mercoledì, settembre 29, 2004
Passeggiate romane
Sms di Stefano: hey ma una passeggiata ai Fori quando la facciamo?
Oggi, che domande!
Il cielo è così azzurro...
Così l'ho raggiunto a Piazza del Popolo nel pomeriggio (stamattina lui lavorava, io in compenso facevo riaccordare il pianoforte, mi occupavo di telefonate, conti e bollette, e finalmente mi andavo a prendere una seduta di osteopatia/terapia craniosacrale, una meraviglia cui non saprò mai più rinunciare), e ci siamo incamminati a piedi per Via del Corso, in direzione ovviamente Piazza Venezia.
Cammina e parla, parla e cammina, eccoci a fotografare case antiche e dipinti murali prima di avviarci su per la scala che porta al Campidoglio...
La vista sui ruderi romani da lassù è veramente mozzafiato. Stefano rimane più volte colpito dalla nostra umana piccolezza visti dall'alto, fra le strade lastricate e le colonne antiche. In effetti, è tutto così irreale! Come siamo piccoli, come siamo piccoli in mezzo a queste cose immense... Piccoli dentro gli archi, piccoli dentro questo immenso utero cittadino...
Stefano fotografa (sai, è il Giapponese che è in me, soggiunge mentre scatta) girandosi intorno e cercando inquadrature che nel magico riquadro della macchina digitale rivelano se stesse in tutto il loro splendore e la loro originalità (questa la cancelliamo, che non è venuta, e questa pure). Oggi c'è un contrasto incredibile, e passeggiamo fra fichi e ulivi, piccioni in cima a colonne mozze, pietre solcate dai carri alcuni millenni orsono... Continuiamo a ripetere solo vocali (ih, uh, ah, oh, eh...) nella meraviglia di questo pomeriggio ancora estivo, nella nostra città ritrovata... Tutto ci risulta nuovo, eppure antico nella relazione profonda con la Terra... Zainetti a tracolla, jeans e magliette in agile arrampicata su per le strade e gli scalini, iniziamo a parlare di soldati e condottieri, di passioni e sventure, di avventure e perigli, della nostra comune attitudine naturale all'assalto, al comando, all'irruenza guerriera, che chissà da dove ci arriva...
...Ecco, è questo che faccio quando mi pervade d'improvviso la sottile e penetrante depressione tipica dell'artista che entra in comunicazione con il suo vuoto/pieno: riprendo contatto con le mie pietre, coi miei sassi; cammino, cammino, e ascolto sotto i miei passi risuonare la terra; respiro i tufi e mi specchio nei marmi di questa mia città così varia, così mobile malgrado la seduta comoda in cui si trova, morbidamente abbandonata sui suoi Sette Colli. In fondo, a volte, la percorro come se fossi in Carso, col pietriccio che rotola giù, e gli anfibi legati stretti intorno ai pantaloni alla zuava. E' il ritmo che mi riporta al Tempo, il silenzio che mi riempie nuovamente di Musica, il fragore della mia guerra interiore che ricrea in me la Pace.
...Ce ne andiamo così, insieme parlando e rimanendo in silenzio, assorti nella semplice contemplazione del Tempo Presente.
Oddìo, di foto ormai ce ne saranno tantissime... Che bella quest'era digitale, che permette di scattare senza badare a spese, di migliorarsi work in progress, senza dover rispettare il rullino on demand!
Arriviamo al Colosseo, e lì decido di fare un pellegrinaggio fino al cancello della villa in cui abitava allora la mia amica Silvia, dalla quale mi rifugiai per qualche settimana quando scappai di casa a 14 anni.
Eh sì! Sapendo che i suoi partivano per un pò, all'ennesimo litigio violento con i miei feci i bagagli e mi presentai alla sua scuola con una grande valigia verde. Conteneva tutti i miei dischi (all'epoca, in vinile doc), un cambio di vestiti e la sveglia per poter andare a scuola in orario. Avevo litigato con i miei, mica con la mia vocazione! E allora tutti i giorni all'uscita di scuola veniva mia madre a pregarmi di tornare a casa... Bei tempi di contestazione verace, quelli! E quante feste la notte con le chitarre e i nostri cori a più voci! Una fuga da casa che mi insegnò davvero a vivere la mia vita personale, già allora. Imparai a cucinare, e bene! Silvia faceva risotti meravigliosi, e cucinava con la cura di un poeta che sceglie le parole della sua poesia finché non raggiunge la perfezione d'insieme.
E poi musica sì, ma con la disciplina degna di un vero rivoluzionario: io tutte le mattine ero a scuola alle otto, altro che balle. E la notte si suonava fino all'alba, in una foga di creatività che ti scuoteva l'anima, e non ti lasciava dormire.
...Insomma, ci incamminiamo sul ponte verso Ingegneria, e decidiamo di fermarci a vedere il Mosé di Michelangelo a San Pietro in Vincoli. A Santa Maria Maggiore ci aspetta Federica, e quando finalmente la raggiungiamo ci meritiamo una pausa merenda (sono ormai quasi le 19) seduti al tavolino del bar che fa angolo sulla piazza. Caffè senza zucchero per Federica, tè coi pasticcini per il Principe (goloso d'uno Stefano, per fortuna è alto, si vede che consuma) e un cornetto Algida per me, sana via di mezzo fra la depravazione più totale di Steve e il rigore monacale di Fede.
Torno a casa con un'energia che metto a riassettare con amore i miei luoghi: richiudo le persiane e tiro le tende, lavo la montagna di piatti che mi osservava da giorni aggrappata disperatamente al lavandino, carico una lavatrice, e mi godo la mia casetta ritrovata, colorata e piena di chicchere tutte diverse, rotonda di cuscini e poufs, mite e dolce come una residenza di campagna.
Oggi, che domande!
Il cielo è così azzurro...
Così l'ho raggiunto a Piazza del Popolo nel pomeriggio (stamattina lui lavorava, io in compenso facevo riaccordare il pianoforte, mi occupavo di telefonate, conti e bollette, e finalmente mi andavo a prendere una seduta di osteopatia/terapia craniosacrale, una meraviglia cui non saprò mai più rinunciare), e ci siamo incamminati a piedi per Via del Corso, in direzione ovviamente Piazza Venezia.
Cammina e parla, parla e cammina, eccoci a fotografare case antiche e dipinti murali prima di avviarci su per la scala che porta al Campidoglio...
La vista sui ruderi romani da lassù è veramente mozzafiato. Stefano rimane più volte colpito dalla nostra umana piccolezza visti dall'alto, fra le strade lastricate e le colonne antiche. In effetti, è tutto così irreale! Come siamo piccoli, come siamo piccoli in mezzo a queste cose immense... Piccoli dentro gli archi, piccoli dentro questo immenso utero cittadino...
Stefano fotografa (sai, è il Giapponese che è in me, soggiunge mentre scatta) girandosi intorno e cercando inquadrature che nel magico riquadro della macchina digitale rivelano se stesse in tutto il loro splendore e la loro originalità (questa la cancelliamo, che non è venuta, e questa pure). Oggi c'è un contrasto incredibile, e passeggiamo fra fichi e ulivi, piccioni in cima a colonne mozze, pietre solcate dai carri alcuni millenni orsono... Continuiamo a ripetere solo vocali (ih, uh, ah, oh, eh...) nella meraviglia di questo pomeriggio ancora estivo, nella nostra città ritrovata... Tutto ci risulta nuovo, eppure antico nella relazione profonda con la Terra... Zainetti a tracolla, jeans e magliette in agile arrampicata su per le strade e gli scalini, iniziamo a parlare di soldati e condottieri, di passioni e sventure, di avventure e perigli, della nostra comune attitudine naturale all'assalto, al comando, all'irruenza guerriera, che chissà da dove ci arriva...
...Ecco, è questo che faccio quando mi pervade d'improvviso la sottile e penetrante depressione tipica dell'artista che entra in comunicazione con il suo vuoto/pieno: riprendo contatto con le mie pietre, coi miei sassi; cammino, cammino, e ascolto sotto i miei passi risuonare la terra; respiro i tufi e mi specchio nei marmi di questa mia città così varia, così mobile malgrado la seduta comoda in cui si trova, morbidamente abbandonata sui suoi Sette Colli. In fondo, a volte, la percorro come se fossi in Carso, col pietriccio che rotola giù, e gli anfibi legati stretti intorno ai pantaloni alla zuava. E' il ritmo che mi riporta al Tempo, il silenzio che mi riempie nuovamente di Musica, il fragore della mia guerra interiore che ricrea in me la Pace.
...Ce ne andiamo così, insieme parlando e rimanendo in silenzio, assorti nella semplice contemplazione del Tempo Presente.
Oddìo, di foto ormai ce ne saranno tantissime... Che bella quest'era digitale, che permette di scattare senza badare a spese, di migliorarsi work in progress, senza dover rispettare il rullino on demand!
Arriviamo al Colosseo, e lì decido di fare un pellegrinaggio fino al cancello della villa in cui abitava allora la mia amica Silvia, dalla quale mi rifugiai per qualche settimana quando scappai di casa a 14 anni.
Eh sì! Sapendo che i suoi partivano per un pò, all'ennesimo litigio violento con i miei feci i bagagli e mi presentai alla sua scuola con una grande valigia verde. Conteneva tutti i miei dischi (all'epoca, in vinile doc), un cambio di vestiti e la sveglia per poter andare a scuola in orario. Avevo litigato con i miei, mica con la mia vocazione! E allora tutti i giorni all'uscita di scuola veniva mia madre a pregarmi di tornare a casa... Bei tempi di contestazione verace, quelli! E quante feste la notte con le chitarre e i nostri cori a più voci! Una fuga da casa che mi insegnò davvero a vivere la mia vita personale, già allora. Imparai a cucinare, e bene! Silvia faceva risotti meravigliosi, e cucinava con la cura di un poeta che sceglie le parole della sua poesia finché non raggiunge la perfezione d'insieme.
E poi musica sì, ma con la disciplina degna di un vero rivoluzionario: io tutte le mattine ero a scuola alle otto, altro che balle. E la notte si suonava fino all'alba, in una foga di creatività che ti scuoteva l'anima, e non ti lasciava dormire.
...Insomma, ci incamminiamo sul ponte verso Ingegneria, e decidiamo di fermarci a vedere il Mosé di Michelangelo a San Pietro in Vincoli. A Santa Maria Maggiore ci aspetta Federica, e quando finalmente la raggiungiamo ci meritiamo una pausa merenda (sono ormai quasi le 19) seduti al tavolino del bar che fa angolo sulla piazza. Caffè senza zucchero per Federica, tè coi pasticcini per il Principe (goloso d'uno Stefano, per fortuna è alto, si vede che consuma) e un cornetto Algida per me, sana via di mezzo fra la depravazione più totale di Steve e il rigore monacale di Fede.
Torno a casa con un'energia che metto a riassettare con amore i miei luoghi: richiudo le persiane e tiro le tende, lavo la montagna di piatti che mi osservava da giorni aggrappata disperatamente al lavandino, carico una lavatrice, e mi godo la mia casetta ritrovata, colorata e piena di chicchere tutte diverse, rotonda di cuscini e poufs, mite e dolce come una residenza di campagna.
lunedì, settembre 27, 2004
Stasera postiamo in due
Eh, sì, stasera a trovarmi da Macerata è venuto Giuliano, e siamo andati a teatro insieme.
Prima naturalmente è arrivato il mio Mac expert Christian all'alba delle undici di mattina (io avevo fatto le quattro al telefono con Loretta), e ci siamo messi all'opera alacremente per riinstallare tutti i programmi che sigh avevo prima della rottura dell'HD. Giuliano è arrivato dopo pranzo, ma gli ho consigliato di farsi una pennica mentre noi informatici finivamo il lavoro.
Lui non ha battuto ciglio: il divano di là è molto accogliente...
Ora ho di nuovo il computer nuovo di zecca, compreso l'alimentatore che mi si è rotto pure lui qualche giorno prima della partenza. Ciononostante, continuo a CREDERE fermamente nel Mac! Il Mac è inattaccabile, perché...è bello!
...Siamo dunque appena tornati dallo spettacolo a teatro, che è riuscito molto bene ed eravamo tutti contenti. Sono anche andata in scena a prendermi gli applausi con gli attori, il regista e il maestro d'armi... E' sempre così emozionante star nella grande fila degli attori e andar giù tutti insieme in un bell'inchino, oppure abbracciarsi tutti e star lì sotto la pioggia degli applausi...!
E tu, Giuliano, che pensi di questa notte? Siamo tornati a piedi con la luna riflessa nelle facciate delle chiese, velata da strisce di nubi...
Roma è sempre magica, per questi dipinti notturni che offre, perchè è bella di sé, e per l'energia che si respira, come questa sera a teatro. E' stato uno spettacolo molto bello, con un buon ritmo, cosa molto importante, ed emozionante visto che conoscevo già diversi attori; ed è sempre grande il desiderio di essere sul palco, e vivere, sentire un personaggio, essere per qualche tempo qualcun altro, in un'altra situzione, in un altro luogo...magari a Roma.
Eh già. Con te la sento ancora di più, questa mia città... Ricca di persone e di idee sempre in movimento... C'è così tanto da fare, tanto da vedere, tanto da sentire, qui! Abbiamo parlato della noia terribile che ci assale nei luoghi piccoli e fermi... Abbiam parlato della nostra personale irrequietezza, della sottile depressione che si impadronisce di noi alla fine, la fine di ogni cosa che viviamo, così intensamente, nella vita come sul palco.
E' vero, nei luoghi piccoli e fermi, come la mia città, può essere più difficile vivere questo tipo di depressione, perchè la vita è più piatta, senza grossi avvenimenti, sia negativi, e questa è una fortuna, ma nemmeno positivi...d'altronde, chi arriva a Macerata può leggere il cartello con su scritto"Macerata città della pace". In alcuni periodi, secondo me, è una città fantasma, anzi io la metterei tra le città invisibili di Calvino, perchè carina, accogliente e con luoghi da poter sfruttare artisticamente come lo Sferisterio,e non solo, ma in definitiva avvolta dal nulla. Ancor più deprimente...
Wow... a Knoxville anche, pur essendo dall'altra parte dell'oceano, come si dice a Roma morivamo de pizzichi... Meno male che fra europei e musicisti le partite erano serrate, e riuscivamo sempre a rinventarci la vita. Mi piace la tua citazione di Calvino! Io spesso faccio come il Cavaliere Inesistente, quando al crepuscolo le forme cominciano a diventare indistinte disegno forme geometriche per terra, per non perdere la mia compattezza... Ti ho preparato una tisana, e tu hai portato la mia qui al computer. Ce la stiamo sorseggiando calmi e senza zucchero, mentre parliamo delle altre opere di Calvino che conosciamo: il Barone Rampante, il Visconte Dimezzato, le Lezioni Americane...
La prima cosa che mi viene in mente mentre bevo questa tisana è: speriamo che non faccia il solito effetto, altrimento dovrò dormire in bagno! La seconda, decisamente più importante è su Calvino; non ho letto tutto di quello che ha scritto, ma mi piace moltissimo il suo modo di scrivere, riesco ad abbandonarmi completamente nei suoi racconti, io che non sono un gran lettore, ed è come sognare. In più penso semplicemente che sia geniale, perchè geometrico, scientifico e allo stesso tempo di una creatività e fantasia incredibili, un pò come me, ecco....risate grasse, come diceva Elio...
Che bello, ridere! E' che è la cosa più seria del mondo! In questa mia casa colorata e piena di giochi e di pensieri in libertà mi sento bene. Penso che dormirò una notte sana, fra i fiori del mio piumino e i miei morbidi cuscini...! E sulla testa ho un cielo di stelle fosforescenti che guardo brillare nel buio prima di addormentarmi, per leggerci il mio domani nel mondo reale (che invece è Matrix, ricordiamocelo). A proposito chissà cosa sta facendo Betta a Bologna? Lo sai che ha chiamato il suo nuovo computer Nabucco?!
Forse sarà in viaggio! Speriamo che mi aspetti, se deve ancora partire...questa è un'altra battuta su cui ridere, perchè è un anno che le dico che vado a trovarla e non l'ho mai fatto...anzi no, una volta ci siamo visti, tornavo da Verona e l'ho chiamata quando ero già in stazione, di passaggio: lei è partita subito in bicicletta per stare insieme una mezz'ora circa, se non ricordo male. E ' veramente una ragazza straordinaria, una persona stupenda, tanto che una volta, ospite a casa sua a Poggibonsi, le donai in segno d'affetto una mia canottiera bianca, un pò sudicia, modello muratore.
Tanti baci a Betta quando leggerà di questi passati e intramontabili ricordi!
Ah la tua mitica canottiera bianca penso che ce la ricordiamo tutti, anzi tutte!!! Sei stato per molto tempo nel nostro immaginario femminile come sex symbol, senza alcun dubbio e nessuna contestazione... Va bene va, andiamo a dormire e lasciamo che i nostri lettori malignino un pò. Io mi alzo alle otto, e tu?
Anche io, per spostare la macchina!
Allora ti porterò il caffè a letto... Buonanotte!
Nessun albergo meglio dell'ostello Barresi! Buonanotte...
Prima naturalmente è arrivato il mio Mac expert Christian all'alba delle undici di mattina (io avevo fatto le quattro al telefono con Loretta), e ci siamo messi all'opera alacremente per riinstallare tutti i programmi che sigh avevo prima della rottura dell'HD. Giuliano è arrivato dopo pranzo, ma gli ho consigliato di farsi una pennica mentre noi informatici finivamo il lavoro.
Lui non ha battuto ciglio: il divano di là è molto accogliente...
Ora ho di nuovo il computer nuovo di zecca, compreso l'alimentatore che mi si è rotto pure lui qualche giorno prima della partenza. Ciononostante, continuo a CREDERE fermamente nel Mac! Il Mac è inattaccabile, perché...è bello!
...Siamo dunque appena tornati dallo spettacolo a teatro, che è riuscito molto bene ed eravamo tutti contenti. Sono anche andata in scena a prendermi gli applausi con gli attori, il regista e il maestro d'armi... E' sempre così emozionante star nella grande fila degli attori e andar giù tutti insieme in un bell'inchino, oppure abbracciarsi tutti e star lì sotto la pioggia degli applausi...!
E tu, Giuliano, che pensi di questa notte? Siamo tornati a piedi con la luna riflessa nelle facciate delle chiese, velata da strisce di nubi...
Roma è sempre magica, per questi dipinti notturni che offre, perchè è bella di sé, e per l'energia che si respira, come questa sera a teatro. E' stato uno spettacolo molto bello, con un buon ritmo, cosa molto importante, ed emozionante visto che conoscevo già diversi attori; ed è sempre grande il desiderio di essere sul palco, e vivere, sentire un personaggio, essere per qualche tempo qualcun altro, in un'altra situzione, in un altro luogo...magari a Roma.
Eh già. Con te la sento ancora di più, questa mia città... Ricca di persone e di idee sempre in movimento... C'è così tanto da fare, tanto da vedere, tanto da sentire, qui! Abbiamo parlato della noia terribile che ci assale nei luoghi piccoli e fermi... Abbiam parlato della nostra personale irrequietezza, della sottile depressione che si impadronisce di noi alla fine, la fine di ogni cosa che viviamo, così intensamente, nella vita come sul palco.
E' vero, nei luoghi piccoli e fermi, come la mia città, può essere più difficile vivere questo tipo di depressione, perchè la vita è più piatta, senza grossi avvenimenti, sia negativi, e questa è una fortuna, ma nemmeno positivi...d'altronde, chi arriva a Macerata può leggere il cartello con su scritto"Macerata città della pace". In alcuni periodi, secondo me, è una città fantasma, anzi io la metterei tra le città invisibili di Calvino, perchè carina, accogliente e con luoghi da poter sfruttare artisticamente come lo Sferisterio,e non solo, ma in definitiva avvolta dal nulla. Ancor più deprimente...
Wow... a Knoxville anche, pur essendo dall'altra parte dell'oceano, come si dice a Roma morivamo de pizzichi... Meno male che fra europei e musicisti le partite erano serrate, e riuscivamo sempre a rinventarci la vita. Mi piace la tua citazione di Calvino! Io spesso faccio come il Cavaliere Inesistente, quando al crepuscolo le forme cominciano a diventare indistinte disegno forme geometriche per terra, per non perdere la mia compattezza... Ti ho preparato una tisana, e tu hai portato la mia qui al computer. Ce la stiamo sorseggiando calmi e senza zucchero, mentre parliamo delle altre opere di Calvino che conosciamo: il Barone Rampante, il Visconte Dimezzato, le Lezioni Americane...
La prima cosa che mi viene in mente mentre bevo questa tisana è: speriamo che non faccia il solito effetto, altrimento dovrò dormire in bagno! La seconda, decisamente più importante è su Calvino; non ho letto tutto di quello che ha scritto, ma mi piace moltissimo il suo modo di scrivere, riesco ad abbandonarmi completamente nei suoi racconti, io che non sono un gran lettore, ed è come sognare. In più penso semplicemente che sia geniale, perchè geometrico, scientifico e allo stesso tempo di una creatività e fantasia incredibili, un pò come me, ecco....risate grasse, come diceva Elio...
Che bello, ridere! E' che è la cosa più seria del mondo! In questa mia casa colorata e piena di giochi e di pensieri in libertà mi sento bene. Penso che dormirò una notte sana, fra i fiori del mio piumino e i miei morbidi cuscini...! E sulla testa ho un cielo di stelle fosforescenti che guardo brillare nel buio prima di addormentarmi, per leggerci il mio domani nel mondo reale (che invece è Matrix, ricordiamocelo). A proposito chissà cosa sta facendo Betta a Bologna? Lo sai che ha chiamato il suo nuovo computer Nabucco?!
Forse sarà in viaggio! Speriamo che mi aspetti, se deve ancora partire...questa è un'altra battuta su cui ridere, perchè è un anno che le dico che vado a trovarla e non l'ho mai fatto...anzi no, una volta ci siamo visti, tornavo da Verona e l'ho chiamata quando ero già in stazione, di passaggio: lei è partita subito in bicicletta per stare insieme una mezz'ora circa, se non ricordo male. E ' veramente una ragazza straordinaria, una persona stupenda, tanto che una volta, ospite a casa sua a Poggibonsi, le donai in segno d'affetto una mia canottiera bianca, un pò sudicia, modello muratore.
