato su un signore un pò colorato che mi stava accanto. Sono rimasta lì per alcuni minuti, immobile, perché finché non si sono chiariti fra loro non mi pareva il caso nemmeno di girarmi. L'unica cosa che continuavo a vedere era il cecchino che dalla rampa di sopra teneva sotto tiro il malcapitato, spaventatissimo.
Poi il viaggio, lunghissimo (10 ore) fino ad Atlanta, poi i controlli, interminabili. Scopo del viaggio? Dove risiederai? Cosa fai per vivere (perché non chiedono semplicemente "professione"? Per farti sentire comunque una merda?)? Quanto tempo rimani? Quanto tempo sei rimasta l'ultima volta?... Vuota lo zaino. Togli le scarpe. Riprendi il valigione. Rifai il check-in del bagaglio...
Ok, è fatta, I'm in.
Uno Smoothie n°5, senza boosters grazie.
Ho comprato il cuscino morbido da mettere al collo durante i viaggi. Status symbol. Libidine. Mai più senza (penso alle 3 ore di pullman per Siena, e al fatto che mi sveglio sempre alle 5, con al massimo due ore di sonno).
Sull'aereo per Knox ho finalmente dormito come un sasso.