lunedì, ottobre 10, 2005

We'll keep in touch

C'e' un segno dell'I King, il numero 24, che si chiama il Ritorno.

Parla del ritorno in se stessi, del ritorno della salute dopo la malattia, della calma dopo la tempesta. Dice che quando e' il tempo del Ritorno si sta cheti, per permettere alle energie di ristorarsi. In effetti, corrisponde al tempo dell'inverno, del Natale, e percio' e' come il tempo della neve che ricopre tutto, in attesa della nuova fioritura, dopo il disgelo della primavera.

Ancora non sono tornata, eppure mi trovo gia' in questo disgelo, e mi sciolgo in pianto come neve.

Le valigie in camera sono gia' pronte, e la stanza sembra come vuota. Non sono pero' gli oggetti e i luoghi che mi mancheranno. Cio' che lascio, e che pur non lascera' me, questa volta e' ben altro.

Lascio, ora lo so, una terra che e' il centro di creazione della Musica, di ogni tipo di musica. Stasera con Allen ci siamo chiusi in studio ad ascoltarla: country, rock, jazz, blues, pop... Tutta la musica registrata nel suo studio durante questo mese, tutti i dischi in produzione al momento attuale. Gli dico che e' maledettamente fortunato a fare questo mestiere. Mi dice si', e' vero.

Lascio serate indimenticabili di note, armonie, ritmi, sentimenti, emozioni, e una grande fratellanza mai provata altrove, serate di jam sessions indiavolate a rincorrersi per comunicare, per condividere, per conoscersi piu' a fondo, per trovarsi, e riconoscersi.

Lascio degli amici molto speciali, dei fratelli d'anima che saranno ora e per un poco lontani fisicamente, ma vicinissimi nel cuore e nei progetti musicali.

Lascio questi luoghi con un disco appena finito preziosamente custodito nel mio zaino, e due progetti nuovi da realizzare entro un anno, con due diverse formazioni.

Nella mente di Allen, questi due progetti (uno di mia invenzione, uno nato dalle sue idee personali), si trovano su una tavolozza di acquerelli, di quelle per i bambini, sapete, semplici contenitori bianchi con le vaschette pronte per accogliere il colore.

Io ho pensato la parte piu' scura (lui dice: il nero, il porpora, i colori terra), aggressiva, di denuncia politica e sociale, su cui lavorero' con Donald; lui vede di me la parte piu' chiara (i verdi, i bianchi, i blu, i gialli...), e un lavoro fondato sulla melodia e sul testo, "just songs", come se fosse poco...

Mi disegna stasera su un foglio bianco questa semplice tavolozza, mentre sorseggiamo davanti al computer dello studio l'agognata bottiglia di Barbera d'Alba che gli avevo portato dall'Italia. Mi spiega i colori, e crea con la fantasia i melanges, le sfumature soffuse per le varie combinazioni. Mi dice "guarda che la prossima volta che vieni faremo questi due dischi contemporaneamente... sei pronta? Dovrai separarti in due, e riuscire ad appartenere completamente a questi due progetti, uno tuo e di Donald, e uno mio" .

Sono pronta. Anzi in effetti questa notte abbiamo gia' cominciato a lavorare, ascoltando brani, scegliendone alcuni, e vagliando possibili musicisti attraverso l'ascolto delle loro ultime produzioni.

Sono pronta.

Il tempo e lo spazio che mi separano da tutto questo non sono niente. La musica ora la sento chiara e forte come un tuono sommesso scuotermi nel piu' profondo della mia anima.

Ma non sono sola.

Allen, come fa spesso quando parliamo insieme di musica o mi ascolta cantare, solleva la manica della camicia e mi dice di sentire la sua pelle vibrare.

Sospendendo cosi' per un attimo il suo lavorio attraverso i files e le tracks tra un monitor e l'altro, Allen ha il cuore aperto, e la pelle d'oca.

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