Tanti baci a Betta quando leggerà di questi passati e intramontabili ricordi!
Ah la tua mitica canottiera bianca penso che ce la ricordiamo tutti, anzi tutte!!! Sei stato per molto tempo nel nostro immaginario femminile come sex symbol, senza alcun dubbio e nessuna contestazione... Va bene va, andiamo a dormire e lasciamo che i nostri lettori malignino un pò. Io mi alzo alle otto, e tu?
Anche io, per spostare la macchina!
Allora ti porterò il caffè a letto... Buonanotte!
Nessun albergo meglio dell'ostello Barresi! Buonanotte...
domenica, settembre 26, 2004
Bella la mia città
Torno adesso dalla generale dello spettacolo. Torno a piedi per le vie del centro storico, e allungo un pò il percorso per scegliermi le vie, le mie vie del cuore: cammino, cammino, per una quarantina di minuti abbondanti.
A mezzanotte è pieno di gente che passeggia, che parla, che si aspetta agli angoli, si chiama, si ridà futuri appuntamenti, e col gelato in mano. C'è qualche goccia di pioggia, ma che fa? Io avanzo spedita e fiera in mezzo a tanta gente, così tanta che è perfino difficile camminare, e così alterno un passo da rocciatore con uno da fondista. Che bello, la gente è viva.
Passo davanti alla statua di Pasquino, una delle storiche "statue parlanti" di Roma, dove attaccano volantini anti berlusconiani scritti a mano e con tratto veloce. Le strade e le piazze sono tutte illuminate, e io mi sento sicura nel tornare a casa da sola, camminando per così tanto tempo nella notte: Via del Governo Vecchio, Piazza Pasquino, Piazza Navona, San Luigi dei Francesi, Via della Scrofa, Via della Fontanella Borghese, infine Via del Corso, e poi fino a casa...
Sono anche agitata, ma questo è per lo spettacolo.
Ci sono le immagini dei bambini di Beslan, tutte quelle immagini che non ho visto in America, e che pur andando a leggere i giornali italiani sui loro siti web, avevo accuratamente evitato di guardare.
Perché è troppo, pensavo, è troppo. Non posso, semplicemente, farcela.
L'orrore, è troppo. Mi sconquassa dentro, questo orrore che da semplice cittadina non riesco ad arginare.
Scorrono le parole delle Baccanti di Euripide, e scorrono le immagini dei bambini, delle donne. E di altre donne, uguali, con lo stesso sguardo, gli stessi occhi, le stesse mani davanti alla bocca, e i fazzoletti, e le torri gemelle che si frantumano, esplodono, e cadono.
Nel finale, gli attori hanno addirittura le foto fra le mani, e le porgono agli spettatori. Così alle prove, nelle varie ripetizioni della scena mi sono ritrovata a riceverle, queste immagini, proprio in grembo: bambini dalle donne, e fiori dagli uomini.
Voglio una società che non nasconda. Amo una società che dice. Che io ora sia molto impressionata è un bene: sono viva, e voglio sapere.
A mezzanotte è pieno di gente che passeggia, che parla, che si aspetta agli angoli, si chiama, si ridà futuri appuntamenti, e col gelato in mano. C'è qualche goccia di pioggia, ma che fa? Io avanzo spedita e fiera in mezzo a tanta gente, così tanta che è perfino difficile camminare, e così alterno un passo da rocciatore con uno da fondista. Che bello, la gente è viva.
Passo davanti alla statua di Pasquino, una delle storiche "statue parlanti" di Roma, dove attaccano volantini anti berlusconiani scritti a mano e con tratto veloce. Le strade e le piazze sono tutte illuminate, e io mi sento sicura nel tornare a casa da sola, camminando per così tanto tempo nella notte: Via del Governo Vecchio, Piazza Pasquino, Piazza Navona, San Luigi dei Francesi, Via della Scrofa, Via della Fontanella Borghese, infine Via del Corso, e poi fino a casa...
Sono anche agitata, ma questo è per lo spettacolo.
Ci sono le immagini dei bambini di Beslan, tutte quelle immagini che non ho visto in America, e che pur andando a leggere i giornali italiani sui loro siti web, avevo accuratamente evitato di guardare.
Perché è troppo, pensavo, è troppo. Non posso, semplicemente, farcela.
L'orrore, è troppo. Mi sconquassa dentro, questo orrore che da semplice cittadina non riesco ad arginare.
Scorrono le parole delle Baccanti di Euripide, e scorrono le immagini dei bambini, delle donne. E di altre donne, uguali, con lo stesso sguardo, gli stessi occhi, le stesse mani davanti alla bocca, e i fazzoletti, e le torri gemelle che si frantumano, esplodono, e cadono.
Nel finale, gli attori hanno addirittura le foto fra le mani, e le porgono agli spettatori. Così alle prove, nelle varie ripetizioni della scena mi sono ritrovata a riceverle, queste immagini, proprio in grembo: bambini dalle donne, e fiori dagli uomini.
Voglio una società che non nasconda. Amo una società che dice. Che io ora sia molto impressionata è un bene: sono viva, e voglio sapere.
venerdì, settembre 24, 2004
Standing ovation
Telefonata allarmatissima del regista: abbiamo lo spettacolo domenica, devi assolutamente venire alle prove stasera per mettere a posto le improvvisazioni e i cori!
Allora insomma difficile riuscire a passare un pò di tempo tranquillo con mio fratello appena arrivato dalla Francia, e in pieno compleanno, ma ci sono riuscita. Bello ritrovare il nostro legame profondo, bellissimo raccontarci le nostre vite, lui in Francia da un anno e io negli States... Mi chiede: allora, siamo italiani?
E' che come forse avrete letto nel mio "diario americano", apparteniamo ad una famiglia di emigranti da generazioni, e volenti o nolenti finiamo sempre per sentirci in esilio da qualche parte, o alla ricerca strenua delle nostre radici... Col gelato di Giolitti mangiato sul muretto del Pantheon, però, ed una visita alla tomba di Raffaello, è stato più facile trovare risposte.
Ci siamo salutati poi a piazza del Popolo, e io ho preso un taxi per raggiungere i miei attori alle prove.
Sono entrata in punta di piedi, cercando di non farmi vedere per non interromperli.
Invece, appena si sono accorti che ero entrata (erano in quel momento in scena tutti in un'unica fila), c'è stato un colossale applauso, e un immediato venirmi tutti intorno in cerchio, regista in testa, e giù ad abbracciarmi tutti insieme stile rugby, che non sapevo più come fare per rendere ad ognuno il giusto affetto. Bello sentirsi così importanti nell'anima, bello sentirsi dire, dal più profondo del cuore, "quanto ci sei mancata!"... Anche Giuseppe era tutto contento, raggiante direi, e abbiam ripreso il lavoro subito-subito. Si tratta delle Baccanti, in un testo ricostruito da più versioni, con un bellissimo risultato, commovente e duro, e molto originale ed impegnato. Sincronicamente col mio viaggio, ne è venuta fuori anche se non ero presente una versione antimilitarista e pacifista al massimo, insomma alla fine della prova abbiamo un pò parlato delle mie esperienze negli States, e della terribile cecità rispetto alle tematiche di guerra e pace che affliggono la società americana e il suon attuale governo.
Domani ci danno il teatro dell'Orologio alle 17, quindi abbiam deciso di vederci fuori alle tre, per provare tutte le parti corali sia recitate (il vero e proprio coro greco tragico) che cantate, e guadagnare tempo sulla prova tecnica. Se piove come sta facendo stanotte, penso che andremo a provare sotto le arcate del Pantheon, che c'è pure una bella acustica... Cosa non tocca fare per riuscire a lavorare sempre e comunque alle proprie idee!!!
Ritrovo dunque gli amici, i compagni d'arte, la mia piccolissima famiglia in diaspora forzata.
Ritrovo soprattutto una patria di idee e di ideali forti, una patria impegnata anche se il governo è ladro, anche se non si riesce, nemmeno qui, a cambiare rotta.
Nella mia Roma elegante e centrale, colgo al bar o agli angoli delle strade discorsi intellettuali, interessanti, profondi, e me ne stupisco... Che ci sia un vento nuovo in città? Sento tanto orrore per la guerra e per gli eventi terribili accaduti in questi giorni, sento coscienza, informazione, conoscenza...
Com'è diverso esser qui. Improvvisamente, sì, mi sento italiana, e me ne sento anche fiera. Passeggio a testa alta fra le mie fontane e le mie piazze, in mezzo a gente libera che parla, che ride, che discute, e che canta. In mezzo a gente che lavora, ma che non ne rimane instupidita. Coscienza critica, si chiama. Meno male, allora qualche speranza c'è.
Domani coi ragazzi farò un capolavoro.
Ce n'è bisogno.
Allora insomma difficile riuscire a passare un pò di tempo tranquillo con mio fratello appena arrivato dalla Francia, e in pieno compleanno, ma ci sono riuscita. Bello ritrovare il nostro legame profondo, bellissimo raccontarci le nostre vite, lui in Francia da un anno e io negli States... Mi chiede: allora, siamo italiani?
E' che come forse avrete letto nel mio "diario americano", apparteniamo ad una famiglia di emigranti da generazioni, e volenti o nolenti finiamo sempre per sentirci in esilio da qualche parte, o alla ricerca strenua delle nostre radici... Col gelato di Giolitti mangiato sul muretto del Pantheon, però, ed una visita alla tomba di Raffaello, è stato più facile trovare risposte.
Ci siamo salutati poi a piazza del Popolo, e io ho preso un taxi per raggiungere i miei attori alle prove.
Sono entrata in punta di piedi, cercando di non farmi vedere per non interromperli.
Invece, appena si sono accorti che ero entrata (erano in quel momento in scena tutti in un'unica fila), c'è stato un colossale applauso, e un immediato venirmi tutti intorno in cerchio, regista in testa, e giù ad abbracciarmi tutti insieme stile rugby, che non sapevo più come fare per rendere ad ognuno il giusto affetto. Bello sentirsi così importanti nell'anima, bello sentirsi dire, dal più profondo del cuore, "quanto ci sei mancata!"... Anche Giuseppe era tutto contento, raggiante direi, e abbiam ripreso il lavoro subito-subito. Si tratta delle Baccanti, in un testo ricostruito da più versioni, con un bellissimo risultato, commovente e duro, e molto originale ed impegnato. Sincronicamente col mio viaggio, ne è venuta fuori anche se non ero presente una versione antimilitarista e pacifista al massimo, insomma alla fine della prova abbiamo un pò parlato delle mie esperienze negli States, e della terribile cecità rispetto alle tematiche di guerra e pace che affliggono la società americana e il suon attuale governo.
Domani ci danno il teatro dell'Orologio alle 17, quindi abbiam deciso di vederci fuori alle tre, per provare tutte le parti corali sia recitate (il vero e proprio coro greco tragico) che cantate, e guadagnare tempo sulla prova tecnica. Se piove come sta facendo stanotte, penso che andremo a provare sotto le arcate del Pantheon, che c'è pure una bella acustica... Cosa non tocca fare per riuscire a lavorare sempre e comunque alle proprie idee!!!
Ritrovo dunque gli amici, i compagni d'arte, la mia piccolissima famiglia in diaspora forzata.
Ritrovo soprattutto una patria di idee e di ideali forti, una patria impegnata anche se il governo è ladro, anche se non si riesce, nemmeno qui, a cambiare rotta.
Nella mia Roma elegante e centrale, colgo al bar o agli angoli delle strade discorsi intellettuali, interessanti, profondi, e me ne stupisco... Che ci sia un vento nuovo in città? Sento tanto orrore per la guerra e per gli eventi terribili accaduti in questi giorni, sento coscienza, informazione, conoscenza...
Com'è diverso esser qui. Improvvisamente, sì, mi sento italiana, e me ne sento anche fiera. Passeggio a testa alta fra le mie fontane e le mie piazze, in mezzo a gente libera che parla, che ride, che discute, e che canta. In mezzo a gente che lavora, ma che non ne rimane instupidita. Coscienza critica, si chiama. Meno male, allora qualche speranza c'è.
Domani coi ragazzi farò un capolavoro.
Ce n'è bisogno.
giovedì, settembre 23, 2004
Amici telepatici
Vortice, vortice, vortice.
Prima di partire ho pure passato l'aspirapolvere in camera, e pulito il bagno a fondo! Sono andata in banca, incontrato Patty, scambiato regali con lei e Betsy... Oddìo la telefonata alla mamma, ho solo esattamente due minuti prima di partire!!!
Sì mamma, no mamma, certo mamma, non credo mamma, no sono sicura mamma, certo che sì, chiaro, no no questo no, tel'ho detto, va bene sì ti chiamo all'arrivo. Una telefonata intercontinentale per non dirsi nulla. Ma almeno ho scampato lo sciopero generale dell'Alitalia, il deragliamento di un treno di collegamento con Fiumicino e il blocco di tutte le autostrade per una slavina. E non sono precipitati aerei nelle ultime (sue) 48 ore.
Speriamo bene.
Partenza accompagnata da Julien, strepitoso numero per ricavare due valige da 60 pounds invece di una da 56 e una da 75. Difficilissimo, indovinato. Soprattutto se una delle valige ha la combinazione, e io non trovo le chiavi delle altre serrature.
Meno male che Julien ha due qualità essenziali: è calmo, ed è buffo. Questo mi ha permesso di portare a termine l'operazione abbastanza velocemente e con successo. Saluti, abbracci, e via verso la security.
Stavolta niente guai, ad andar via è come bere un bicchier d'acqua. A proposito, ho fame. Mi fermo da Ruby Tuesday per un terribile panino col veggie burger e le patatine? Ma sì, va.
Vado poi a sedermi in una fila di sedie a dondolo stile country (c'è lì anche un tipo con un gran cappello da cowboy sugli occhi, chissà se lo pagano per la scena, o è autonomo?), e guardo gli aerei partire, per un pò facendo sgreeeck sgreeck sgreeck davanti alla grande vetrata piena di sole. Lo shock è che in sottofondo c'è una sinfonia di Mozart. Country austriaco? Mah...
Mando una foto di me in quella situazione a Chris, lui risponde con un saluto militare dall'ascensore di casa sua, stile marines nel compimento del dovere. Mms esilarante.
Infine, si parte.
Ad Atlanta, delirio. Sciopera il catering (conseguenza dell'aver chiamato la mamma la mattina della partenza, è chiaro che non è stata una buona idea), per 10 ore non avremo cibo, né bibite. Ci mettiamo in fila per il voucher (quanti siamo? 400?), poi in fila ai vari ristoranti per comprarci da mangiare. Io che pregustavo il mio pasto vegetariano asiatico, ero furibonda per l'ennesimo pasto americano del cavolo.
Prendo, dopo un'ora e mezza di fila (in piedi, poggia lo zaino, poggia la borsa, poggia gli acquisti del duty free. Avanza e prendi tutto, ripoggia tutto. Avanza, riprendi, rilascia...) una quiche di spinaci, un veggie roll e un cheese cake per il mattino. Caffè large, grazie. Pago, verso il caffè nel sacchetto, smadonno, passo alla toilette, pulisco il sacchetto, raggiungo l'imbarco, riverso il caffè, rismadonno... Si parte in ritardo, ma non solo per colpa mia.
Dormo poco, guardo gli inevitabili Garfield e Dodgeball perché riesco a vederli lampeggiare anche con gli occhi chiusi, in quanto mi trovo nella seconda fila davanti allo schermo grande. Guardo tutte le informazioni di questo viaggio che scorre così lento fino all'alba. L'alba che sono le due del mattino. Qualche cosa quelli della Delta l'han rimediata, tipo chicken sandwich (aaargh, sono vegetariana!) e brownies (beh beh), e caffè, che a quest'ora (quale?) sono di conforto.
Finalmente, l'atterraggio.
Al controllo dei passaporti non mi volevano nella fila dei cittadini dell'Unione Europea, convinti che fossi americana.
Un euro per prendere un carrello, smonto lo zaino per acc porc mis malediz ritrovare una moneta sul fondo. Passo la dogana come un cammello davanti alle dune, imperturbabile sotto anzi in questo caso dietro il mio carico da carovana egizia.
Micaela è pronta fuori col pandino verde, carichiamo tutto e imbocchiamo l'autostrada, poi la Colombo, poi ecco, il mio Centro Storico, i monumenti, il caos del trafffico romano, i motorini suicidi, i vigili impazziti.
Incredibile, sotto casa trovo ben due robusti omaccioni che si offrono di aiutarci. In particolare, uno dei due, che mi conosce, si carica il valigione fino al sesto piano, e io e Michi ci prendiamo in spalla l'altra e le cianfrusaglie una rampa per una.
Pant pant. Ce l'abbiam fatta...
Caffè che gorgoglia nella big caffettiera da sei. Michi ha fatto la spesa, pulito la mia casa, messo a posto i ripiani della cucina e preparato un piccolo giardino di piante odorose sul terrazzo: nell'oro e nell'arancio dei muri antichi risaltano timo, lavanda e rosmarino. Micaela dipinge e fa l'incisore, non poteva non comporre un bel quadro...
Michi mi lascia dopo un pò. Io faccio appena in tempo ad infilarmi la camicia da notte che squilla il citofono e si annuncia Simone, che non vedo/sento da mesi e che davvero non sapeva che tornavo oggi. Simone è l'uomo più bello della terra (un uomo Gillette, insomma, e ah non mi fate ripensare al passato!), come dirgli di no? E' salito e ci siamo raccontati un pò di vita, i miei tre mesi in America, il suo in Australia... Anche Simone dipinge, e la giornata è meravigliosa. Simone è inesorabilmente sposato con la donna più bella della terra, ma insomma indovina tutt'ora l'esatto momento in cui io sono a casa. La cosa mi piace.
Finalmente, dopo una serie di telefonate, riesco a raggiungere il mio piumino Ikea e ad arrotolarmici per un paio d'ore, in totale catalessi. Mi sveglia Tony Tarantino, un giovine pianista assolutamente geniale e bravissimo con cui ho suonato a Lecce in giugno, divertendomi un sacco e facendo insieme delle gran belle cose. Anche lui si stupisce, ma come appena tornata, è la prima volta che ti chiamo, come ho fatto a beccarti subito? Telepatico anche lui. Vorrà dire quarcosa, come dice sempre e comunque Manola? Beh, per me sì: che ho buoni amici di vecchia data, che ormai non han più nemmeno bisogno di pensarmi, ed eccoci collegati.
A proposito ecco che mi manda un sms Alberto: bello sentirti italiana. Baci e buon riposo. Alb.
Chris, che mi raggiunge per una pizza, sale a rivedere il nostro luogo di riunioni prima di metterci al lavoro di ripristino del computer. Ci raggiunge Loretta all'ora del gelato da passeggio, e tutti insieme andiamo a veder che c'è di nuovo a Messaggerie.
Voilà, ora ho di nuovo la connessione, e posso postare sul mio blog dalla mia scrivania in Roma.
P.S: fra i miei amici telepatici di oggi, anche Pedro Ruivo, il mio amico regista che mi scrive un sms di saluto dal suo Portogallo... Pazzesca, l'amicizia, che non conosce né il tempo né lo spazio. Sono a casa, ma anche nel mondo. Ho i piedi in terra, e il cuore nel cielo.
Prima di partire ho pure passato l'aspirapolvere in camera, e pulito il bagno a fondo! Sono andata in banca, incontrato Patty, scambiato regali con lei e Betsy... Oddìo la telefonata alla mamma, ho solo esattamente due minuti prima di partire!!!
Sì mamma, no mamma, certo mamma, non credo mamma, no sono sicura mamma, certo che sì, chiaro, no no questo no, tel'ho detto, va bene sì ti chiamo all'arrivo. Una telefonata intercontinentale per non dirsi nulla. Ma almeno ho scampato lo sciopero generale dell'Alitalia, il deragliamento di un treno di collegamento con Fiumicino e il blocco di tutte le autostrade per una slavina. E non sono precipitati aerei nelle ultime (sue) 48 ore.
Speriamo bene.
Partenza accompagnata da Julien, strepitoso numero per ricavare due valige da 60 pounds invece di una da 56 e una da 75. Difficilissimo, indovinato. Soprattutto se una delle valige ha la combinazione, e io non trovo le chiavi delle altre serrature.
Meno male che Julien ha due qualità essenziali: è calmo, ed è buffo. Questo mi ha permesso di portare a termine l'operazione abbastanza velocemente e con successo. Saluti, abbracci, e via verso la security.
Stavolta niente guai, ad andar via è come bere un bicchier d'acqua. A proposito, ho fame. Mi fermo da Ruby Tuesday per un terribile panino col veggie burger e le patatine? Ma sì, va.
Vado poi a sedermi in una fila di sedie a dondolo stile country (c'è lì anche un tipo con un gran cappello da cowboy sugli occhi, chissà se lo pagano per la scena, o è autonomo?), e guardo gli aerei partire, per un pò facendo sgreeeck sgreeck sgreeck davanti alla grande vetrata piena di sole. Lo shock è che in sottofondo c'è una sinfonia di Mozart. Country austriaco? Mah...
Mando una foto di me in quella situazione a Chris, lui risponde con un saluto militare dall'ascensore di casa sua, stile marines nel compimento del dovere. Mms esilarante.
Infine, si parte.
Ad Atlanta, delirio. Sciopera il catering (conseguenza dell'aver chiamato la mamma la mattina della partenza, è chiaro che non è stata una buona idea), per 10 ore non avremo cibo, né bibite. Ci mettiamo in fila per il voucher (quanti siamo? 400?), poi in fila ai vari ristoranti per comprarci da mangiare. Io che pregustavo il mio pasto vegetariano asiatico, ero furibonda per l'ennesimo pasto americano del cavolo.
Prendo, dopo un'ora e mezza di fila (in piedi, poggia lo zaino, poggia la borsa, poggia gli acquisti del duty free. Avanza e prendi tutto, ripoggia tutto. Avanza, riprendi, rilascia...) una quiche di spinaci, un veggie roll e un cheese cake per il mattino. Caffè large, grazie. Pago, verso il caffè nel sacchetto, smadonno, passo alla toilette, pulisco il sacchetto, raggiungo l'imbarco, riverso il caffè, rismadonno... Si parte in ritardo, ma non solo per colpa mia.
Dormo poco, guardo gli inevitabili Garfield e Dodgeball perché riesco a vederli lampeggiare anche con gli occhi chiusi, in quanto mi trovo nella seconda fila davanti allo schermo grande. Guardo tutte le informazioni di questo viaggio che scorre così lento fino all'alba. L'alba che sono le due del mattino. Qualche cosa quelli della Delta l'han rimediata, tipo chicken sandwich (aaargh, sono vegetariana!) e brownies (beh beh), e caffè, che a quest'ora (quale?) sono di conforto.
Finalmente, l'atterraggio.
Al controllo dei passaporti non mi volevano nella fila dei cittadini dell'Unione Europea, convinti che fossi americana.
Un euro per prendere un carrello, smonto lo zaino per acc porc mis malediz ritrovare una moneta sul fondo. Passo la dogana come un cammello davanti alle dune, imperturbabile sotto anzi in questo caso dietro il mio carico da carovana egizia.
Micaela è pronta fuori col pandino verde, carichiamo tutto e imbocchiamo l'autostrada, poi la Colombo, poi ecco, il mio Centro Storico, i monumenti, il caos del trafffico romano, i motorini suicidi, i vigili impazziti.
Incredibile, sotto casa trovo ben due robusti omaccioni che si offrono di aiutarci. In particolare, uno dei due, che mi conosce, si carica il valigione fino al sesto piano, e io e Michi ci prendiamo in spalla l'altra e le cianfrusaglie una rampa per una.
Pant pant. Ce l'abbiam fatta...
Caffè che gorgoglia nella big caffettiera da sei. Michi ha fatto la spesa, pulito la mia casa, messo a posto i ripiani della cucina e preparato un piccolo giardino di piante odorose sul terrazzo: nell'oro e nell'arancio dei muri antichi risaltano timo, lavanda e rosmarino. Micaela dipinge e fa l'incisore, non poteva non comporre un bel quadro...
Michi mi lascia dopo un pò. Io faccio appena in tempo ad infilarmi la camicia da notte che squilla il citofono e si annuncia Simone, che non vedo/sento da mesi e che davvero non sapeva che tornavo oggi. Simone è l'uomo più bello della terra (un uomo Gillette, insomma, e ah non mi fate ripensare al passato!), come dirgli di no? E' salito e ci siamo raccontati un pò di vita, i miei tre mesi in America, il suo in Australia... Anche Simone dipinge, e la giornata è meravigliosa. Simone è inesorabilmente sposato con la donna più bella della terra, ma insomma indovina tutt'ora l'esatto momento in cui io sono a casa. La cosa mi piace.
Finalmente, dopo una serie di telefonate, riesco a raggiungere il mio piumino Ikea e ad arrotolarmici per un paio d'ore, in totale catalessi. Mi sveglia Tony Tarantino, un giovine pianista assolutamente geniale e bravissimo con cui ho suonato a Lecce in giugno, divertendomi un sacco e facendo insieme delle gran belle cose. Anche lui si stupisce, ma come appena tornata, è la prima volta che ti chiamo, come ho fatto a beccarti subito? Telepatico anche lui. Vorrà dire quarcosa, come dice sempre e comunque Manola? Beh, per me sì: che ho buoni amici di vecchia data, che ormai non han più nemmeno bisogno di pensarmi, ed eccoci collegati.
A proposito ecco che mi manda un sms Alberto: bello sentirti italiana. Baci e buon riposo. Alb.
Chris, che mi raggiunge per una pizza, sale a rivedere il nostro luogo di riunioni prima di metterci al lavoro di ripristino del computer. Ci raggiunge Loretta all'ora del gelato da passeggio, e tutti insieme andiamo a veder che c'è di nuovo a Messaggerie.
Voilà, ora ho di nuovo la connessione, e posso postare sul mio blog dalla mia scrivania in Roma.
P.S: fra i miei amici telepatici di oggi, anche Pedro Ruivo, il mio amico regista che mi scrive un sms di saluto dal suo Portogallo... Pazzesca, l'amicizia, che non conosce né il tempo né lo spazio. Sono a casa, ma anche nel mondo. Ho i piedi in terra, e il cuore nel cielo.
martedì, settembre 21, 2004
Amici ritrovati
Ecco, sono le 23 e 23. Sono due settimane che è tutto terribilmente sincronico.
Scrivo alle 11 e 11, guardo l'orologio alle 10 e 10, e oggi scopro che non solo sono nata lo stesso anno della figlia di Betsy, ma che mio fratello e sua figlia fanno gli anni lo stesso giorno, il 23 settembre. Se è per questo, stasera a cena scopro anche che il 23 settembre è anche l'anniversario di matrimonio di Patty e Jerry. Interessante, no?
Insomma, parto fra esattamente 15 ore e 42 minuti. Potreste anche giocarveli al lotto.
Ho nel frattempo appurato che domenica Nicola aveva bucato due gomme, il mio telefono inspiegabilmente non rispondeva solo a lui (ho ricevuto altre telefonate) e che lui effettivamente mi aveva chiamato dal mattino ogni mezz'ora (rimangono tuttavia alcuni punti oscuri, del tipo che mi avrebbe fatto comodo anche solo un piccione viaggiatore per sapere che dovevo fare del resto della mia vita, ma anyway), Julie e Julien erano completamente tra le nuvole e presi da una improvvisa e improrogabile passione per il rodeo (ce n'era uno alla fiera in città); di Alfredo non so nulla e quindi magari era l'unico stabile del gruppo, o invece giravano anche a lui, per via dell'entropia generale e diffusa.
In compenso io, nel mio vortice finale, da sola coi pacchetti e le buste della spesa, con gli appetizers che sono arrivati dopo la pastasciutta e gli ospiti molto prima, ho veramente sclerato.
Oltretutto, non mi ero accorta che, appena partito Ira e regolate le ultime faccende pratiche, avevo incominciato ad avere dei sintomi piuttosto inquietanti di collasso nervoso da stress (non dormo da più di una settimana per via dei concerti e delle registrazioni). Durante il concerto di sabato ho faticato a stare in piedi, a mantenere la concentrazione durante i soli e l'intonazione nei punti difficili.
Chi mi conosce sa che questo significa un concerto perfetto, piuttosto la morte ma il concerto deve salvarsi: Patty, che era presente alla serata, oggi mi ha detto che in realtà io non lo so, ma ho l'orecchio assoluto (anche Ira me l'ha detto l'altro giorno in sala, se n'è accorto perché si sentiva stonato rispetto a me e ha dovuto tirar fuori un pò il bocchino, ma controllando il pitch era giusto il mio...), perché ho raggiunto un livello di controllo di timbro e intonazione impressionante.
Impressionante cari signori è invece bensì il fatto di non essere mai svenuta in questi giorni, altro che perfect pitch. L'altra notte siamo andati avanti a forza di energy bars, mentre continuavamo a lavorare sodo fino al mattino...
In compenso, vi dicevo, da sabato notte ho brividi di freddo da battere i denti, e non riesco a recuperare temperatura nemmeno dormendo con - giuro - 5 copertone pesanti. Vorrà dire quarcosa , come ripete saggiamente la mia amica Manola.
La cosa peggiore è che in realtà fra sabato ed oggi ho avuto praticamente un inizio di crisi di panico vera e propria, con disorientamento e il cuore a mille, e mi s'è fermato lo stomaco. Sarà il caso che io mi dia una calmata.
Oggi con Nicola abbiam prima litigato violentemente via mail, poi fatto pace dal vivo. Domani in aereoporto mi ci porta Julie o Julien, a sorpresa, e insomma tutto sembra rientrato in una calma più gentile (ora devo solo convincere il mio stomaco e il mio cuore a ritornare nei loro allocamenti naturali, ma spero nel domani).
La mia stanza è giustamente vuota.
Ho due valigie col morto dentro.
Ho sentito il mio adorabile fratello che mi assicura il migliore dei viaggi, e mi raggiunge a Roma proprio il giorno del suo compleanno. Ho pranzato vegetariano con Keith, abbracciato Rusty, fatto una passeggiata lungo il fiume con Patty e visto Jerry al ristorante cinese. Domani bisognerà che una telefonata alla mamma, che finora non vi ho mai nominato, gliela faccia proprio...
Evito perché mia mamma è un catastrofico telegiornale sempre aggiornatissimo (fa anche le previsioni, ahimé), quindi non è proprio la persona che uno ha voglia di sentire prima di affrontare un viaggio... In genere mi dice che nevicherà, ci saranno un paio di terremoti e parecchie frane, un incendio di proporzioni immani, scoppierà una guerra nuova e comunque hanno appena stuprato due donne alla stazione Termini, dato fuoco a una triade di barboni sotto casa mia e rapinato il bar dell'aereoporto con la gente dentro. Inoltre, mi si sarà di sicuro allagata la casa, e sarà saltato il contatore nel tentativo - fallito - di evitare il cortocircuito che ha ridotto in fumo il mio appartamento. Una mamma rassicurante e di sostegno, insomma.
Non so dove scovi queste notizie. Fatto sta che guarda tutte le edizioni locali e nazionali, quindi prima o poi qualcosa trova. E poi è una persona molto fantasiosa, quello che non sa inventa, o ingigantisce, con risulati invero disastrosi per il mio già labile equilibrio psicofisico.
Ma negli ultimi 10 giorni, terribile a dirsi e meno male che non legge il blog, ho proprio sinceramente dimenticato di averla...
All'aereoporto a Roma mi vengono a prendere Michi ed Erika, Chris ha già recuperato tutti i programmi e gli updates per il mio Mac malato, Loretta non sta più nella pelle, e Lorenzo è ormai perso nello studio di tutta la tecnologia Apple nuova di zecca che si è procurato. Gli attori e Giuseppe Argirò, il loro regista, sono pronti all'invasione barbarica, poiché hanno già cominciato le prove dello spettacolo e aspettano me per mettere su le musiche e le improvvisazioni. Siena Jazz freme, e mi chiama sul cellulare. Tutto ok, si parte.
Ciao, America! Arrivederci...
Scrivo alle 11 e 11, guardo l'orologio alle 10 e 10, e oggi scopro che non solo sono nata lo stesso anno della figlia di Betsy, ma che mio fratello e sua figlia fanno gli anni lo stesso giorno, il 23 settembre. Se è per questo, stasera a cena scopro anche che il 23 settembre è anche l'anniversario di matrimonio di Patty e Jerry. Interessante, no?
Insomma, parto fra esattamente 15 ore e 42 minuti. Potreste anche giocarveli al lotto.
Ho nel frattempo appurato che domenica Nicola aveva bucato due gomme, il mio telefono inspiegabilmente non rispondeva solo a lui (ho ricevuto altre telefonate) e che lui effettivamente mi aveva chiamato dal mattino ogni mezz'ora (rimangono tuttavia alcuni punti oscuri, del tipo che mi avrebbe fatto comodo anche solo un piccione viaggiatore per sapere che dovevo fare del resto della mia vita, ma anyway), Julie e Julien erano completamente tra le nuvole e presi da una improvvisa e improrogabile passione per il rodeo (ce n'era uno alla fiera in città); di Alfredo non so nulla e quindi magari era l'unico stabile del gruppo, o invece giravano anche a lui, per via dell'entropia generale e diffusa.
In compenso io, nel mio vortice finale, da sola coi pacchetti e le buste della spesa, con gli appetizers che sono arrivati dopo la pastasciutta e gli ospiti molto prima, ho veramente sclerato.
Oltretutto, non mi ero accorta che, appena partito Ira e regolate le ultime faccende pratiche, avevo incominciato ad avere dei sintomi piuttosto inquietanti di collasso nervoso da stress (non dormo da più di una settimana per via dei concerti e delle registrazioni). Durante il concerto di sabato ho faticato a stare in piedi, a mantenere la concentrazione durante i soli e l'intonazione nei punti difficili.
Chi mi conosce sa che questo significa un concerto perfetto, piuttosto la morte ma il concerto deve salvarsi: Patty, che era presente alla serata, oggi mi ha detto che in realtà io non lo so, ma ho l'orecchio assoluto (anche Ira me l'ha detto l'altro giorno in sala, se n'è accorto perché si sentiva stonato rispetto a me e ha dovuto tirar fuori un pò il bocchino, ma controllando il pitch era giusto il mio...), perché ho raggiunto un livello di controllo di timbro e intonazione impressionante.
Impressionante cari signori è invece bensì il fatto di non essere mai svenuta in questi giorni, altro che perfect pitch. L'altra notte siamo andati avanti a forza di energy bars, mentre continuavamo a lavorare sodo fino al mattino...
In compenso, vi dicevo, da sabato notte ho brividi di freddo da battere i denti, e non riesco a recuperare temperatura nemmeno dormendo con - giuro - 5 copertone pesanti. Vorrà dire quarcosa , come ripete saggiamente la mia amica Manola.
La cosa peggiore è che in realtà fra sabato ed oggi ho avuto praticamente un inizio di crisi di panico vera e propria, con disorientamento e il cuore a mille, e mi s'è fermato lo stomaco. Sarà il caso che io mi dia una calmata.
Oggi con Nicola abbiam prima litigato violentemente via mail, poi fatto pace dal vivo. Domani in aereoporto mi ci porta Julie o Julien, a sorpresa, e insomma tutto sembra rientrato in una calma più gentile (ora devo solo convincere il mio stomaco e il mio cuore a ritornare nei loro allocamenti naturali, ma spero nel domani).
La mia stanza è giustamente vuota.
Ho due valigie col morto dentro.
Ho sentito il mio adorabile fratello che mi assicura il migliore dei viaggi, e mi raggiunge a Roma proprio il giorno del suo compleanno. Ho pranzato vegetariano con Keith, abbracciato Rusty, fatto una passeggiata lungo il fiume con Patty e visto Jerry al ristorante cinese. Domani bisognerà che una telefonata alla mamma, che finora non vi ho mai nominato, gliela faccia proprio...
Evito perché mia mamma è un catastrofico telegiornale sempre aggiornatissimo (fa anche le previsioni, ahimé), quindi non è proprio la persona che uno ha voglia di sentire prima di affrontare un viaggio... In genere mi dice che nevicherà, ci saranno un paio di terremoti e parecchie frane, un incendio di proporzioni immani, scoppierà una guerra nuova e comunque hanno appena stuprato due donne alla stazione Termini, dato fuoco a una triade di barboni sotto casa mia e rapinato il bar dell'aereoporto con la gente dentro. Inoltre, mi si sarà di sicuro allagata la casa, e sarà saltato il contatore nel tentativo - fallito - di evitare il cortocircuito che ha ridotto in fumo il mio appartamento. Una mamma rassicurante e di sostegno, insomma.
Non so dove scovi queste notizie. Fatto sta che guarda tutte le edizioni locali e nazionali, quindi prima o poi qualcosa trova. E poi è una persona molto fantasiosa, quello che non sa inventa, o ingigantisce, con risulati invero disastrosi per il mio già labile equilibrio psicofisico.
Ma negli ultimi 10 giorni, terribile a dirsi e meno male che non legge il blog, ho proprio sinceramente dimenticato di averla...
All'aereoporto a Roma mi vengono a prendere Michi ed Erika, Chris ha già recuperato tutti i programmi e gli updates per il mio Mac malato, Loretta non sta più nella pelle, e Lorenzo è ormai perso nello studio di tutta la tecnologia Apple nuova di zecca che si è procurato. Gli attori e Giuseppe Argirò, il loro regista, sono pronti all'invasione barbarica, poiché hanno già cominciato le prove dello spettacolo e aspettano me per mettere su le musiche e le improvvisazioni. Siena Jazz freme, e mi chiama sul cellulare. Tutto ok, si parte.
Ciao, America! Arrivederci...
lunedì, settembre 20, 2004
Mah.
Certo gli amici potevano aspettare a dimenticarmi, che fossi almeno partita.
Da ieri, o meglio ormai a quest'ora l'altroieri, latitanza europea assoluta. Al mio concerto per fortuna c'erano appunto i miei fan americani, perché se dovevo contare sui miei amici europei stavo fresca. Vabbè, ho pensato, in fondo questo è il mio lavoro: chiudo gli occhi e canto, e non ci penso che è il mio ultimo concerto qui a diecimila chilometri da casa. Va bééne va bééne va bééne, va bééne così, come direbbe Vasco.
Avevo scritto una mail a tutti per sapere chi veniva alla mia festa d'addio la sera di sabato, chi avesse cucinato cosa, e chi mi poteva aiutare con la macchina a far la spesa. Non che la festa non fosse stata annunciata già da due settimane... Ho anche chiesto se qualcuno sarebbe andato a far shopping al Mall per i regali, visto che tra una settimana parte anche Nicola, per esempio...
Ho pensato vabbè, dormono tutti, non l'ha letta nessuno... Plausibile.
...All'una chiamo Julien (avendo una figlia piccola era l'unico sveglio di sicuro), che mi dice ah sì la mail non l'ho letta, gli altri sono andati tutti al Mall a fare shopping...
Buongiorno.
Qui nessuno di noi possiede cellulari americani, quindi è come ai vecchi tempi: se non trovi nesssuno a casa non becchi nessuno fino a sera.
Io in più sono a piedi, di domenica non ci sono gli autobus e devo far la spesa per 15 persone. Direbbe Bridget Jones: telefonate ricevute 0, e-mail ricevute 0, dolci 73, alcolici 24, sigarette 91, fidanzati 0, kg in più sulla bilancia improvvisamente quest'oggi da un minuto all'altro 12; m.m.m.
Molto bene, invece: della serie (amara) chi fa da sé fa per tre, mi organizzo con Betsy, che gentilmente si offre di accompagnarmi e venirmi a riprendere al Mall dopo un paio d'ore, e di aspettarmi con la macchina fuori dai vari supermercati dove devo far la spesa.
Beh, devo dire che arrivata al Mall quando di sicuro tutti lo stavano lasciando, come dire, mi ha fatto venire su un magone abbastanza pesante, e hai voglia a respirare profondamente e a dire non è niente, è solo un caso, dài non ci pensare...
...Non è un caso: appena si diventa un pò più amici, ecco che si danno tante cose per scontate, prima fra tutte che l'amico non ci resta male se gli altri lo mollano lì a piedi quando avrebbe bisogno di parecchie cose, tra cui almeno un passaggio e sapere che si mangia stasera.
In fondo, stasera era la mia festa d'addio...
Insomma, ho fatto i miei acquisti con la maggior calma possibile, anche se qui far regali è invece praticamente impossibile e quindi mi sono subito arrabbiata perché di americano non c'è nulla, e quello che c'è ne sono pieni i negozi di tutto il mondo.
Che cavolo gli compro a mio cugino Giulio?
Qualche cosa buffa o carina per una donna si trova sempre, ma oddìo che gli compro a... e giù una sfilza di nomi maschili sulla mia lista, e nessun nome di regalo accanto. Tristezza doppia.
Com'è come non è, qualcosa ho poi trovato, e ho deciso finalmente di fare una pausa sulla piazza del centro commerciale (sì sì come al solito: rimbombi e aria condizionata, piante semifinte, eleganti ponti di mattonelle su finti ruscelli, finte cascate, finti getti d'acqua gorgoglianti).
Faccio prima un giro di perlustrazione per vedere cosa c'è di mangiabile, ed è veramente dura. Faccio un secondo giro, tante volte... Macché. Opto per una specie di tortilla con verdure che puntualmente mi verrà servita con qualcosa che non so, e che stavolta si rivelerà nella forma di un contorno (perché mai si contorna un PANINO con delle PATATINE?) di patatine fritte arrotolate in graziosi trucioli oleosi e fumanti.
Prima di questa avventura passo in bagno, mi lavo lentamente le mani pensando al triste pasto che mi aspetta. Uso ovviamente anche la toilette, e per usarla chiudo la porta, è ovvio. Gli occhi mi vanno allora su una pubblicità appesa proprio lì che sulle prime non comprendo, allora mentalmente la rileggo più volte, come aumentando di volume... Dice, folgorante:
TAKE BACK YOUR INDEPENDENCY.
Ah, già. Ci si mette anche Dio, adesso, come se non bastasse.
Certo che riprendo la mia indipendenza. Non faccio altro da anni, ho una certa esperienza nel settore. Preparerò la festa senza battere ciglio. Tanto vengono tutti i miei musicisti, compreso Harold che ho ritrovato dopo tutto questo tempo, e Allen, il nostro fonico, che adoro. E Tom, che anche lui è una fantastica persona.
Torno a casa dopo un paio di passaggi al supermercato (zucchine e basilico, feta e noci, pasta original De Cecco e pomodori pelati mica li posso comprare da Kroger!), e finalmente mi spalmo 15 mn sul letto, esausta.
Betsy, ci sono messaggi in segreteria? I'll go check my mail, if you don't mind... Qualcuno ha telefonato?
Niente, nessuno. Solo Tom stamattina, e ora Lucia che risponde alla mail e che tanto anche lei è a piedi e non può far nulla come me. Lei ieri è stata avvisata troppo tardi che nessuno sarebbe venuto al concerto, altrimenti poteva venire con me e Tom. Stasera è stata addirittura dimenticata a casa... Sarà mica che oltre alla misura del reggiseno condividiamo anche una certa innata trasparenza(non del reggiseno, cretini)?
Va bene, va tutto molto bene.
Mi lancio in bagno a pulire il lavandino con la superschiuma lavante, faccio sparire i mille oggettucoli radunati in equilibrio instabile un pò ovunque, raggiungo i fornelli alle 18 e 10 in punto, e comincio la mia opera.
Alle 19, ora precisa dell'inizio della festa (infatti i primi invitati americani erano già arrivati) telefona Nicola. Dov'eri, è tutto il giorno che ti cerco!
Rispondo a monosillabi, ma penso in realtà "non diciamo fesserie". Nicola abita a 500 metri da casa mia, e inoltre hanno inventato le segreterie telefoniche proprio per lasciarci i messaggi, guarda un pò...
Quick, send in the clowns, va tutto bene, sto preparando, arrivano un pò tutti, Alfredo e Nicola si mettono volenterosamente al lavoro, io ho la testa infilata nel mio sugo di verdure, e doso compulsivamente ogni ingrediente.
La pasta viene un capolavoro, sono tutti contenti, evviva, ciao, brindisi, arrivederci.
La mail, a un certo punto del giorno, l'hanno letta.
Secondo voi, qualcuno durante la serata ha avuto la faccia di chiedermi se al Mall c'ero poi stata, e come? Sarebbe stata la cosa più naturale del mondo, e sarebbe finita lì. Qualcuno ha forse menzionato, così en passant, che c'era stato lui?
Sulla giornata trascorsa, invece, una decisa omertà.
Va bééne va bééne va bééne... Parto fra 37 ore.
Da ieri, o meglio ormai a quest'ora l'altroieri, latitanza europea assoluta. Al mio concerto per fortuna c'erano appunto i miei fan americani, perché se dovevo contare sui miei amici europei stavo fresca. Vabbè, ho pensato, in fondo questo è il mio lavoro: chiudo gli occhi e canto, e non ci penso che è il mio ultimo concerto qui a diecimila chilometri da casa. Va bééne va bééne va bééne, va bééne così, come direbbe Vasco.
Avevo scritto una mail a tutti per sapere chi veniva alla mia festa d'addio la sera di sabato, chi avesse cucinato cosa, e chi mi poteva aiutare con la macchina a far la spesa. Non che la festa non fosse stata annunciata già da due settimane... Ho anche chiesto se qualcuno sarebbe andato a far shopping al Mall per i regali, visto che tra una settimana parte anche Nicola, per esempio...
Ho pensato vabbè, dormono tutti, non l'ha letta nessuno... Plausibile.
...All'una chiamo Julien (avendo una figlia piccola era l'unico sveglio di sicuro), che mi dice ah sì la mail non l'ho letta, gli altri sono andati tutti al Mall a fare shopping...
Buongiorno.
Qui nessuno di noi possiede cellulari americani, quindi è come ai vecchi tempi: se non trovi nesssuno a casa non becchi nessuno fino a sera.
Io in più sono a piedi, di domenica non ci sono gli autobus e devo far la spesa per 15 persone. Direbbe Bridget Jones: telefonate ricevute 0, e-mail ricevute 0, dolci 73, alcolici 24, sigarette 91, fidanzati 0, kg in più sulla bilancia improvvisamente quest'oggi da un minuto all'altro 12; m.m.m.
Molto bene, invece: della serie (amara) chi fa da sé fa per tre, mi organizzo con Betsy, che gentilmente si offre di accompagnarmi e venirmi a riprendere al Mall dopo un paio d'ore, e di aspettarmi con la macchina fuori dai vari supermercati dove devo far la spesa.
Beh, devo dire che arrivata al Mall quando di sicuro tutti lo stavano lasciando, come dire, mi ha fatto venire su un magone abbastanza pesante, e hai voglia a respirare profondamente e a dire non è niente, è solo un caso, dài non ci pensare...
...Non è un caso: appena si diventa un pò più amici, ecco che si danno tante cose per scontate, prima fra tutte che l'amico non ci resta male se gli altri lo mollano lì a piedi quando avrebbe bisogno di parecchie cose, tra cui almeno un passaggio e sapere che si mangia stasera.
In fondo, stasera era la mia festa d'addio...
Insomma, ho fatto i miei acquisti con la maggior calma possibile, anche se qui far regali è invece praticamente impossibile e quindi mi sono subito arrabbiata perché di americano non c'è nulla, e quello che c'è ne sono pieni i negozi di tutto il mondo.
Che cavolo gli compro a mio cugino Giulio?
Qualche cosa buffa o carina per una donna si trova sempre, ma oddìo che gli compro a... e giù una sfilza di nomi maschili sulla mia lista, e nessun nome di regalo accanto. Tristezza doppia.
Com'è come non è, qualcosa ho poi trovato, e ho deciso finalmente di fare una pausa sulla piazza del centro commerciale (sì sì come al solito: rimbombi e aria condizionata, piante semifinte, eleganti ponti di mattonelle su finti ruscelli, finte cascate, finti getti d'acqua gorgoglianti).
Faccio prima un giro di perlustrazione per vedere cosa c'è di mangiabile, ed è veramente dura. Faccio un secondo giro, tante volte... Macché. Opto per una specie di tortilla con verdure che puntualmente mi verrà servita con qualcosa che non so, e che stavolta si rivelerà nella forma di un contorno (perché mai si contorna un PANINO con delle PATATINE?) di patatine fritte arrotolate in graziosi trucioli oleosi e fumanti.
Prima di questa avventura passo in bagno, mi lavo lentamente le mani pensando al triste pasto che mi aspetta. Uso ovviamente anche la toilette, e per usarla chiudo la porta, è ovvio. Gli occhi mi vanno allora su una pubblicità appesa proprio lì che sulle prime non comprendo, allora mentalmente la rileggo più volte, come aumentando di volume... Dice, folgorante:
TAKE BACK YOUR INDEPENDENCY.
Ah, già. Ci si mette anche Dio, adesso, come se non bastasse.
Certo che riprendo la mia indipendenza. Non faccio altro da anni, ho una certa esperienza nel settore. Preparerò la festa senza battere ciglio. Tanto vengono tutti i miei musicisti, compreso Harold che ho ritrovato dopo tutto questo tempo, e Allen, il nostro fonico, che adoro. E Tom, che anche lui è una fantastica persona.
Torno a casa dopo un paio di passaggi al supermercato (zucchine e basilico, feta e noci, pasta original De Cecco e pomodori pelati mica li posso comprare da Kroger!), e finalmente mi spalmo 15 mn sul letto, esausta.
Betsy, ci sono messaggi in segreteria? I'll go check my mail, if you don't mind... Qualcuno ha telefonato?
Niente, nessuno. Solo Tom stamattina, e ora Lucia che risponde alla mail e che tanto anche lei è a piedi e non può far nulla come me. Lei ieri è stata avvisata troppo tardi che nessuno sarebbe venuto al concerto, altrimenti poteva venire con me e Tom. Stasera è stata addirittura dimenticata a casa... Sarà mica che oltre alla misura del reggiseno condividiamo anche una certa innata trasparenza(non del reggiseno, cretini)?
Va bene, va tutto molto bene.
Mi lancio in bagno a pulire il lavandino con la superschiuma lavante, faccio sparire i mille oggettucoli radunati in equilibrio instabile un pò ovunque, raggiungo i fornelli alle 18 e 10 in punto, e comincio la mia opera.
Alle 19, ora precisa dell'inizio della festa (infatti i primi invitati americani erano già arrivati) telefona Nicola. Dov'eri, è tutto il giorno che ti cerco!
Rispondo a monosillabi, ma penso in realtà "non diciamo fesserie". Nicola abita a 500 metri da casa mia, e inoltre hanno inventato le segreterie telefoniche proprio per lasciarci i messaggi, guarda un pò...
Quick, send in the clowns, va tutto bene, sto preparando, arrivano un pò tutti, Alfredo e Nicola si mettono volenterosamente al lavoro, io ho la testa infilata nel mio sugo di verdure, e doso compulsivamente ogni ingrediente.
La pasta viene un capolavoro, sono tutti contenti, evviva, ciao, brindisi, arrivederci.
La mail, a un certo punto del giorno, l'hanno letta.
Secondo voi, qualcuno durante la serata ha avuto la faccia di chiedermi se al Mall c'ero poi stata, e come? Sarebbe stata la cosa più naturale del mondo, e sarebbe finita lì. Qualcuno ha forse menzionato, così en passant, che c'era stato lui?
Sulla giornata trascorsa, invece, una decisa omertà.
Va bééne va bééne va bééne... Parto fra 37 ore.
domenica, settembre 19, 2004
L'elastico
I don't know... (l'intonazione di questa semplice frase da queste parti risulta essere circa una quinta giusta discendente, seguita immediatamente da un semitono giustapposto ulteriormente discendente).
Tutti qui ormai sanno che sono quella che canta con Ira Sullivan, e corrono voci che il disco sia magnifico (non solo non è missato, ma non è neanche realmente finito).
Ho incominciato a rimorchiare di brutto, completamente senza intenzione, uomini bellissimi. Uno nerissimo e fighissimo (ma del tutto fuori target, hey man come down che sei trooooppo giovane, ma insomma se non te ne vai un pensierino ce lo fò), stasera mi ha fatto un filo talmente serrato che a un certo punto Tom gli ha detto, tanto per chiarire il concetto, "hey Bob, tonight she's hanging out with me!"...
Insomma mi ha riconosciuta, mi ha detto che se gli mando il disco lo mette in radio (ci ha il suo programma personale di jazz, quindi immaginate il tipo filojazzista e molto Spike Lee, attillato e scattantissimo, e giusto quella scheggia di fuoriditesta che ha di certo il suo fascino; Gesù meno male che al jazz club è buio e che eravamo tutti seduti, così ho potuto guardarlo poco...). Continuava a ripetermi hey ti ho sentita cantare giovedì sera con Ira, pazzesco, she's bad, man, who is she?! Fai cose incredibili con la voce, come fai a avere quel suono di tromba sordinata (e dàgli, allora è una mania... Mi sono studiata tonnellate di dischi di Miles, se è per questo, ma anche di Trane, e Bird, e tanti altri... Mò perché riconosci la tromba ti senti figo...)? Hey girl you blew my mind, you really did! Hey Tom she blew my mind! (tutto ciò condito con uno spinning around di corpo e membra, la testa si muove a destra e sinistra scollegata dalle braccia, come nei film, hey hey)
Man, vabbè che sei figo e che mi piace quello che dici, ma parto fra due giorni e non sono un tipo veloce, lascia stare, va...
Sta un altro pò con noi al tavolo alto coi seggioloni, Bob, poi ci lascia (beh Tom era aggressivo, stasera, e avevamo parlato insieme dalla fine del nostro gig alle 11 fino ad ora che era l'una e mezza), lanciandoci un take it easy! come saluto molto hip.
D'altra parte io e Tom avevamo parlato tutta la sera di parecchi argomenti assolutamente non americani anche suggeriti da lui stesso, in particolare per esempio del fatto che le donne hanno orgasmi multipli... Lui dice beh ve lo meritate dopo tutto quello che passate mensilmente... (dillo a me che il ciclo m'è regolarmente venuto nelle date precise dei concerti più importanti qui, e il primo giorno di registrazione de mio disco, così ho dovuto rifare le mie tracce la settimana dopo...) Io gli ho fatto notare che certe cose sono just a gift, ma mica da tutti, e abbiamo riso di cuore davanti al nostro rigoroso bicchiere di Cabernet.
Ora il fatto che qui si beva tanto e tanto spesso vi dovrebbe dare la misura della noia mortale in cui si incorre quotidianamente. Il fatto che si parli di orgasmi multipli invece non vi deve indurre in errore: qui la libido è abbastanza latitante anche lei, anzi secondo me è proprio perché ce n'è poca che si beve, come unico passatempo possibile... Ma qualunque donna vera sa bene che la virilità è con ogni evidenza inversamente proporzionale al tasso alcolico del portatore, quindi meglio astenersi, da cosa vedete voi.
Stasera avevamo suonato al The Europa io e Tom Johnson (lui piano e sax) con Harold Nagge, Naggey o Naggy, prima o poi lo (ri)scoprirò (fu un problema anche molti anni fa, meno male che quando presenti i musicisti devi solo parlare e non scrivere, specie all'estero), che è un chitarrista bravissimo con cui ho suonato 12 anni fa e infatti il nome mi diceva qualcosa... Non vi dico il piacere di ritrovarsi dopo così tanto tempo, abbracci, felicità, e tanto per non perdere l'abitudine complimenti vicendevoli a iosa... Effettivamente abbiamo fatto proprio una serata di gran classe, e molto originale e piena di vera arte. Il posto era pieno dei molti fans americani che ormai non perdono una mia performance, comincio ad avere un vero seguito anche di esperti del settore, e l'organizzatore dei concerti era presente e mi ha pregata di dirgli quando sarò back in town, perché ha già dell'altro lavoro per me.
Infatti, a dirvela tutta, ho ufficialmente annunciato il mio ritorno "at Christmas time": anche Ira sostiene che il nostro progetto dobbiamo portarlo in giro dal vivo, perché è troppo bello. Can you imagine doing all this LIVE? Man...! e scuote la testa, come dire che non se lo riesce a immaginare come viene giù il teatro.
Più si avvicina la partenza, più scopro di essermi guadagnata una ferma appartenenza a questi luoghi.
Ora il problema è: come ritagliarsi un paio di settimane qua e un paio di settimane là, per poter tornare qui ogni pò di mesi?
Me lo dissero, dodici anni fa: Fabrizia, rimani... This is your place!
P.s: ho appena vinto un gioco, di quelli stupidi che uno fa con se stesso al ritorno dalle serate, tanto per perdere un altro pò di tempo prima di andare a letto con l'adrenalina ancora in circolo. Ho impostato l'ora e il giorno prima di cominciare a scrivere, poi me li sono dimenticati. Ho impostato a caso, senza assolutamente calcolare, erano più o meno le 2 e 38 e ho fatto ruotare i numeri nelle caselle del post fino ai numeri che mi piacevano al momento. Alzo gli occhi in questo attimo e sono proprio le 3 e 47.
Tutti qui ormai sanno che sono quella che canta con Ira Sullivan, e corrono voci che il disco sia magnifico (non solo non è missato, ma non è neanche realmente finito).
Ho incominciato a rimorchiare di brutto, completamente senza intenzione, uomini bellissimi. Uno nerissimo e fighissimo (ma del tutto fuori target, hey man come down che sei trooooppo giovane, ma insomma se non te ne vai un pensierino ce lo fò), stasera mi ha fatto un filo talmente serrato che a un certo punto Tom gli ha detto, tanto per chiarire il concetto, "hey Bob, tonight she's hanging out with me!"...
Insomma mi ha riconosciuta, mi ha detto che se gli mando il disco lo mette in radio (ci ha il suo programma personale di jazz, quindi immaginate il tipo filojazzista e molto Spike Lee, attillato e scattantissimo, e giusto quella scheggia di fuoriditesta che ha di certo il suo fascino; Gesù meno male che al jazz club è buio e che eravamo tutti seduti, così ho potuto guardarlo poco...). Continuava a ripetermi hey ti ho sentita cantare giovedì sera con Ira, pazzesco, she's bad, man, who is she?! Fai cose incredibili con la voce, come fai a avere quel suono di tromba sordinata (e dàgli, allora è una mania... Mi sono studiata tonnellate di dischi di Miles, se è per questo, ma anche di Trane, e Bird, e tanti altri... Mò perché riconosci la tromba ti senti figo...)? Hey girl you blew my mind, you really did! Hey Tom she blew my mind! (tutto ciò condito con uno spinning around di corpo e membra, la testa si muove a destra e sinistra scollegata dalle braccia, come nei film, hey hey)
Man, vabbè che sei figo e che mi piace quello che dici, ma parto fra due giorni e non sono un tipo veloce, lascia stare, va...
Sta un altro pò con noi al tavolo alto coi seggioloni, Bob, poi ci lascia (beh Tom era aggressivo, stasera, e avevamo parlato insieme dalla fine del nostro gig alle 11 fino ad ora che era l'una e mezza), lanciandoci un take it easy! come saluto molto hip.
D'altra parte io e Tom avevamo parlato tutta la sera di parecchi argomenti assolutamente non americani anche suggeriti da lui stesso, in particolare per esempio del fatto che le donne hanno orgasmi multipli... Lui dice beh ve lo meritate dopo tutto quello che passate mensilmente... (dillo a me che il ciclo m'è regolarmente venuto nelle date precise dei concerti più importanti qui, e il primo giorno di registrazione de mio disco, così ho dovuto rifare le mie tracce la settimana dopo...) Io gli ho fatto notare che certe cose sono just a gift, ma mica da tutti, e abbiamo riso di cuore davanti al nostro rigoroso bicchiere di Cabernet.
Ora il fatto che qui si beva tanto e tanto spesso vi dovrebbe dare la misura della noia mortale in cui si incorre quotidianamente. Il fatto che si parli di orgasmi multipli invece non vi deve indurre in errore: qui la libido è abbastanza latitante anche lei, anzi secondo me è proprio perché ce n'è poca che si beve, come unico passatempo possibile... Ma qualunque donna vera sa bene che la virilità è con ogni evidenza inversamente proporzionale al tasso alcolico del portatore, quindi meglio astenersi, da cosa vedete voi.
Stasera avevamo suonato al The Europa io e Tom Johnson (lui piano e sax) con Harold Nagge, Naggey o Naggy, prima o poi lo (ri)scoprirò (fu un problema anche molti anni fa, meno male che quando presenti i musicisti devi solo parlare e non scrivere, specie all'estero), che è un chitarrista bravissimo con cui ho suonato 12 anni fa e infatti il nome mi diceva qualcosa... Non vi dico il piacere di ritrovarsi dopo così tanto tempo, abbracci, felicità, e tanto per non perdere l'abitudine complimenti vicendevoli a iosa... Effettivamente abbiamo fatto proprio una serata di gran classe, e molto originale e piena di vera arte. Il posto era pieno dei molti fans americani che ormai non perdono una mia performance, comincio ad avere un vero seguito anche di esperti del settore, e l'organizzatore dei concerti era presente e mi ha pregata di dirgli quando sarò back in town, perché ha già dell'altro lavoro per me.
Infatti, a dirvela tutta, ho ufficialmente annunciato il mio ritorno "at Christmas time": anche Ira sostiene che il nostro progetto dobbiamo portarlo in giro dal vivo, perché è troppo bello. Can you imagine doing all this LIVE? Man...! e scuote la testa, come dire che non se lo riesce a immaginare come viene giù il teatro.
Più si avvicina la partenza, più scopro di essermi guadagnata una ferma appartenenza a questi luoghi.
Ora il problema è: come ritagliarsi un paio di settimane qua e un paio di settimane là, per poter tornare qui ogni pò di mesi?
Me lo dissero, dodici anni fa: Fabrizia, rimani... This is your place!
P.s: ho appena vinto un gioco, di quelli stupidi che uno fa con se stesso al ritorno dalle serate, tanto per perdere un altro pò di tempo prima di andare a letto con l'adrenalina ancora in circolo. Ho impostato l'ora e il giorno prima di cominciare a scrivere, poi me li sono dimenticati. Ho impostato a caso, senza assolutamente calcolare, erano più o meno le 2 e 38 e ho fatto ruotare i numeri nelle caselle del post fino ai numeri che mi piacevano al momento. Alzo gli occhi in questo attimo e sono proprio le 3 e 47.
sabato, settembre 18, 2004
Last track
Ecco, sono le 5 del mattino e torno adesso dallo studio di registrazione.
Abbiamo chiuso il progetto con una piccola chicca, sono successi molti miracoli oggi con Ira, e alla fine mi ha abbracciata e mi ha detto devo proprio dire grazie A Patty Coker che ti ha portata a cantare a Miami... I'm really proud to be part of this project.
Effettivamente ora il disco suona proprio come nei sogni...
Dice Ira che non dormirà fino alle otto almeno. In effetti anch'io non vedo come potrei averne voglia...
Domani, cioè fra 14 ore, ho il concerto con Tom Johnson e Harold Naggy.
Ma se ho passato questi giorni a sognare cose che si sono realizzate (non riesco nemmeno a parlarne, di questo disco... Ma ci pensate?), che ci vado a fare a dormire?
Non ci posso credere: in pochi giorni è nato un suono, un progetto, una band.
Io prima di Natale, con la scusa del missaggio e del mastering, torno qui.
Abbiamo chiuso il progetto con una piccola chicca, sono successi molti miracoli oggi con Ira, e alla fine mi ha abbracciata e mi ha detto devo proprio dire grazie A Patty Coker che ti ha portata a cantare a Miami... I'm really proud to be part of this project.
Effettivamente ora il disco suona proprio come nei sogni...
Dice Ira che non dormirà fino alle otto almeno. In effetti anch'io non vedo come potrei averne voglia...
Domani, cioè fra 14 ore, ho il concerto con Tom Johnson e Harold Naggy.
Ma se ho passato questi giorni a sognare cose che si sono realizzate (non riesco nemmeno a parlarne, di questo disco... Ma ci pensate?), che ci vado a fare a dormire?
Non ci posso credere: in pochi giorni è nato un suono, un progetto, una band.
Io prima di Natale, con la scusa del missaggio e del mastering, torno qui.
venerdì, settembre 17, 2004
Addii
Alla fine del concerto Donald mi stringe a se', con quel suo corpo grande e intenso, nero che nel buio gli spuntano i denti e gli occhi. "I'm gonna miss you, lady...".
Devo averlo guardato troppo stupita, ma poi comunque anche girandomi fra le sue braccia ero talmente avvolta che sembravo un coniglio spaventato quando non gli spuntano fuori nemmeno le orecchie. Lui era totalmente assorto nella sua verita', eppure mi ha sentita vibrare, e allora ha detto con ancora piu' forza ed emozione: "Keep doing what you're doing... You're humble. That's all music is all about. You've got it."
Parla lui.
E Ira di rincaro a dirmi ma quanto hai cantato bene, e' stato fantastico suonare con te, man (l'interiezione di rito mi lascia sempre un po' sessualmente confusa, ma tant'e')... Crazy lady, you play with the tunes... That was fun!
Parlano e parlano, e mi parlano, ma io ormai ubriaca di swing ascolto solo il ritmo delle parole, il suono delle frasi, puro be-bop naturale, blues spontaneo. Con le loro voci offuscate e raspose parlano in due tonalita' scure della voglia di suonare, del non avere orari quando la musica si manifesta, dell'energia sempre pronta a prorompere, della gioia nel conoscerci e nello scoprirci l'un l'altro, e ognuno se stesso ancora e di nuovo, in un processo che e' senza fine. Dice Ira il jazz e' la musica dell'eternita', il tempo non esiste, per questo puoi suonare velocissimo e non preoccuparti di farci entrare tutte le note che vuoi, tanto vanno da se'.
Stasera a un certo punto fra un pezzo e l'altro Ira mi fa che pezzo vuoi fare ora? Gli dico mah un blues, uno di Bird. Lui mi guarda dritto negli occhi, avvicinandosi molto al mio viso e parlando piano come per vendermi la dose, e mi fa, rauco: how fast can you do it? E quando Ira vuole un fast, man you'd better give it fast. E cosi' ho staccato il tempo in un momento di tale esaltazione per quello che stava accadendo, io che stacco un fast a Ira Sullivan, praticamente una cosa impossibile. In un nanosecondo ho staccato one, two, one two three four, ma veloce, veloce, il piu' up che potessi, anzi per l'esattezza veramente up, molto piu' del muro del suono.
Oddio ora mi spezzo e' stata la prima sensazione. L'attimo dopo come al solito volavo su Donald col pianoforte esploso in dissonanze, il bassista a spasso per la scala cromatica, il batterista che non gliene fregava piu' delle dodici misure, tanto quelle non si spostano, tornano sempre anche se non le chiami. E io e Ira viaggiavamo incredibilmente insieme, incredibilmente leggeri, milligrammi di ottavi a raffica prima in sinc e poi nei soli insieme ognuno per conto suo ma indissolubili, fast fast fast, io cosi' fast non c'ero mai andata, ma ad Ira gli ho detto che d'ora in poi suonero' solo fast, e lui brava, cosi' si fa, you crazy lady. In senso buono, aggiunge.
Tanto non e' fast, il tempo non esiste, ricordati, esiste solo il ritmo, e il jazz e' ritmo man, e' vita, e la vita sei tu che la metti ovunque tu vada con la tua musica. Perche' man tu sei jazzista. I jazzisti sono quelli che hanno la vocazione, man, non sono uguali agli altri. Sei tu che soffi la vita nella musica degli altri, man... Suonare e' come guidare. Guardi avanti, man, e non molli la concentrazione, non ti fai impressionare dai trucks che superi o che ti superano. You just keep going, man, keep going, guarda avanti, da qui a casa mia ci sono sedici ore ma io ne guido anche venti di seguito, keep going e non mollare l'orizzonte, non mollare la segnaletica, non mollare la strada sotto di te.
Mi sembrava mio padre quando m'insegnava a andare in bicicletta senza le rotelle laterali. Keep going, man, guarda dritto davanti, guarda lontano, spingi sui pedali e non fermarti, guarda qui, guarda me, guardami!
Donald non suonera' domani nella registrazione perche' sta soffrendo molto per il dolore alla spalla, e deve ripartire sabato per dei concerti a New York. E' da ieri che lo sento che le frasi non sono quelle, come interrotte prima della fine, e non c'e' tutta, l'irruenza che gli conosco, perche' se picchia davvero forte si vede che gli entra il dolore nell'osso. Ma ieri ed oggi con Ira ha fatto faville comunque, per chi non lo conosce e' stato divino, e pieno di vita... Solo io e Mark ci guardavamo, e avremmo davvero voluto guarirlo col pensiero, perche' la musica che crea e' puro nettare, just Heaven.
In compenso io e Donald ci organizzeremo per suonare insieme in Europa...
Ira e' tutto contento di venire in sala domani, eccitatissimo come un bambino, lui che stasera ci parlava di quando Bird voleva studiare la sinfonica, altro che droghe e alcool, I miss that cat! Bird che dopo di lui e' morta la poesia, e' morto il romanticismo, perche' nessun sassofonista ha piu' avuto quella sensibilita' nel porgere i temi degli standards...
Lady, cosa vuoi da bere? Qui ci sono olive col blue cheese. Mi piace il vestito che hai messo stasera. Vieni che ci sediamo. Hey Donald, vieni anche tu. Dove hanno messo gli stecchini? Oh che bello, passami una sigaretta che le mie le ho finite. E cosi', vai a New York? Lady, che pezzi facciamo domani? Io bisogna che torni a casa a Miami, dopo l'uragano. Sabato mattina sarebbe la cosa migliore...
Oh Gesu', venerdi' sabato domenica lunedi'.
Domani in sala, sabato concerto, domenica party d'addio euroamericano.
Lunedi' con Patty e Jerry Coker.
Martedi' 15:05, Delta Airlines.
Dodici ore. Keep going, guarda avanti, keep going, man!
E' finita.
Torno a casa.
I am blue.
Devo averlo guardato troppo stupita, ma poi comunque anche girandomi fra le sue braccia ero talmente avvolta che sembravo un coniglio spaventato quando non gli spuntano fuori nemmeno le orecchie. Lui era totalmente assorto nella sua verita', eppure mi ha sentita vibrare, e allora ha detto con ancora piu' forza ed emozione: "Keep doing what you're doing... You're humble. That's all music is all about. You've got it."
Parla lui.
E Ira di rincaro a dirmi ma quanto hai cantato bene, e' stato fantastico suonare con te, man (l'interiezione di rito mi lascia sempre un po' sessualmente confusa, ma tant'e')... Crazy lady, you play with the tunes... That was fun!
Parlano e parlano, e mi parlano, ma io ormai ubriaca di swing ascolto solo il ritmo delle parole, il suono delle frasi, puro be-bop naturale, blues spontaneo. Con le loro voci offuscate e raspose parlano in due tonalita' scure della voglia di suonare, del non avere orari quando la musica si manifesta, dell'energia sempre pronta a prorompere, della gioia nel conoscerci e nello scoprirci l'un l'altro, e ognuno se stesso ancora e di nuovo, in un processo che e' senza fine. Dice Ira il jazz e' la musica dell'eternita', il tempo non esiste, per questo puoi suonare velocissimo e non preoccuparti di farci entrare tutte le note che vuoi, tanto vanno da se'.
Stasera a un certo punto fra un pezzo e l'altro Ira mi fa che pezzo vuoi fare ora? Gli dico mah un blues, uno di Bird. Lui mi guarda dritto negli occhi, avvicinandosi molto al mio viso e parlando piano come per vendermi la dose, e mi fa, rauco: how fast can you do it? E quando Ira vuole un fast, man you'd better give it fast. E cosi' ho staccato il tempo in un momento di tale esaltazione per quello che stava accadendo, io che stacco un fast a Ira Sullivan, praticamente una cosa impossibile. In un nanosecondo ho staccato one, two, one two three four, ma veloce, veloce, il piu' up che potessi, anzi per l'esattezza veramente up, molto piu' del muro del suono.
Oddio ora mi spezzo e' stata la prima sensazione. L'attimo dopo come al solito volavo su Donald col pianoforte esploso in dissonanze, il bassista a spasso per la scala cromatica, il batterista che non gliene fregava piu' delle dodici misure, tanto quelle non si spostano, tornano sempre anche se non le chiami. E io e Ira viaggiavamo incredibilmente insieme, incredibilmente leggeri, milligrammi di ottavi a raffica prima in sinc e poi nei soli insieme ognuno per conto suo ma indissolubili, fast fast fast, io cosi' fast non c'ero mai andata, ma ad Ira gli ho detto che d'ora in poi suonero' solo fast, e lui brava, cosi' si fa, you crazy lady. In senso buono, aggiunge.
Tanto non e' fast, il tempo non esiste, ricordati, esiste solo il ritmo, e il jazz e' ritmo man, e' vita, e la vita sei tu che la metti ovunque tu vada con la tua musica. Perche' man tu sei jazzista. I jazzisti sono quelli che hanno la vocazione, man, non sono uguali agli altri. Sei tu che soffi la vita nella musica degli altri, man... Suonare e' come guidare. Guardi avanti, man, e non molli la concentrazione, non ti fai impressionare dai trucks che superi o che ti superano. You just keep going, man, keep going, guarda avanti, da qui a casa mia ci sono sedici ore ma io ne guido anche venti di seguito, keep going e non mollare l'orizzonte, non mollare la segnaletica, non mollare la strada sotto di te.
Mi sembrava mio padre quando m'insegnava a andare in bicicletta senza le rotelle laterali. Keep going, man, guarda dritto davanti, guarda lontano, spingi sui pedali e non fermarti, guarda qui, guarda me, guardami!
Donald non suonera' domani nella registrazione perche' sta soffrendo molto per il dolore alla spalla, e deve ripartire sabato per dei concerti a New York. E' da ieri che lo sento che le frasi non sono quelle, come interrotte prima della fine, e non c'e' tutta, l'irruenza che gli conosco, perche' se picchia davvero forte si vede che gli entra il dolore nell'osso. Ma ieri ed oggi con Ira ha fatto faville comunque, per chi non lo conosce e' stato divino, e pieno di vita... Solo io e Mark ci guardavamo, e avremmo davvero voluto guarirlo col pensiero, perche' la musica che crea e' puro nettare, just Heaven.
In compenso io e Donald ci organizzeremo per suonare insieme in Europa...
Ira e' tutto contento di venire in sala domani, eccitatissimo come un bambino, lui che stasera ci parlava di quando Bird voleva studiare la sinfonica, altro che droghe e alcool, I miss that cat! Bird che dopo di lui e' morta la poesia, e' morto il romanticismo, perche' nessun sassofonista ha piu' avuto quella sensibilita' nel porgere i temi degli standards...
Lady, cosa vuoi da bere? Qui ci sono olive col blue cheese. Mi piace il vestito che hai messo stasera. Vieni che ci sediamo. Hey Donald, vieni anche tu. Dove hanno messo gli stecchini? Oh che bello, passami una sigaretta che le mie le ho finite. E cosi', vai a New York? Lady, che pezzi facciamo domani? Io bisogna che torni a casa a Miami, dopo l'uragano. Sabato mattina sarebbe la cosa migliore...
Oh Gesu', venerdi' sabato domenica lunedi'.
Domani in sala, sabato concerto, domenica party d'addio euroamericano.
Lunedi' con Patty e Jerry Coker.
Martedi' 15:05, Delta Airlines.
Dodici ore. Keep going, guarda avanti, keep going, man!
E' finita.
Torno a casa.
I am blue.
giovedì, settembre 16, 2004
Amazing Grace
Ok. Ho quasi tutti i file, o meglio non riesco a capire cosa ho perso, il che e' buon segno. In compenso i-book e' tutto nudo,senza applicazioni, anche se posso vedere i files di testo e le immagini, e leggere gli spartiti dei Real Books. Non ho ancora riconfigurato per la connessione Internet via AOL, perche' ora il computer risulta di Sabrizia (Jerry il riparatore autorizzato e dissociato, oppure io ci ho la esse al posto della effe) e mi dice di dirgli la password, che non so. Santa Julie del Computer Science Department mi aiutera' stasera, credo...
Per il resto, sono giorni di illuminazione, malgrado il buio e la pioggia portati da Ivan in arrivo...
Questo terzo uragano del mese s'e' gia' sfogato amaramente sulle coste passando per Cuba e la Giamaica, pero' insomma di nuovo c'e' questa vibrazione strana nell'aria, come prima d'un terremoto, come se tutto si stesse fermando, subito prima di collassare.
E poi Betsy oggi improvvisamente si volta e mi fa:
"Sai, ti ho vista scrivere cosi' intensamente giorno e notte in questi mesi, ti ho vista rispondere a tanti messaggi, tante e-mails di gente che leggeva cio' che scrivevi per loro. Cosi' ho pensato che devo prendere esempio da te, dalla tua assiduita', dalla tua concentrazione e dalla tua motivazione. E' stupido che io passi i pomeriggi a giocare solitari con le carte al computer... Ho deciso che, come te un po' ogni giorno,voglio scrivere la storia della mia vita per i miei nipoti. Ora sono molto motivata per farlo."
Betsy ha 75 anni, e un cattivo tumore per il quale e' in chemioterapia pesante da alcuni mesi.
"Amazing Grace,
how sweet the sound
that saved a wretch like me!
I once was lost,
but now am found:
was blind,
but now I see."
Per il resto, sono giorni di illuminazione, malgrado il buio e la pioggia portati da Ivan in arrivo...
Questo terzo uragano del mese s'e' gia' sfogato amaramente sulle coste passando per Cuba e la Giamaica, pero' insomma di nuovo c'e' questa vibrazione strana nell'aria, come prima d'un terremoto, come se tutto si stesse fermando, subito prima di collassare.
E poi Betsy oggi improvvisamente si volta e mi fa:
"Sai, ti ho vista scrivere cosi' intensamente giorno e notte in questi mesi, ti ho vista rispondere a tanti messaggi, tante e-mails di gente che leggeva cio' che scrivevi per loro. Cosi' ho pensato che devo prendere esempio da te, dalla tua assiduita', dalla tua concentrazione e dalla tua motivazione. E' stupido che io passi i pomeriggi a giocare solitari con le carte al computer... Ho deciso che, come te un po' ogni giorno,voglio scrivere la storia della mia vita per i miei nipoti. Ora sono molto motivata per farlo."
Betsy ha 75 anni, e un cattivo tumore per il quale e' in chemioterapia pesante da alcuni mesi.
"Amazing Grace,
how sweet the sound
that saved a wretch like me!
I once was lost,
but now am found:
was blind,
but now I see."
Ira is now in town
E' arrivato Ira Sullivan. Quando ci siamo trovati prima della sua master class per prima cosa mi ha staccato un bacio sonoro e vigoroso, con abbraccio avvolgente, che qui e' una cosa molto rara, anzi due. (A proposito: qui gli uomini li fanno per lo piu' grandissimi, il che a parte crearmi una certa soggezione, risulta poi piacevole perche' almeno uno ci si puo' accocolare comodo quando ti danno il hug di rito, che in genere risulta essere un abbraccio un po' del cavolo, perche' e' di piatto e non abbraccia l'intero corpo, ma solo una spalla). Poi mi ha fatto morire dal ridere mentre andavamo in Facolta', raccontandomi perche' non prende piu' l'aereo (e' arrivato qui da Chicago dove si trovava per il Jazz Fest, si e' fatto 3500 miglia in macchina, e da qui torna a Miami, che sono altre tipo 14-16 ore di viaggio).
Una volta gli hanno perso la valigia con tutti i bocchini (all the mouthpieces, perche' lui gira con tromba flicorno sax tenore sax soprano e alcuni flauti), mentre stava andando a suonare in Canada. Gliel'hanno ritrovata dopo giorni, perche' intanto la valigia suddetta si era fatta mezzo giro del mondo, e lui aveva dovuto chiedere mouthpieces in prestito per i concerti. "Quando ho visto tutti i voli che aveva preso la mia valigia senza dirmi niente ho pensato: man! questa e' proprio una valigia da jazzista, qui le mouthpieces hanno deciso di andarsene a fare un giro da sole, man see ya, ci vediamo tra qualche giorno quando ci siamo stufate di girare, ora ce ne andiamo da sole in tour!"
Quando siamo arrivati all'auditorium erano gia' tutti li', e io me li sono proprio goduti, sul palco, tutti insieme... Donald, Keith, Mark, Rusty, Ira, e Carlos e Jerry, e insomma proprio non ci pensavo piu' mentre andavano avanti a suonare, e Ira inframezzava con accalorati discorsi agli studenti e raccontava la sua vita on the road, la musica di Chicago e quella di Miami, i night e le navi, il blues e la bossa... Quando han suonato Black Orpheus sul finale coronato Ira ha improvvisamente intonato sullo strumento lo "jamme jamme, jamme jamme ja' di Funiculi', Funicula'... aggiungendo dopo gli applausi "questo era per Fabrizia"... A un certo punto proprio per finire la lezione-concerto Ira mi chiama e mi presenta, a lovely singer from Rome, Italy, dicendo che stiamo facendo un disco insieme proprio in questi giorni... Il dream come true, insomma, ed eccomi a cantare a tempo rubato insieme a Donald, col microfono lontanissimo perche' man! dalla caga di star li' davvero e con l'acustica del teatro m'e' uscito un suonone della madonna e non c'era verso di tenerlo a bada. Abbiamo improvvisato insieme io ed Ira, e come al solito poi la gente era in visibilio, e io al settimo cielo.
Julie mi e' venuta a prendere alle 6, e abbiamo hang out fino all'ora del concerto al 4620. Con noi anche Lucia, mentre stasera tutti gli uomini della compagnia se ne stavano a rimorchio futile e nonchalant sulla strip, che sarebbe l'unico posto vivo dove ci sono luci e gente nei locali. Quando siamo entrate, dopo aver regolarmente presentato l'I.D., ovvero la carta d'identita' altrimenti nisba, l'energia nel club era da subito altissima, e i musicisti suonavano a mille, completamente arresi alla forza dirompente di Ira, che e' sempre il primo a divertirsi, e far sorgere la musica come fosse Excalibur dalla roccia fatata. Tre birre Sierra Nevada per noi al tavolo, e via ad ascoltare appassionatamente. Inaspettatamente dopo un po' compare Nicola, e cosi' il nostro gruppo ricomincia a parlare le tre lingue ufficiali di questo viaggio, perche' a quel punto i discorsi si intrecciavano troppo: ogni tanto ci scappava di parlare francese e italiano, allora poi l'inglese interveniva per riaggiornare tutti sull'accaduto.
Di nuovo Ira mi chiama sul palco, e li' devo dire che mi sono davvero superata, e non vi dico loro che cosa si sono messi a fare. Su Stella by Starlight Donald suonava tutto fuori, salti, sostituzioni e velocita' da Giant Steps praticamente, e io che ormai mi aspetto di tutto dritta per la mia strada, e lui che si divertiva ancora di piu' a sentirsi cosi' libero, si e' alzato e ha infilato le mani nel piano, e giu' ritmicita' condivisa e contagiosa, apertura totale, con noi fiati a rincorrerci nei fraseggi velocissimi e nelle note vertiginosamente appese a un pentagramma decisamente fuori scala. Boh, ci siamo abbracciati grondanti di sudore, ma nel locale normalmente si gela e c'e' la tramontana fissa dai bocchettoni sul palco. Non ci si lasciava piu', e io pensavo madonna quanto puzziamo e poi siamo proprio bagnati fradici e sarebbe meglio mettermi uno sciarpone... in realta' perche' l'emozione era troppa e cercavo scuse per uscirne. I miei fan urlavano (ma insomma li' gioco in casa), un sacco di sconosciuti (ma tutti musicisti, ho poi scoperto) son venuti a stringermi la mano nell'intermission, e io non ci ho capito niente fino alla fine del concerto.
In particolare un giovane trombettista pare bravisssimo mi ha chiesto man, ma come cavolo fai ad avere quel suono di tromba, e' bellissimo! E che cavolo ne so, man, io non penso alla tromba, semmai al mio sax, e comunque l'unica cosa che faccio e' che penso di essere uno strumento, penso come voi, cerco le note nel cielo... Man, man, man... E che cavolo ne so...
E un altro, di rimando (questo e' un batterista) man, secondo me a te piace Bjork... Man si' cavolo se mi piace, e ho pure suonato col suo tastierista arrangiatore produttore Hector Zazou, che ancora sono flashata da quel concerto, man...
Casa dolce casa, ora son qui che scrivo sul computer di Betsy (e ho colpi di sonno, perche' sono le 4 del mattino), dopo aver organizzato la difficile session di registrazione di venerdi'. Donald ha molto male a una spalla, sicche' mi ha chiesto di aspettare fino a domani che c'e' il secondo concerto con Ira, per vedere come va, ma insomma potrebbe non farcela a suonare nel disco. Con gli altri facciamo sicuramente una session notturna, e con Ira cominciamo dal pomeriggio ad aggiungere tracce insieme sul lavoro gia' fatto: ho pensato un'intro folle che se si fa sara' divina.
Che altro, guys? Che non amo piu' l'America, ma Dio sa se amo questa musica e questi musicisti. Wonderland e' finita, resta solo un memorabile soundtrack.
E come ogni volta, Ira chiude il suo concerto con un chorus appassionato di una lentissima Amazing Grace, in cui pero' tutti si inventano una armonizzazione estemporanea, e quasi una discreta linea di solo. Ringrazia Dio per avergli fatto dono della musica e del jazz, e della capacita' di suonare il suo strumento, e sull'ultimo applauso dice Goodnight, God bless you.
Una volta gli hanno perso la valigia con tutti i bocchini (all the mouthpieces, perche' lui gira con tromba flicorno sax tenore sax soprano e alcuni flauti), mentre stava andando a suonare in Canada. Gliel'hanno ritrovata dopo giorni, perche' intanto la valigia suddetta si era fatta mezzo giro del mondo, e lui aveva dovuto chiedere mouthpieces in prestito per i concerti. "Quando ho visto tutti i voli che aveva preso la mia valigia senza dirmi niente ho pensato: man! questa e' proprio una valigia da jazzista, qui le mouthpieces hanno deciso di andarsene a fare un giro da sole, man see ya, ci vediamo tra qualche giorno quando ci siamo stufate di girare, ora ce ne andiamo da sole in tour!"
Quando siamo arrivati all'auditorium erano gia' tutti li', e io me li sono proprio goduti, sul palco, tutti insieme... Donald, Keith, Mark, Rusty, Ira, e Carlos e Jerry, e insomma proprio non ci pensavo piu' mentre andavano avanti a suonare, e Ira inframezzava con accalorati discorsi agli studenti e raccontava la sua vita on the road, la musica di Chicago e quella di Miami, i night e le navi, il blues e la bossa... Quando han suonato Black Orpheus sul finale coronato Ira ha improvvisamente intonato sullo strumento lo "jamme jamme, jamme jamme ja' di Funiculi', Funicula'... aggiungendo dopo gli applausi "questo era per Fabrizia"... A un certo punto proprio per finire la lezione-concerto Ira mi chiama e mi presenta, a lovely singer from Rome, Italy, dicendo che stiamo facendo un disco insieme proprio in questi giorni... Il dream come true, insomma, ed eccomi a cantare a tempo rubato insieme a Donald, col microfono lontanissimo perche' man! dalla caga di star li' davvero e con l'acustica del teatro m'e' uscito un suonone della madonna e non c'era verso di tenerlo a bada. Abbiamo improvvisato insieme io ed Ira, e come al solito poi la gente era in visibilio, e io al settimo cielo.
Julie mi e' venuta a prendere alle 6, e abbiamo hang out fino all'ora del concerto al 4620. Con noi anche Lucia, mentre stasera tutti gli uomini della compagnia se ne stavano a rimorchio futile e nonchalant sulla strip, che sarebbe l'unico posto vivo dove ci sono luci e gente nei locali. Quando siamo entrate, dopo aver regolarmente presentato l'I.D., ovvero la carta d'identita' altrimenti nisba, l'energia nel club era da subito altissima, e i musicisti suonavano a mille, completamente arresi alla forza dirompente di Ira, che e' sempre il primo a divertirsi, e far sorgere la musica come fosse Excalibur dalla roccia fatata. Tre birre Sierra Nevada per noi al tavolo, e via ad ascoltare appassionatamente. Inaspettatamente dopo un po' compare Nicola, e cosi' il nostro gruppo ricomincia a parlare le tre lingue ufficiali di questo viaggio, perche' a quel punto i discorsi si intrecciavano troppo: ogni tanto ci scappava di parlare francese e italiano, allora poi l'inglese interveniva per riaggiornare tutti sull'accaduto.
Di nuovo Ira mi chiama sul palco, e li' devo dire che mi sono davvero superata, e non vi dico loro che cosa si sono messi a fare. Su Stella by Starlight Donald suonava tutto fuori, salti, sostituzioni e velocita' da Giant Steps praticamente, e io che ormai mi aspetto di tutto dritta per la mia strada, e lui che si divertiva ancora di piu' a sentirsi cosi' libero, si e' alzato e ha infilato le mani nel piano, e giu' ritmicita' condivisa e contagiosa, apertura totale, con noi fiati a rincorrerci nei fraseggi velocissimi e nelle note vertiginosamente appese a un pentagramma decisamente fuori scala. Boh, ci siamo abbracciati grondanti di sudore, ma nel locale normalmente si gela e c'e' la tramontana fissa dai bocchettoni sul palco. Non ci si lasciava piu', e io pensavo madonna quanto puzziamo e poi siamo proprio bagnati fradici e sarebbe meglio mettermi uno sciarpone... in realta' perche' l'emozione era troppa e cercavo scuse per uscirne. I miei fan urlavano (ma insomma li' gioco in casa), un sacco di sconosciuti (ma tutti musicisti, ho poi scoperto) son venuti a stringermi la mano nell'intermission, e io non ci ho capito niente fino alla fine del concerto.
In particolare un giovane trombettista pare bravisssimo mi ha chiesto man, ma come cavolo fai ad avere quel suono di tromba, e' bellissimo! E che cavolo ne so, man, io non penso alla tromba, semmai al mio sax, e comunque l'unica cosa che faccio e' che penso di essere uno strumento, penso come voi, cerco le note nel cielo... Man, man, man... E che cavolo ne so...
E un altro, di rimando (questo e' un batterista) man, secondo me a te piace Bjork... Man si' cavolo se mi piace, e ho pure suonato col suo tastierista arrangiatore produttore Hector Zazou, che ancora sono flashata da quel concerto, man...
Casa dolce casa, ora son qui che scrivo sul computer di Betsy (e ho colpi di sonno, perche' sono le 4 del mattino), dopo aver organizzato la difficile session di registrazione di venerdi'. Donald ha molto male a una spalla, sicche' mi ha chiesto di aspettare fino a domani che c'e' il secondo concerto con Ira, per vedere come va, ma insomma potrebbe non farcela a suonare nel disco. Con gli altri facciamo sicuramente una session notturna, e con Ira cominciamo dal pomeriggio ad aggiungere tracce insieme sul lavoro gia' fatto: ho pensato un'intro folle che se si fa sara' divina.
Che altro, guys? Che non amo piu' l'America, ma Dio sa se amo questa musica e questi musicisti. Wonderland e' finita, resta solo un memorabile soundtrack.
E come ogni volta, Ira chiude il suo concerto con un chorus appassionato di una lentissima Amazing Grace, in cui pero' tutti si inventano una armonizzazione estemporanea, e quasi una discreta linea di solo. Ringrazia Dio per avergli fatto dono della musica e del jazz, e della capacita' di suonare il suo strumento, e sull'ultimo applauso dice Goodnight, God bless you.
mercoledì, settembre 15, 2004
Hard Drive, Sed Drive
Allora:
- "Hello M'a'am, that's Jerry. Your hard drive is dead."
L'hard drive e' morto. Mamma mia come suona male.
Normalmente prima di sostituirlo si riescono a recuperare quasi tutti i dati.
Naturalmente, dal mio no.
Non risponde, non viene riconosciuto, lavora due minuti al massimo per volta... Dice Jerry se vuoi ci provo, ma ti viene a costare un botto di ore di lavoro, e non sono nemmeno sicuro di poter riuscire a far molto di piu'...
Lascia stare, Jerry, replace it, mettimi il software agiornato e come diceva mia nonna di Pantelleria "banduna la trippa", che sarebbe come dire lascia li' il piatto con la trippa che se lo mangino pure altri...
Se vi ricordate, assidui lettori, le mie vicissitudini iniziali, e se considerate che sono partita con il computer rinnovato in tutti i suoi updating, con la Ram triplicata, il sistema operativo nuovo, e se ci mettete anche che per far tutto questo ho chiaramente dovuto riinizializzare ogni cosa... Beh c'e' da fare almeno alcune considerazioni:
1 - che sfiga.
2 - che culo: se non avessi fatto tutti i back ups a Roma, se a Roma non avessi comunque tutti i programmi, ora piangerei disperatamente i miei dati, anzi data, e le mie applicazioni.
3 - ho in ogni caso fatto poche cose qui, soprattutto files di testo e immagini, e ne ho i back ups (se Dio vuole che funzionino i cd roms al mio ritorno): la maggior parte dei miei scritti e' gia' in rete. Le vostre e-mails piu' importanti sono stampate, o memorizzate sui servers. Nulla si perde, e se nulla si crea, tutto pur sempre si trasforma
4 - qualcosa di fondamentale manchera' all'appello quasi sicuramente, tipo alcune foto, credo, e tutto cio' che mi avete allegato alle e-mails in questi mesi. Ma pazienza, recupereremo.
5 - non devo collegare i-pod. Non devo collegare i-pod. Non devo collegare i-pod... Se me ne dimentico lui appena si collega si aggiorna, il che significa che siccome sul computer non c'e' piu' nulla perdo tutta la mia musica... 1535 brani, credo sui cinque giorni di note, ininterrottamente. Non devo collegare i-pod, non devo collegare i-pod...
6 - Si e' rotto l'HD esattamente il giorno in cui io mi riformattavo il cervello su alcuni argomenti fondamentali della mia vita. Dovro' quindi tener conto anche di questo, e nel reinserire memorie vedro' di non attaccarmi al passato, che' mi si rallenta il processore.
So, folks, manca una settimana all'arrivo: mercoledi' prossimo a quest'ora potete essere gia' tutti a casa mia a suonare il citofono. Qui sono le 10 del mattino, e le 16 da voi. Io arrivo alle 8:55, e mi viene a prendere Micaela. Loretta ci raggiunge dopo il lavoro. Voialtri fate un po' squillare i telefoni, e Christian-WhaRecords mi raccomando ti aspetto la sera per aiutarmi perlomeno a collegarmi via modem, mentre ti racconto dal vivo le ultime novita' del viaggio. Anche se in questi mesi abbiamo usato a fondo i nostri Nokia con mms video e audio, sara' uno spasso parlarci finalmente in analogico, magari davanti alla megapizza di Pizzare': altro che bluetooth! Vincenzo, se sei in ascolto, preparati anche tu a farmi recuperare i gadgets per i-tunes che mi avevi gentilmente aggiunto sul desktop... Attori dei corsi di Roma, unitevi dopo la lezione del mercoledi' sera (che prima di partir fu fra le mie) e passate nottetempo dall'Ostello, neh?
Love y'all, gente, non vedo l'ora di riabbracciarvi tutti quanti!
- "Hello M'a'am, that's Jerry. Your hard drive is dead."
L'hard drive e' morto. Mamma mia come suona male.
Normalmente prima di sostituirlo si riescono a recuperare quasi tutti i dati.
Naturalmente, dal mio no.
Non risponde, non viene riconosciuto, lavora due minuti al massimo per volta... Dice Jerry se vuoi ci provo, ma ti viene a costare un botto di ore di lavoro, e non sono nemmeno sicuro di poter riuscire a far molto di piu'...
Lascia stare, Jerry, replace it, mettimi il software agiornato e come diceva mia nonna di Pantelleria "banduna la trippa", che sarebbe come dire lascia li' il piatto con la trippa che se lo mangino pure altri...
Se vi ricordate, assidui lettori, le mie vicissitudini iniziali, e se considerate che sono partita con il computer rinnovato in tutti i suoi updating, con la Ram triplicata, il sistema operativo nuovo, e se ci mettete anche che per far tutto questo ho chiaramente dovuto riinizializzare ogni cosa... Beh c'e' da fare almeno alcune considerazioni:
1 - che sfiga.
2 - che culo: se non avessi fatto tutti i back ups a Roma, se a Roma non avessi comunque tutti i programmi, ora piangerei disperatamente i miei dati, anzi data, e le mie applicazioni.
3 - ho in ogni caso fatto poche cose qui, soprattutto files di testo e immagini, e ne ho i back ups (se Dio vuole che funzionino i cd roms al mio ritorno): la maggior parte dei miei scritti e' gia' in rete. Le vostre e-mails piu' importanti sono stampate, o memorizzate sui servers. Nulla si perde, e se nulla si crea, tutto pur sempre si trasforma
4 - qualcosa di fondamentale manchera' all'appello quasi sicuramente, tipo alcune foto, credo, e tutto cio' che mi avete allegato alle e-mails in questi mesi. Ma pazienza, recupereremo.
5 - non devo collegare i-pod. Non devo collegare i-pod. Non devo collegare i-pod... Se me ne dimentico lui appena si collega si aggiorna, il che significa che siccome sul computer non c'e' piu' nulla perdo tutta la mia musica... 1535 brani, credo sui cinque giorni di note, ininterrottamente. Non devo collegare i-pod, non devo collegare i-pod...
6 - Si e' rotto l'HD esattamente il giorno in cui io mi riformattavo il cervello su alcuni argomenti fondamentali della mia vita. Dovro' quindi tener conto anche di questo, e nel reinserire memorie vedro' di non attaccarmi al passato, che' mi si rallenta il processore.
So, folks, manca una settimana all'arrivo: mercoledi' prossimo a quest'ora potete essere gia' tutti a casa mia a suonare il citofono. Qui sono le 10 del mattino, e le 16 da voi. Io arrivo alle 8:55, e mi viene a prendere Micaela. Loretta ci raggiunge dopo il lavoro. Voialtri fate un po' squillare i telefoni, e Christian-WhaRecords mi raccomando ti aspetto la sera per aiutarmi perlomeno a collegarmi via modem, mentre ti racconto dal vivo le ultime novita' del viaggio. Anche se in questi mesi abbiamo usato a fondo i nostri Nokia con mms video e audio, sara' uno spasso parlarci finalmente in analogico, magari davanti alla megapizza di Pizzare': altro che bluetooth! Vincenzo, se sei in ascolto, preparati anche tu a farmi recuperare i gadgets per i-tunes che mi avevi gentilmente aggiunto sul desktop... Attori dei corsi di Roma, unitevi dopo la lezione del mercoledi' sera (che prima di partir fu fra le mie) e passate nottetempo dall'Ostello, neh?
Love y'all, gente, non vedo l'ora di riabbracciarvi tutti quanti!
martedì, settembre 14, 2004
Infanzia delle Cose
Oggi la temperatura aiutava, e il cielo era tutto azzurro gia' all'alba...
Fuori era fresco, ogni sorta di insetto volante se ne andava impollinando di fiore in fiore, ed anch'io zampettavo nell'erba alta, ed ero felice .
In pace, per l'esattezza.
Come quand'ero bambina, e non mi chiedevo perche' lo ero: felice, bambina, in pace. Viaggiavo leggera nella vita, e andavo a cercare il mio amichetto Bruno, che amavo tanto.
Oggi se il cuore ci palpita al pensiero di qualcuno, subito andiamo intessendo complicate trame, ordite di oscure teorie di innamoramenti.
Invece da bambina ero innamorata e non lo sapevo, ed era bellissimo cosi': ero libera di scendere sulla spiaggia di sassi ad incontrare colui che mi incantava ogni giorno con doni di conchiglie e gusci di ricci in tonalita' digradanti di azzurri, porpora e albicocca. Eravamo entrambi liberi di scalare gli scogli, e cacciare granchi dai buchi, staccando dalla sabbia meravigliose e pulsanti stelle marine in fondo allo slancio dei nostri tuffi.
Non ci chiedevamo se fosse bene o male. Semplicemente andavamo scoprendo la vita giorno per giorno, con la semplicita' del gioco e la serieta' della ricerca.
Non c'era bisogno di chiederci cosa fosse, quella voglia sicura di condividere il tempo ed ogni nuova scoperta. Che la giornata non finisse mai! Tanto che diventava difficile per i genitori recuperarci al tramonto nei filari delle vigne, in fondo ai pollai e alle stalle, o giu' a spegnerci la sete delle nostre rincorse, abbeverandoci alla sorgente d'acqua dolce, rivelata per noi soltanto fra le pietre e la risacca.
Ricordo un tempo maturo di messi, assolato di grappoli e pesche, rigonfio di fichi pesanti e grandi muri di cactus. Ricordo bambini responsabili che parlavano del loro futuro, mentre cucivano insieme sogni indipendenti nel silenzio delle loro gioiose e tranquille solitudini intrecciate.
Ritrovo quel tempo proprio oggi, nell'odore dei prati falciati di fresco, nel fresco della brezza sottile, nel frusciare delle code di scoiattolo in fuga sui tronchi a perpendicolo. Osservo il mondo sereno quest'oggi, e sorrido rinnovata in questo paradiso primaverile, insospettabilmente sospeso appena sull'orlo del solstizio d'autunno.
Fuori era fresco, ogni sorta di insetto volante se ne andava impollinando di fiore in fiore, ed anch'io zampettavo nell'erba alta, ed ero felice .
In pace, per l'esattezza.
Come quand'ero bambina, e non mi chiedevo perche' lo ero: felice, bambina, in pace. Viaggiavo leggera nella vita, e andavo a cercare il mio amichetto Bruno, che amavo tanto.
Oggi se il cuore ci palpita al pensiero di qualcuno, subito andiamo intessendo complicate trame, ordite di oscure teorie di innamoramenti.
Invece da bambina ero innamorata e non lo sapevo, ed era bellissimo cosi': ero libera di scendere sulla spiaggia di sassi ad incontrare colui che mi incantava ogni giorno con doni di conchiglie e gusci di ricci in tonalita' digradanti di azzurri, porpora e albicocca. Eravamo entrambi liberi di scalare gli scogli, e cacciare granchi dai buchi, staccando dalla sabbia meravigliose e pulsanti stelle marine in fondo allo slancio dei nostri tuffi.
Non ci chiedevamo se fosse bene o male. Semplicemente andavamo scoprendo la vita giorno per giorno, con la semplicita' del gioco e la serieta' della ricerca.
Non c'era bisogno di chiederci cosa fosse, quella voglia sicura di condividere il tempo ed ogni nuova scoperta. Che la giornata non finisse mai! Tanto che diventava difficile per i genitori recuperarci al tramonto nei filari delle vigne, in fondo ai pollai e alle stalle, o giu' a spegnerci la sete delle nostre rincorse, abbeverandoci alla sorgente d'acqua dolce, rivelata per noi soltanto fra le pietre e la risacca.
Ricordo un tempo maturo di messi, assolato di grappoli e pesche, rigonfio di fichi pesanti e grandi muri di cactus. Ricordo bambini responsabili che parlavano del loro futuro, mentre cucivano insieme sogni indipendenti nel silenzio delle loro gioiose e tranquille solitudini intrecciate.
Ritrovo quel tempo proprio oggi, nell'odore dei prati falciati di fresco, nel fresco della brezza sottile, nel frusciare delle code di scoiattolo in fuga sui tronchi a perpendicolo. Osservo il mondo sereno quest'oggi, e sorrido rinnovata in questo paradiso primaverile, insospettabilmente sospeso appena sull'orlo del solstizio d'autunno.
lunedì, settembre 13, 2004
Manifestazione e Compimento
Andare in piazza e' relativamente facile.
ESSERE la piazza e' piu' difficile.
Come posso costruire una societa' egualitaria e pacifista, se io stesso sfrutto, appena mi e' possibile, il piu' debole e colui che si trova per qualsivoglia motivo in momentanea inferiorita'?
Come posso edificare un mondo non ferocemente globalizzato, se io stesso mi indebolisco gettando via talenti ed energia, buttandomi via come il piu' basso degli schiavi?
Se l'uguaglianza, la pace e la dignita' personale non sono in me, come potro' crearle al di fuori?
La liberta' dovrebbe prima manifestarsi nel piccolo e nel privato, altrimenti nel grande e nel pubblico sara' solo mistificazione, simulacro e simulazione.
Credo che la liberta' non ammetta vie di comodo. Essa scorre come l'acqua, e non si accumula in nessun luogo.
"Liberta' e' partecipazione" diceva il buon Gaber. "Liberta' non e' star sopra un albero", "non e' uno spazio libero"...
Sembra retorica, invece e' solo realta': non si puo' costruire nulla da un'idea che prima non si possieda, chiara e ferma, nel cuore.
ESSERE la piazza e' piu' difficile.
Come posso costruire una societa' egualitaria e pacifista, se io stesso sfrutto, appena mi e' possibile, il piu' debole e colui che si trova per qualsivoglia motivo in momentanea inferiorita'?
Come posso edificare un mondo non ferocemente globalizzato, se io stesso mi indebolisco gettando via talenti ed energia, buttandomi via come il piu' basso degli schiavi?
Se l'uguaglianza, la pace e la dignita' personale non sono in me, come potro' crearle al di fuori?
La liberta' dovrebbe prima manifestarsi nel piccolo e nel privato, altrimenti nel grande e nel pubblico sara' solo mistificazione, simulacro e simulazione.
Credo che la liberta' non ammetta vie di comodo. Essa scorre come l'acqua, e non si accumula in nessun luogo.
"Liberta' e' partecipazione" diceva il buon Gaber. "Liberta' non e' star sopra un albero", "non e' uno spazio libero"...
Sembra retorica, invece e' solo realta': non si puo' costruire nulla da un'idea che prima non si possieda, chiara e ferma, nel cuore.
domenica, settembre 12, 2004
Razza in estinzione
"Pare che l'estinzione sia intrinseca all'evoluzione", scrive il matematico Mark Buchanan nel suo libro "Ubiquita'", che vi consiglio caldamente di leggere.
Nell'ipotetico paese piu' moderno del mondo, pullulano gli obesi, i malati, i junkies....
Non si cammina piu'.
Ci si imbottisce di medicinali e vitamine, e per mantenere alto il livello di sogno questo e' il minimo che si possa fare: non invecchiare, non sentire, non prendere coscienza.
Tenere accesi i motori, i ventilatori, le luci, e lasciar scorrere l'acqua.
Buttare tonnellate di materiale riciclabile ogni giorno, senza riciclarlo.
Cementificare, plastificare, imitare, clonare, modificare.
Si vive una vita rigorosamente al chiuso, con la temperatura fermamente regolata sui 15 gradi centigradi.
Socialita' zero, se non fosse per i party del fine settimana ad altissimo tenore alcoolico e analgesico, e bassissima moralita' generale.
Il cibo e' di plastica, l'acqua e' inquinata, i fiori e le piante appena li porti a casa dal supermercato perdono colore (mai visto succedere altrove).
Non esiste una cultura del "bello": non c'e' gusto nel vestire, nel mangiare, nell'arredare e nel costruire.
Non credo ci sia gusto nell'amicizia, nel legame, come direbbe la volpe al Piccolo Principe.
Non c'e' alcun gusto nella vita stessa, ovvio che si tenda a fuggirla.
In compenso si puo' riprofumare tutto con tutto (esistono spray profumati per vestiti gia' usati), e i colori sono sempre fantasticamente sgargianti come in una eterna estate dell'anima. Ma penso all'India e all'Africa, dove i colori esistono davvero, e le donne sono sempre belle, sempre intense e vere... Qui al colore manca la vita, e cosi' tutto mi appare orrendamente smorto anche quando fa a pugni con la luce (al neon).
Per quanto riguarda le occasioni di festeggiamento (di nuovo penso all'India e ai fiori nei capelli per andare al tempio, penso ai saree multicolori o alle grandi casacche africane coi disegni batik, nei raduni danzanti nella polvere e nel fango...), ci sono interi reparti nei supermercati, file e file di frasi gia' pronte su biglietti, carte, pacchi, torte e palloncini.
Non c'e' insomma bisogno di fare ALCUNO sforzo.
Smettiamo di pensare, gente.
Tanto e' evidente: se questo e' il nostro futuro, siamo gia' morti.
Nell'ipotetico paese piu' moderno del mondo, pullulano gli obesi, i malati, i junkies....
Non si cammina piu'.
Ci si imbottisce di medicinali e vitamine, e per mantenere alto il livello di sogno questo e' il minimo che si possa fare: non invecchiare, non sentire, non prendere coscienza.
Tenere accesi i motori, i ventilatori, le luci, e lasciar scorrere l'acqua.
Buttare tonnellate di materiale riciclabile ogni giorno, senza riciclarlo.
Cementificare, plastificare, imitare, clonare, modificare.
Si vive una vita rigorosamente al chiuso, con la temperatura fermamente regolata sui 15 gradi centigradi.
Socialita' zero, se non fosse per i party del fine settimana ad altissimo tenore alcoolico e analgesico, e bassissima moralita' generale.
Il cibo e' di plastica, l'acqua e' inquinata, i fiori e le piante appena li porti a casa dal supermercato perdono colore (mai visto succedere altrove).
Non esiste una cultura del "bello": non c'e' gusto nel vestire, nel mangiare, nell'arredare e nel costruire.
Non credo ci sia gusto nell'amicizia, nel legame, come direbbe la volpe al Piccolo Principe.
Non c'e' alcun gusto nella vita stessa, ovvio che si tenda a fuggirla.
In compenso si puo' riprofumare tutto con tutto (esistono spray profumati per vestiti gia' usati), e i colori sono sempre fantasticamente sgargianti come in una eterna estate dell'anima. Ma penso all'India e all'Africa, dove i colori esistono davvero, e le donne sono sempre belle, sempre intense e vere... Qui al colore manca la vita, e cosi' tutto mi appare orrendamente smorto anche quando fa a pugni con la luce (al neon).
Per quanto riguarda le occasioni di festeggiamento (di nuovo penso all'India e ai fiori nei capelli per andare al tempio, penso ai saree multicolori o alle grandi casacche africane coi disegni batik, nei raduni danzanti nella polvere e nel fango...), ci sono interi reparti nei supermercati, file e file di frasi gia' pronte su biglietti, carte, pacchi, torte e palloncini.
Non c'e' insomma bisogno di fare ALCUNO sforzo.
Smettiamo di pensare, gente.
Tanto e' evidente: se questo e' il nostro futuro, siamo gia' morti.
Mi si e' rotto l'hard disk
Eccoci.
Mai avuto problemi col Mac in tanti anni, lo stavo dicendo l'altroieri a Julie, e lei dai che insisteva a rispondermi guarda che prima o poi capita a tutti, Mac o non Mac... Tra l'altro scusate la grafia e gli accenti mancanti, questo da cui scrivo e' un computer americano...
Insomma ieri notte il mio i-book ha cominciato a far strani rumori, e non andava avanti, e non si riaccendeva, e se si riaccendeva mi dava tutto un altro dock sul desktop, insomma una tragedia. Ho fatto appena in tempo a fare qualche nuovo back up, poi il silenzio, o meglio uno stratratrack stratrack stratratrack da far paura...
Lunedi' lo porto da Eastern Computers qui su Kingston Pike Ave, vediamo che mi dicono... Christian preparati a riformattare tutto dall'inizio...
Che strana sensazione. Di nuovo tabula rasa, e il senso di sradicamento dalle poche certezze che uno si porta appresso nel portatile. Per fortuna la mia musica e' nel i-pod (che non gode nemmeno lui di ottima salute, non so perche'), e tutte le cose importanti sono gia' sul sito, salvo qualche ultima foto ancora nella macchina digitale, e qualche file sfuggito al salvataggio, ma poco male...
Oggi dopo la session di registrazione ho raggiunto gli altri al barbecue da Georges e Nicola. Il tasso alcoolico era piuttosto elevato gia' alle dieci di sera, Tom dopo poco e' sparito in casa a dormire sul divano di Nic quindi figuriamoci. A proposito, ho letto il comment postato ieri da Alfredo e Nicola, grazie, guys, siete davvero degli amici anche se palesemente non siete vegetariani! Ero effettivamente un po' giu', ma succede... Certo invece di fare gli spiritosi lo shot di Jack (Daniels, immagino) potevate portarmelo. Non che aiuti veramente, ma con voi due presenti la vita sarebbe stata piu' leggera...
Ci sono nuovi arrivati italiani, io ho conosciuto Lucia che e' proprio simpatica e ci abbiamo la stessa misura di reggiseno, quindi come dire ci capiamo senza nemmeno bisogno di parlarci (Sister Betta docet, con tutto il club senese delle 5e aumentate; Romina e Ornella non state li' a sottilizzare sui push ups).
Questi ultimi giorni saranno di fuoco. Sto ancora lavorando al mio disco, chiarendo il progetto, pulendo le tracce, decidendo soprattutto che fare con Ira Sullivan visto che arriva martedi' sera e mica sappiamo ancora se riusciamo a registrare insieme... Who knows?
Del lavoro fatto finora sono soddisfattissima, e Allen Smith, il nostro fonico, e' un gioiello di persona e offre un aiuto considerevole mantenendo la calma, essendo paziente all'inverosimile e fornendo consigli utili all'ottimizzazione del tempo e del lavoro.
Stasera io e Allen siamo anche andati a cena da Naples, ristorante italiano che di italiano ci ha solo le tovaglie a quadretti rossi. Ho mangiato capellini in aceto balsamico con pomodoro, capperi e mushrooms, e mi hanno chiesto se volevo il pepe sull'insalata. Ma si puo'? D'altra parte era la cosa piu' innocua...
Mi mancano le passeggiate in centro, il non sentirmi mai sola anche se lo sono, le mie visite notturne a Messaggerie Musicali e Feltrinelli, il vagare senza meta ma col cuore pieno, il cappuccino col giornale del mattino al bar di Via del Vantaggio dove scherziamo sempre e commentiamo la vita, il Pincio al tramonto e Piazza di Spagna la notte, Fontana di Trevi verso sera e il Pantheon all'alba, piazza Navona, Santa Maria in Trastevere e Campo de' Fiori comunque, con tutti i loro artisti di strada...
Mi manca il caffe' ristretto e di fretta alla fermata dell'autobus, ma che ti lascia il suo gusto in bocca per almeno un'ora.
Mi mancano le chiacchierate con le amiche al telefono, e le nostre uscite notturne a parlare in siciliano con Santu Petru davanti al Cuppolone illuminato a giorno, a raccomandarci per una vita come la desideriamo, coi soldi la salute e anche dell'altro, non s'offendesse...
Vai che manca poco.
Il computer e' rotto, ora devono solo perdermi le valigie al ritorno e si ricomincia daccapo. Con la differenza che adesso vado (la mente e' gia' li', il corpo seguira' a breve) verso casa a riavvolgermi nel mio piumino di Ikea, nella stanza col soffito pieno di stelle luminescenti, e riparto da zero di nuovo con Mac OS X.
Chissa' cos'altro deve accadere dal mio ritorno in poi?
Mai avuto problemi col Mac in tanti anni, lo stavo dicendo l'altroieri a Julie, e lei dai che insisteva a rispondermi guarda che prima o poi capita a tutti, Mac o non Mac... Tra l'altro scusate la grafia e gli accenti mancanti, questo da cui scrivo e' un computer americano...
Insomma ieri notte il mio i-book ha cominciato a far strani rumori, e non andava avanti, e non si riaccendeva, e se si riaccendeva mi dava tutto un altro dock sul desktop, insomma una tragedia. Ho fatto appena in tempo a fare qualche nuovo back up, poi il silenzio, o meglio uno stratratrack stratrack stratratrack da far paura...
Lunedi' lo porto da Eastern Computers qui su Kingston Pike Ave, vediamo che mi dicono... Christian preparati a riformattare tutto dall'inizio...
Che strana sensazione. Di nuovo tabula rasa, e il senso di sradicamento dalle poche certezze che uno si porta appresso nel portatile. Per fortuna la mia musica e' nel i-pod (che non gode nemmeno lui di ottima salute, non so perche'), e tutte le cose importanti sono gia' sul sito, salvo qualche ultima foto ancora nella macchina digitale, e qualche file sfuggito al salvataggio, ma poco male...
Oggi dopo la session di registrazione ho raggiunto gli altri al barbecue da Georges e Nicola. Il tasso alcoolico era piuttosto elevato gia' alle dieci di sera, Tom dopo poco e' sparito in casa a dormire sul divano di Nic quindi figuriamoci. A proposito, ho letto il comment postato ieri da Alfredo e Nicola, grazie, guys, siete davvero degli amici anche se palesemente non siete vegetariani! Ero effettivamente un po' giu', ma succede... Certo invece di fare gli spiritosi lo shot di Jack (Daniels, immagino) potevate portarmelo. Non che aiuti veramente, ma con voi due presenti la vita sarebbe stata piu' leggera...
Ci sono nuovi arrivati italiani, io ho conosciuto Lucia che e' proprio simpatica e ci abbiamo la stessa misura di reggiseno, quindi come dire ci capiamo senza nemmeno bisogno di parlarci (Sister Betta docet, con tutto il club senese delle 5e aumentate; Romina e Ornella non state li' a sottilizzare sui push ups).
Questi ultimi giorni saranno di fuoco. Sto ancora lavorando al mio disco, chiarendo il progetto, pulendo le tracce, decidendo soprattutto che fare con Ira Sullivan visto che arriva martedi' sera e mica sappiamo ancora se riusciamo a registrare insieme... Who knows?
Del lavoro fatto finora sono soddisfattissima, e Allen Smith, il nostro fonico, e' un gioiello di persona e offre un aiuto considerevole mantenendo la calma, essendo paziente all'inverosimile e fornendo consigli utili all'ottimizzazione del tempo e del lavoro.
Stasera io e Allen siamo anche andati a cena da Naples, ristorante italiano che di italiano ci ha solo le tovaglie a quadretti rossi. Ho mangiato capellini in aceto balsamico con pomodoro, capperi e mushrooms, e mi hanno chiesto se volevo il pepe sull'insalata. Ma si puo'? D'altra parte era la cosa piu' innocua...
Mi mancano le passeggiate in centro, il non sentirmi mai sola anche se lo sono, le mie visite notturne a Messaggerie Musicali e Feltrinelli, il vagare senza meta ma col cuore pieno, il cappuccino col giornale del mattino al bar di Via del Vantaggio dove scherziamo sempre e commentiamo la vita, il Pincio al tramonto e Piazza di Spagna la notte, Fontana di Trevi verso sera e il Pantheon all'alba, piazza Navona, Santa Maria in Trastevere e Campo de' Fiori comunque, con tutti i loro artisti di strada...
Mi manca il caffe' ristretto e di fretta alla fermata dell'autobus, ma che ti lascia il suo gusto in bocca per almeno un'ora.
Mi mancano le chiacchierate con le amiche al telefono, e le nostre uscite notturne a parlare in siciliano con Santu Petru davanti al Cuppolone illuminato a giorno, a raccomandarci per una vita come la desideriamo, coi soldi la salute e anche dell'altro, non s'offendesse...
Vai che manca poco.
Il computer e' rotto, ora devono solo perdermi le valigie al ritorno e si ricomincia daccapo. Con la differenza che adesso vado (la mente e' gia' li', il corpo seguira' a breve) verso casa a riavvolgermi nel mio piumino di Ikea, nella stanza col soffito pieno di stelle luminescenti, e riparto da zero di nuovo con Mac OS X.
Chissa' cos'altro deve accadere dal mio ritorno in poi?
mercoledì, settembre 08, 2004
Il pleut dans mon coeur comme il pleut sur la ville
E' arrivata Frances, indebolita da tutti i disastri che ha seminato in Florida, e soprattutto dalle montagne che ci separano dalla costa... Piove da stamattina, con un vento regolare, non forte ma teso. Piove incessantemente, come è già successo in Florida, pioverà per due o tre giorni senza smettere mai, e c'è il rischio inondazioni anche da queste parti...
Mi piove da ieri anche nell'anima.
Sarà un pò il down dopo così tanto impegno dal vivo e in sala, sarà che sto per tornare, finisce Disneyworld, finiscono i cartoni, le megainsegne, la vita on the road...
O forse c'è altro che riaffiora, nel polverone che da giorni solleva l'immensa perturbazione in arrivo. L'aria era vibrante, almeno per me che sono sensibile e umorale. Come una grande paura che ti sovrasta, e sì che qui già normalmente non è che si scherzi. D'altra parte molta gente dalle coste si è venuta a rifugiare proprio qui all'interno in Georgia e Tennessee (l'uragano attuale è grande quanto il Texas, ma si sposta lento come la vecchia Cinquecento), quindi è perfettamente plausibile che nell'aria non volassero solo le foglie, ma anche i pensieri di chi stava forse perdendosi tutto alle spalle.
Piove, piove, piove, come nella canzone di Paolo Conte.
Mi piove da ieri anche nell'anima.
Sarà un pò il down dopo così tanto impegno dal vivo e in sala, sarà che sto per tornare, finisce Disneyworld, finiscono i cartoni, le megainsegne, la vita on the road...
O forse c'è altro che riaffiora, nel polverone che da giorni solleva l'immensa perturbazione in arrivo. L'aria era vibrante, almeno per me che sono sensibile e umorale. Come una grande paura che ti sovrasta, e sì che qui già normalmente non è che si scherzi. D'altra parte molta gente dalle coste si è venuta a rifugiare proprio qui all'interno in Georgia e Tennessee (l'uragano attuale è grande quanto il Texas, ma si sposta lento come la vecchia Cinquecento), quindi è perfettamente plausibile che nell'aria non volassero solo le foglie, ma anche i pensieri di chi stava forse perdendosi tutto alle spalle.
Piove, piove, piove, come nella canzone di Paolo Conte.
lunedì, settembre 06, 2004
Donald, Oh Donald...
Appena tornata dal concerto con Donald Brown. Actually c'era anche l'affidabilissimo David Slack, che Donald ama e caldeggia perché fa il bassista vero e ci ha la "calata" profonda, che a Donald (e anche a me) gli risveglia il blues della sua Memphis d'origine. Pazzesco.
Al secondo set ci ha raggiunti Tom Johnson col suo sopranino (lui gira in bicicletta, e allora viaggia leggero), e siamo diventati un quartetto, con un sound della Madonna e una voglia di suonare che ci si portava via. E' stato subito free, e risposte, e armonizzazioni così al volo, e giù a rincorrerci lungo soli collettivi e immensi pedali coltraniani, improvvisazioni ritmiche, momenti di meravigliosa follia di gruppo, e sublimi individualismi a intreccio serrato.
La piccola Zoé (due anni compiuti il 25 agosto scorso, figlia dei due informatici francesi Julie e Julien) da quando mi conosce vieta esplicitamente ai genitori di cantare. Sono praticamente l'unica, nel suo delicato mondo fatato, ad avere il dono per farlo, e zittisce tutti salvo me. Allora è stata per tutta la durata del concerto seduta per terra nel club, ai miei piedi, poi ogni tanto ha ballato, e infine si è venuta a sedere con me sul gradino del palco durante i soli, evidentemente affascinata dalla situazione e molto compresa nel suo ruolo di mia convinta sostenitrice.
Brillava.
E poi tanto pubblico che ci ha ringraziato, e detto che wow man roba così bella non se ne sente spesso e wow thank you so much, e anche loro erano tutti luminosi, e ci tenevano le mani a turno, hai visto mai la musica si continuasse a trasmettere anche nel silenzio, e attraverso la pelle.
Bellissimo prima del terzo set io stavo riordinando le charts e penso fra me ma sì una Summertime magari un pò strana ogni tanto si può pure fare, e Tom alle mie spalle, parlando di vacanze non so dove fa a David "Oh yes, summertime is really good there.....". Gli ho proposto serate telepatiche, e abbiamo riso un quarto d'ora immaginandoci noi a casa e il pubblico nel locale in totale silenzio che ascoltava la musica mentale e swingava col corpo...
Vi confesserò che sto faticando a battere i caratteri sulla tastiera del mio i-book, perchè sono francamente un pò imbriaga: ho bevuto acqua tutta la sera, ma la musica è stata talmente fantastica che sto provando a neutralizzarne l'effetto euforizzante bevendomi una lattina di Natural Ice Beer (quella birra del cazzo che noi proletari compriamo a poco nelle stazioni di servizio, perché al supermercato inspiegabilmente costa di più), che per una che non beve mai mi sta stendendo, ecco. Shi. Shto proppio beene e shono conteenta che la sheratta shia andat coshì.
Avrei dovuto lasciarvi lì gli errori di stimpa, sarebbe stato molto divertente ma illegibile. Vi giuro che ogni due parole torno indietro e correggo qualcosa, è un continuo. Son proprio fuori, tonight.
Insomma che dirvi ho chiesto a Donald se viene a suonar nel disco e lui con un gran sorriso mi ha detto ma sì vediamo che succede quando arriva Ira Sullivan qui... Tu sei come Ira, come me: ti diverte la musica in sè, e questo tanti giovani se lo dimenticano... Ira ha ottant'anni, ha suonato con Dizzy e Charlie, e guardalo è ancora qui che si diverte a suonare, e lo senti, che si diverte... Ieri ero a suonare a Chicago al festival jazz e man lui suonava da Dio, e si divertiva... Quando suonavo con Dee Dee lei voleva sempre le intro uguali, i finali uguali... Tu invece man è come suonare con un sassofonista, ti diverti, you take chances, e quello che fai è sempre nuovo, sempre vero, sempre fresco... Man, you sounded great, it was real fun!
E poi vi pare che me ne posso andare a dormire con l'acqua e basta? Stanotte mi ci vorrebbe la vera e propria bottijata in testa romanesca, per riuscire a scendere a terra...
Fantastico. Abbiam fatto cose incredibili, fra tutti. E' così bello sentirsi liberi... Mi piacerebbe anche in Italia, di poter ricreare quest'atmosfera... Hey, Luca, Massimo, Matteo, Alessandro, miei preziosi colaboratori senesi, ci si fa? E anche tutti gli altri con cui suono in giro per il territorio, vi va di get un pò più lose? Ci abbiamo troppa serietà, fra noi...
La (prima) birra è finita, sono le 2 e 48 e non me ne sono accorta.
Domani mattina sono di nuovo in sala a registrare, mi è appena arrivata una mail del fonico che mi dice tutto quello che dobbiamo fare domani per il mio disco, quello di Carlos, il pezzo di Mark nel disco suo... Forse è tempo di andare a nanna...
Oddìo le ultime due settimane.
Meno male domani sera quando finisco di registrare raggiungo Georges (un informatico Macchista sfegatato) e gli altri per un barbecue di quelli storici.
Al secondo set ci ha raggiunti Tom Johnson col suo sopranino (lui gira in bicicletta, e allora viaggia leggero), e siamo diventati un quartetto, con un sound della Madonna e una voglia di suonare che ci si portava via. E' stato subito free, e risposte, e armonizzazioni così al volo, e giù a rincorrerci lungo soli collettivi e immensi pedali coltraniani, improvvisazioni ritmiche, momenti di meravigliosa follia di gruppo, e sublimi individualismi a intreccio serrato.
La piccola Zoé (due anni compiuti il 25 agosto scorso, figlia dei due informatici francesi Julie e Julien) da quando mi conosce vieta esplicitamente ai genitori di cantare. Sono praticamente l'unica, nel suo delicato mondo fatato, ad avere il dono per farlo, e zittisce tutti salvo me. Allora è stata per tutta la durata del concerto seduta per terra nel club, ai miei piedi, poi ogni tanto ha ballato, e infine si è venuta a sedere con me sul gradino del palco durante i soli, evidentemente affascinata dalla situazione e molto compresa nel suo ruolo di mia convinta sostenitrice.
Brillava.
E poi tanto pubblico che ci ha ringraziato, e detto che wow man roba così bella non se ne sente spesso e wow thank you so much, e anche loro erano tutti luminosi, e ci tenevano le mani a turno, hai visto mai la musica si continuasse a trasmettere anche nel silenzio, e attraverso la pelle.
Bellissimo prima del terzo set io stavo riordinando le charts e penso fra me ma sì una Summertime magari un pò strana ogni tanto si può pure fare, e Tom alle mie spalle, parlando di vacanze non so dove fa a David "Oh yes, summertime is really good there.....". Gli ho proposto serate telepatiche, e abbiamo riso un quarto d'ora immaginandoci noi a casa e il pubblico nel locale in totale silenzio che ascoltava la musica mentale e swingava col corpo...
Vi confesserò che sto faticando a battere i caratteri sulla tastiera del mio i-book, perchè sono francamente un pò imbriaga: ho bevuto acqua tutta la sera, ma la musica è stata talmente fantastica che sto provando a neutralizzarne l'effetto euforizzante bevendomi una lattina di Natural Ice Beer (quella birra del cazzo che noi proletari compriamo a poco nelle stazioni di servizio, perché al supermercato inspiegabilmente costa di più), che per una che non beve mai mi sta stendendo, ecco. Shi. Shto proppio beene e shono conteenta che la sheratta shia andat coshì.
Avrei dovuto lasciarvi lì gli errori di stimpa, sarebbe stato molto divertente ma illegibile. Vi giuro che ogni due parole torno indietro e correggo qualcosa, è un continuo. Son proprio fuori, tonight.
Insomma che dirvi ho chiesto a Donald se viene a suonar nel disco e lui con un gran sorriso mi ha detto ma sì vediamo che succede quando arriva Ira Sullivan qui... Tu sei come Ira, come me: ti diverte la musica in sè, e questo tanti giovani se lo dimenticano... Ira ha ottant'anni, ha suonato con Dizzy e Charlie, e guardalo è ancora qui che si diverte a suonare, e lo senti, che si diverte... Ieri ero a suonare a Chicago al festival jazz e man lui suonava da Dio, e si divertiva... Quando suonavo con Dee Dee lei voleva sempre le intro uguali, i finali uguali... Tu invece man è come suonare con un sassofonista, ti diverti, you take chances, e quello che fai è sempre nuovo, sempre vero, sempre fresco... Man, you sounded great, it was real fun!
E poi vi pare che me ne posso andare a dormire con l'acqua e basta? Stanotte mi ci vorrebbe la vera e propria bottijata in testa romanesca, per riuscire a scendere a terra...
Fantastico. Abbiam fatto cose incredibili, fra tutti. E' così bello sentirsi liberi... Mi piacerebbe anche in Italia, di poter ricreare quest'atmosfera... Hey, Luca, Massimo, Matteo, Alessandro, miei preziosi colaboratori senesi, ci si fa? E anche tutti gli altri con cui suono in giro per il territorio, vi va di get un pò più lose? Ci abbiamo troppa serietà, fra noi...
La (prima) birra è finita, sono le 2 e 48 e non me ne sono accorta.
Domani mattina sono di nuovo in sala a registrare, mi è appena arrivata una mail del fonico che mi dice tutto quello che dobbiamo fare domani per il mio disco, quello di Carlos, il pezzo di Mark nel disco suo... Forse è tempo di andare a nanna...
Oddìo le ultime due settimane.
Meno male domani sera quando finisco di registrare raggiungo Georges (un informatico Macchista sfegatato) e gli altri per un barbecue di quelli storici.
domenica, settembre 05, 2004
Si registra
Ehilà Fab,
è il tuo alter ego informatico che ti parla.
Ce l'abbiamo fatta ad inserire una foto?
Ciao
Lorenzo
sabato, settembre 04, 2004
Bluesy Saturday
Sono appena tornata dal mio concerto con Tom Johnson.
Qui si suona presto, e si finisce presto.
Non mi abituerò mai, penso, a iniziare a cantare jazz che fuori c'è ancora il sole, e filtra dalle veneziane dei locali...
Ci siamo abbracciati forte davvero, io e Tom alla fine del gig, perché abbiamo suonato proprio bene, ecco, e ci sono mancate veramente le parole per dirci quanto eravamo pienamente soddisfatti della serata.
Direi che abbiamo suonato generosamente, e col sorriso fino alle orecchie per tutta la durata del concerto. Un sacco di idee, un sacco di belle frasi, e piccole innovazioni continue, e stupori, e meraviglia, e gioia, e tanto interplay...
Mentre cantavo a un certo punto sono comparsi i fireworks sul maxischermo, perché stasera in città si festeggiava il Labour Day, che sarebbe lunedì prossimo al posto del nostro Primo Maggio, ma i fuochi li hanno spostati a oggi che è sabato. Roba da matti.
Mi sembrava improvvisamente Capodanno, ed era proprio strano continuare a improvvisare sui fuochi d'artificio senza il sonoro, mi pareva veramente di inventare con la voce i movimenti delle luci e dei colori...
...In più, come spesso accade da queste parti durante un concerto jazz, la gente si è alzata e si è messa a ballare. Istintivamente ci è presa ad essere romantici (è stato proprio inconscio, ma netto), poi in effetti ci è presa ad essere anche un pò come dire prima sensuali e poi francamente eccitati dalla situazione (in musica si può, senza vergogna, questo ed altro) e quelli che si allacciavano sempre di più, e dopo un pò gli è scappato anche qualche bacio appassionato, di quelli everlasting, insomma, mentre io facevo la cadenza finale ed è ovvio che mi veniva di prolungarla all'infinito. Più mettevo note e più pensavo "beati loro, e io son proprio contenta di essere la loro colonna sonora..."
...Quante cose strane che accadono qui.
Perché tutto ciò mi piace? In Italia mi farebbe impazzire dalla rabbia, credo.
Invece non so, qui è tutto così genuino nell'ambiente del jazz... Si suona ma si rimane molto in contatto con la realtà quotidiana, la vita, la gente... Niente pippe mentali, insomma per dirla schietta: mica siamo a New York che bisogna essere intelligenti per forza.
Qui siamo in uno degli stati più poveri d'America. In terra nera anche se ci sono i bianchi, anche se i bianchi non lo sanno (e certi a saperlo inorridirebbero), sono diventati parecchio neri anche loro. Qui il blues è un pò dovunque, intendo non solo nella musica: nella parlata, nei gesti, nelle abitudini quotidiane... Ed è come riprendere una boccata d'aria, quando entra prepotente in quello che stai facendo, e lo cambia di assetto.
Le coppie finiti i pezzi ci applaudivano, insomma questo passare dall'ascolto al ballo all'apprezzamento e poi di nuovo all'intimità era una danza in se stessa, bellissima, sublime, sensuale come la nostra musica.
Porterò con me in Italia anche questo, allora: se quando canto jazz la gente si abbraccia e si bacia, va bene così.
Bisogna che mi registri più spesso, però: avessi a capire il trucco.
Qui si suona presto, e si finisce presto.
Non mi abituerò mai, penso, a iniziare a cantare jazz che fuori c'è ancora il sole, e filtra dalle veneziane dei locali...
Ci siamo abbracciati forte davvero, io e Tom alla fine del gig, perché abbiamo suonato proprio bene, ecco, e ci sono mancate veramente le parole per dirci quanto eravamo pienamente soddisfatti della serata.
Direi che abbiamo suonato generosamente, e col sorriso fino alle orecchie per tutta la durata del concerto. Un sacco di idee, un sacco di belle frasi, e piccole innovazioni continue, e stupori, e meraviglia, e gioia, e tanto interplay...
Mentre cantavo a un certo punto sono comparsi i fireworks sul maxischermo, perché stasera in città si festeggiava il Labour Day, che sarebbe lunedì prossimo al posto del nostro Primo Maggio, ma i fuochi li hanno spostati a oggi che è sabato. Roba da matti.
Mi sembrava improvvisamente Capodanno, ed era proprio strano continuare a improvvisare sui fuochi d'artificio senza il sonoro, mi pareva veramente di inventare con la voce i movimenti delle luci e dei colori...
...In più, come spesso accade da queste parti durante un concerto jazz, la gente si è alzata e si è messa a ballare. Istintivamente ci è presa ad essere romantici (è stato proprio inconscio, ma netto), poi in effetti ci è presa ad essere anche un pò come dire prima sensuali e poi francamente eccitati dalla situazione (in musica si può, senza vergogna, questo ed altro) e quelli che si allacciavano sempre di più, e dopo un pò gli è scappato anche qualche bacio appassionato, di quelli everlasting, insomma, mentre io facevo la cadenza finale ed è ovvio che mi veniva di prolungarla all'infinito. Più mettevo note e più pensavo "beati loro, e io son proprio contenta di essere la loro colonna sonora..."
...Quante cose strane che accadono qui.
Perché tutto ciò mi piace? In Italia mi farebbe impazzire dalla rabbia, credo.
Invece non so, qui è tutto così genuino nell'ambiente del jazz... Si suona ma si rimane molto in contatto con la realtà quotidiana, la vita, la gente... Niente pippe mentali, insomma per dirla schietta: mica siamo a New York che bisogna essere intelligenti per forza.
Qui siamo in uno degli stati più poveri d'America. In terra nera anche se ci sono i bianchi, anche se i bianchi non lo sanno (e certi a saperlo inorridirebbero), sono diventati parecchio neri anche loro. Qui il blues è un pò dovunque, intendo non solo nella musica: nella parlata, nei gesti, nelle abitudini quotidiane... Ed è come riprendere una boccata d'aria, quando entra prepotente in quello che stai facendo, e lo cambia di assetto.
Le coppie finiti i pezzi ci applaudivano, insomma questo passare dall'ascolto al ballo all'apprezzamento e poi di nuovo all'intimità era una danza in se stessa, bellissima, sublime, sensuale come la nostra musica.
Porterò con me in Italia anche questo, allora: se quando canto jazz la gente si abbraccia e si bacia, va bene così.
Bisogna che mi registri più spesso, però: avessi a capire il trucco.
venerdì, settembre 03, 2004
Ho disfatto le treccine!
Ho dimenticato di dirvi molte cose...
...Tornata a casa dalle registrazioni domenica scorsa a mezzanotte, ho deciso di cambiare look e di tirar giù le extensions. Sapevo che ci avrei messo sei ore di orologio, quindi ho lavorato solo fino alle due del mattino, ora alla quale avevo disfatto circa un centinaio di trecce e tagliato comunque tutte le extensions a lunghezza Gullit. Uno spettacolo che presto pubblicherò sul sito, visto che acc porc mis malediz è da ieri sera che cerco di capire come fare a postare le foto. Alle 10 del mattino ero già di nuovo a pieno ritmo, con i-Tunes in cuffia a tutto fuoco perché ho talmente tanti dischi da ascoltare per i miei prossimi lavori (lunedì devo mettere le voci sui brani di Mark Boling e Carlos Fernandez nei loro dischi) che era proprio una buona occasione per concentrarsi. Ho puntualmente finito verso le 2 del pomeriggio... e mi sono tuffata immediatamente sotto la doccia a farmi uno shampoo doppio con ettolitri di balsamo: dovevo assolutamente domare la chioma leonina ricomparsa dopo mesi di costrizione più folta che mai.
Naturalmente nessuno mi riconosce più, ma they kind of like it, perché effettivamente bisogna ammettere che ho dei capelli naturalmente molto belli, e tanti, e lunghi, now. Pare che io sia kind of sexy, così. Sarà, ma qui ci vorrebbe che si materializzasse qualche kind of man kind of brava persona kind of astenersi perditempo.
A proposito di brave persone, il mio amico Nic da oggi è ridiventato ufficialmente kind of single. Beh, ognuno tiri acqua al suo mulino, io sostengo la categoria, e nella fattispecie sostengo anche lui, che è un pò kind of giù di morale. Suoneremo più blues, mi dà la kind of idea che. In ogni caso il 19 facciamo la nostra kind of festa d'addio insieme, dato che lui parte una settimana esatta dopo di me. Malignate se volete, prometto che vi aggiorno in caso di kind of rivoluzioni.
Da domani entro di nuovo in clausura per via delle registrazioni e dei due concerti (sabato con Tom Johnson e domenica con Donald Brown). Il 14 arriva a Knoxville Ira Sullivan, si suona il 15 e il 16 con Donald (ma in compenso il 18 ho un altro concerto in trio con Donald e non so ancora quale bassista) e se Iddio vuole entro il 17 dovrei riuscire ad avere un paio di takes del mio disco con loro. Lunedì invece Carlos mi aggiunge le percussioni sulle takes già registrate, quindi ci sarà un sacco da fare, tra voci, chitarre, congas e altri giochini vari.
18 giorni alla partenza.
Meno male che lo spazio è curvo, e che di conseguenza la geometria non può essere euclidea. Altrimenti direi che è praticamente impossibile farci entrare tutto quello che devo concludere entro il 21.
...Tornata a casa dalle registrazioni domenica scorsa a mezzanotte, ho deciso di cambiare look e di tirar giù le extensions. Sapevo che ci avrei messo sei ore di orologio, quindi ho lavorato solo fino alle due del mattino, ora alla quale avevo disfatto circa un centinaio di trecce e tagliato comunque tutte le extensions a lunghezza Gullit. Uno spettacolo che presto pubblicherò sul sito, visto che acc porc mis malediz è da ieri sera che cerco di capire come fare a postare le foto. Alle 10 del mattino ero già di nuovo a pieno ritmo, con i-Tunes in cuffia a tutto fuoco perché ho talmente tanti dischi da ascoltare per i miei prossimi lavori (lunedì devo mettere le voci sui brani di Mark Boling e Carlos Fernandez nei loro dischi) che era proprio una buona occasione per concentrarsi. Ho puntualmente finito verso le 2 del pomeriggio... e mi sono tuffata immediatamente sotto la doccia a farmi uno shampoo doppio con ettolitri di balsamo: dovevo assolutamente domare la chioma leonina ricomparsa dopo mesi di costrizione più folta che mai.
Naturalmente nessuno mi riconosce più, ma they kind of like it, perché effettivamente bisogna ammettere che ho dei capelli naturalmente molto belli, e tanti, e lunghi, now. Pare che io sia kind of sexy, così. Sarà, ma qui ci vorrebbe che si materializzasse qualche kind of man kind of brava persona kind of astenersi perditempo.
A proposito di brave persone, il mio amico Nic da oggi è ridiventato ufficialmente kind of single. Beh, ognuno tiri acqua al suo mulino, io sostengo la categoria, e nella fattispecie sostengo anche lui, che è un pò kind of giù di morale. Suoneremo più blues, mi dà la kind of idea che. In ogni caso il 19 facciamo la nostra kind of festa d'addio insieme, dato che lui parte una settimana esatta dopo di me. Malignate se volete, prometto che vi aggiorno in caso di kind of rivoluzioni.
Da domani entro di nuovo in clausura per via delle registrazioni e dei due concerti (sabato con Tom Johnson e domenica con Donald Brown). Il 14 arriva a Knoxville Ira Sullivan, si suona il 15 e il 16 con Donald (ma in compenso il 18 ho un altro concerto in trio con Donald e non so ancora quale bassista) e se Iddio vuole entro il 17 dovrei riuscire ad avere un paio di takes del mio disco con loro. Lunedì invece Carlos mi aggiunge le percussioni sulle takes già registrate, quindi ci sarà un sacco da fare, tra voci, chitarre, congas e altri giochini vari.
18 giorni alla partenza.
Meno male che lo spazio è curvo, e che di conseguenza la geometria non può essere euclidea. Altrimenti direi che è praticamente impossibile farci entrare tutto quello che devo concludere entro il 21.
giovedì, settembre 02, 2004
De Afro-americana Musica
Ecco, sono appena tornata dal 4620 Jazz Club, abbiamo suonato, ho in tasca il pronto ascolto del mio disco e lo abbiamo ascoltato in macchina io e Mark dopo la fine del gig (serata)... Questo pomeriggio avevo pubblicato un post che a tutt'ora esiste ma non è ancora comparso sul Blog, in cui ero talmente arrabbiata che mi sono dimenticata perfino di settare l'ora, e meno male che almeno il giorno e l'anno eran giusti.
E' che coi musicisti, almeno questi del mondo variopinto del jazz, l'America è proprio un altro paese.
Con loro mi diverto, sto bene, e mi sento in pace. Si fanno sempre cose sublimi, e quando alla fine ci si abbraccia è davvero festa.
Si suona insieme, e ognuno cerca di fare del suo meglio, non solo per sé, ma anche per tutti gli altri. C'è un'allegria sfrenata nella nostra musica, ed un'altrettanto sfrenata serietà. Aleggia lo spirito del Blues, eppure improvvisamente stiamo suonando Free. Stiamo suonando Funk duro, e ci cediamo il passo nei soli con una grazia angelica. Ed è chiaro che se io canto, il leader sono io, anche se fino all'attimo prima il gruppo era quello di Donald, o di Mark. Misunderstandings? Nessuno.
Ho paura di tornare nello snobbismo nostrano.
Temo la depressione nel ritrovarmi nelle solite lotte quotidiane per essere semplicemente ascoltata.
E' lì in Italia che mi mancherà il sorriso smagliante di Donald nella notte oscura del pianoforte.
La gentilezza di Mark, e i suoi fraseggi che sono pura poesia.
Le battute cattive di Rusty su cantanti e batteristi subito prima di suonare insieme, e poi invece il suo essere sempre impeccabile, quasi ritroso per non stomp on my feet. Il loro amore profondo per la musica, il loro rispetto vicendevole, e il loro support continuo di tutto ciò che vado ricamando sulla trama dei temi e dei soli.
Oh mi mancherà il drumming sensibile e fantasioso di Keith, e le nostre sfuriate ritmico-melodiche, tanto che gli altri ci lasciano soli e rimangono ad ascoltare...
Mi mancherà il sorriso commosso negli occhi di Jerry Coker quando mi spiega come insegnare il suo programma ai miei allievi, e il nostro sederci ai due pianoforti, e suonare, suonare, citando tutta la musica possibile, alzandoci per ascoltare Clare Fischer e seguirlo sulla partitura, poi sederci ancora per sondare altri voicings, altre melodiose bellezze armoniche... Mi mancherà di accompagnarlo mentre improvvisa col suo sax tenore, lui, il Master supremo, che quando mi sente impaurita sui tasti mi lancia remember, you don't want to let me down, do you? e continua anche se salto qualche sigla mentre mi tremano le mani per la felicità di essere lì a imparare, a condividere...
Mi mancherà talmente tutto ciò, che già parliamo di quando tornerò in dicembre per il missaggio del disco!
Intanto torno a Roma il 22, partendo il 21. Ma ho sognato due giorni fa che ero arrivata in anticipo: era tutto così terribile che andavo a ricomprarmi il biglietto per ripartire in qua immediatamente... Mi dicevo ma che diavolo m'è saltato in mente di tornare un mese prima? Speriamo non lo sappia troppa gente, altrimenti mi danno la caccia...
E' che coi musicisti, almeno questi del mondo variopinto del jazz, l'America è proprio un altro paese.
Con loro mi diverto, sto bene, e mi sento in pace. Si fanno sempre cose sublimi, e quando alla fine ci si abbraccia è davvero festa.
Si suona insieme, e ognuno cerca di fare del suo meglio, non solo per sé, ma anche per tutti gli altri. C'è un'allegria sfrenata nella nostra musica, ed un'altrettanto sfrenata serietà. Aleggia lo spirito del Blues, eppure improvvisamente stiamo suonando Free. Stiamo suonando Funk duro, e ci cediamo il passo nei soli con una grazia angelica. Ed è chiaro che se io canto, il leader sono io, anche se fino all'attimo prima il gruppo era quello di Donald, o di Mark. Misunderstandings? Nessuno.
Ho paura di tornare nello snobbismo nostrano.
Temo la depressione nel ritrovarmi nelle solite lotte quotidiane per essere semplicemente ascoltata.
E' lì in Italia che mi mancherà il sorriso smagliante di Donald nella notte oscura del pianoforte.
La gentilezza di Mark, e i suoi fraseggi che sono pura poesia.
Le battute cattive di Rusty su cantanti e batteristi subito prima di suonare insieme, e poi invece il suo essere sempre impeccabile, quasi ritroso per non stomp on my feet. Il loro amore profondo per la musica, il loro rispetto vicendevole, e il loro support continuo di tutto ciò che vado ricamando sulla trama dei temi e dei soli.
Oh mi mancherà il drumming sensibile e fantasioso di Keith, e le nostre sfuriate ritmico-melodiche, tanto che gli altri ci lasciano soli e rimangono ad ascoltare...
Mi mancherà il sorriso commosso negli occhi di Jerry Coker quando mi spiega come insegnare il suo programma ai miei allievi, e il nostro sederci ai due pianoforti, e suonare, suonare, citando tutta la musica possibile, alzandoci per ascoltare Clare Fischer e seguirlo sulla partitura, poi sederci ancora per sondare altri voicings, altre melodiose bellezze armoniche... Mi mancherà di accompagnarlo mentre improvvisa col suo sax tenore, lui, il Master supremo, che quando mi sente impaurita sui tasti mi lancia remember, you don't want to let me down, do you? e continua anche se salto qualche sigla mentre mi tremano le mani per la felicità di essere lì a imparare, a condividere...
Mi mancherà talmente tutto ciò, che già parliamo di quando tornerò in dicembre per il missaggio del disco!
Intanto torno a Roma il 22, partendo il 21. Ma ho sognato due giorni fa che ero arrivata in anticipo: era tutto così terribile che andavo a ricomprarmi il biglietto per ripartire in qua immediatamente... Mi dicevo ma che diavolo m'è saltato in mente di tornare un mese prima? Speriamo non lo sappia troppa gente, altrimenti mi danno la caccia...
mercoledì, settembre 01, 2004
Va tutto bene oggi?
Did you find everything ok, today?
Così mi apostrofano sorridenti alle casse dei negozi. E se ci aggiungiamo tutte le volte che appena uno fa un passo è subito una sequela di Oh fine! That's wonderful! io incomincio ad avere la nausea.
No, non ho trovato niente di ok oggi nel vostro stramaledetto supermercato, va bene?
Mi girano, va bene? Ne ho le scatole piene del vostro vivere per lavorare, senza vivere. Dell'aria condizionata a tutti i costi, che in agosto è sempre novembre. Della mancanza di marciapiedi, del vino nascosto e dei fucili in vista, ok?
Dell'andare in chiesa e del parteggiare per la guerra.
Del chiudersi in casa davanti alla tv e alle patatine, a 150 kg di massa cadauno sulla poltrona, e dodici lattine di birra in terra.
A tosare erba coi trattori, far la spesa coi carrelli a motore, bere il caffè che sa di banana, mangiare la banana che sa di menta e la menta che sa di mela. E la mela che non sa di niente.
Comprare candele e angeli in quantità, e tonnellate di libri di autoaiuto.
Non c'è niente che sia ok, guys, e smettiamola di far la fila per entrare al luna park. Come posso trovare qualcosa di ok in questo paese, se è tutto stramaledettamente finto?
A cominciare dai saluti e dai commenti sul tempo che fa.
Ah già.
In Italia se c'è brutto tempo se ne parla, e se fa caldo pure. Ma qui come volete che si parli di qualcosa che va male? Siamo la grande America, tutta in vetrina: va tutto bene, la temperatura è perfetta e sempre uguale, e i cattivi stanno fuori a guardare. Everything's ok, that's fine.
Mi manca la mia verduraia di Via dell'Oca.
Mi manca il tramonto sul Pincio.
Mi manca perfino di smadonnare perché c'è la cacca sul marciapiede, e lo sciopero dell'AMA, vedi un pò.
Torno il 22 settembre.
Così mi apostrofano sorridenti alle casse dei negozi. E se ci aggiungiamo tutte le volte che appena uno fa un passo è subito una sequela di Oh fine! That's wonderful! io incomincio ad avere la nausea.
No, non ho trovato niente di ok oggi nel vostro stramaledetto supermercato, va bene?
Mi girano, va bene? Ne ho le scatole piene del vostro vivere per lavorare, senza vivere. Dell'aria condizionata a tutti i costi, che in agosto è sempre novembre. Della mancanza di marciapiedi, del vino nascosto e dei fucili in vista, ok?
Dell'andare in chiesa e del parteggiare per la guerra.
Del chiudersi in casa davanti alla tv e alle patatine, a 150 kg di massa cadauno sulla poltrona, e dodici lattine di birra in terra.
A tosare erba coi trattori, far la spesa coi carrelli a motore, bere il caffè che sa di banana, mangiare la banana che sa di menta e la menta che sa di mela. E la mela che non sa di niente.
Comprare candele e angeli in quantità, e tonnellate di libri di autoaiuto.
Non c'è niente che sia ok, guys, e smettiamola di far la fila per entrare al luna park. Come posso trovare qualcosa di ok in questo paese, se è tutto stramaledettamente finto?
A cominciare dai saluti e dai commenti sul tempo che fa.
Ah già.
In Italia se c'è brutto tempo se ne parla, e se fa caldo pure. Ma qui come volete che si parli di qualcosa che va male? Siamo la grande America, tutta in vetrina: va tutto bene, la temperatura è perfetta e sempre uguale, e i cattivi stanno fuori a guardare. Everything's ok, that's fine.
Mi manca la mia verduraia di Via dell'Oca.
Mi manca il tramonto sul Pincio.
Mi manca perfino di smadonnare perché c'è la cacca sul marciapiede, e lo sciopero dell'AMA, vedi un pò.
Torno il 22 settembre.