sabato, ottobre 29, 2005
Tre settimane...
Sono quasi passate tre settimane da quando ho lasciato gli States... Sempre che io li abbia lasciati.
Parlo una strana lingua mista, un italo-franco-inglese con accenti ballerini. Leggo giornali e riviste in tre lingue, è vero, ma guardo, devo ammetterlo, dvd solo in inglese, anzi slang americano. Ieri Shrek, oggi l'Era Glaciale (sono nella fase cartoon), l'altroieri When Harry met Sally, uno dei miei cult quando come in questi giorni non riesco a smettere di far qualcosa fino alle 4 del mattino, ancora sotto l'effetto del jet lag.
Sto ascoltando la canzone di Allen (vedi archivi di settembre...) in loop (l'originale dura 38 secondi, e finisce con un esilarante "arrivederci y'all", imperdibile), e mi viene tanto da ridere perché mi ricordo quanto ci siamo divertiti, anche se siamo stati le persone più serie del mondo nel nostro lavoro. Oggi ho riascoltato il mio cd in macchina di Chris andando a Ikea a comprare copripiumini: che bel disco che abbiamo realizzato! Suona proprio da Dio, anche nelle casse distorte dello stereo scassato...
...Ripenso a quello che dice la Reynolds: che in Italia i musicisti di jazz nella maggior parte dei casi non sembrano avere alcuna urgenza espressiva. Almeno in confronto ai musicisti americani... Un motivo per suonare, una forza dentro per dire quel che si sente... Perché mi viene in mente tutto questo mentre ascolto Allen che non riesce a mantenersi serio mentre canta in perfetto stile country la sua canzone d'amore di Wal-Mart, e lascia calare i finali delle note con nonchalance? Perché l'ultima sera nel suo studio ho ascoltato ogni tipo di progetti, dal blues al country al jazz al rock, ed è stato come se avessi visto passare fotogrammi e fotogrammi di musica, tutti diversi e tutti belli...
E' questo che mi ha fatto piangere come una fontana, alla vigilia della mia partenza: desidero così fortemente ritrovare il SENSO della musica! Noi d'altra parte forse è il senso dell'arte in genere che stiamo perdendo? Sappiamo cos'è la cultura, ma siamo sicuri che ci ricordiamo il significato dell'arte?
Mi mancano i miei amici americani, ma per fortuna oggi mi hanno scritto Jewell e Harold, una e-mail così affettuosa... Ann e Betsy stanno bene, e Ann dice che gli viene da piangere al pensiero che ha lasciato qui tutto il calore delle amicizie e degli incontri fatti... Vedi che poi basta che ti muovi nel mondo, in fondo non è molto importante dove vai, l'importante è spostarsi da se stessi, e imparare sempre qualcosa di nuovo sui mondi, sulle relazioni, sui modi di pensare... Mi scrive regolarmente Bob, il mio grafico, con cui stiamo andando avanti nella progettazione della copertina. Mark, Allen, Donald e tutti gli altri sono sicuramente persi nei loro mille lavori e non mi rispondono, figurati se si fermano a scrivermi ciao come stai, che tempo fa lì qui piove, cosa stai pensando, cammini abbastanza o ti senti reclusa come qui...? Cose da italiani.
Poi che c'entra, chiaro che quando vado a Knox li ritrovo tutti e so che i nostri abbracci e la nostra musica saranno caldi come sempre. Non c'è nemmeno da metterlo in dubbio! E' sempre stato così, eppure mi stupisce ogni volta come il tempo poi non sia mai passato, e tutto ricomincia con una naturezza e una velocità di realizzazione che mi lascia perplessa, io italiana che conosco solo il grande rumore delle feste conviviali, e non la calma interiorità tutta Southern della gente di laggiù... E' che nel frattempo ci saranno mesi d'inverno e di freddo, che nessuno può riempire per gli amici assenti. Ma questo non sembra importare molto per gli americani, almeno per quelli che non hanno mai vissuto in Europa almeno per un po' di tempo.
E malgrado queste differenze, malgrado tutto quello che mi mancherebbe se stessi lì a cantare, registrare, studiare tutto il giorno... malgrado tutta la solitudine che soffrirei, perché le amicizie lì non sono come qui che se ti abbracci una volta è per sempre a ridere e far casino, e poi ti vedi e vai al bar, a passeggiare, mangiare e guardare la luna insieme fino all'alba, con o senza il bisogno di parlare fa lo stesso... malgrado tutto questo non mi si stacca il cuore dai fiumi, dai laghi, dalle praterie, dalle Montagne Fumose in lontananza, e dalla mia terra Cherokee che misteriosamente mi chiama, come fosse un calumet della pace, un fuoco, una danza sacra e un cerchio di tribù.
Parlo una strana lingua mista, un italo-franco-inglese con accenti ballerini. Leggo giornali e riviste in tre lingue, è vero, ma guardo, devo ammetterlo, dvd solo in inglese, anzi slang americano. Ieri Shrek, oggi l'Era Glaciale (sono nella fase cartoon), l'altroieri When Harry met Sally, uno dei miei cult quando come in questi giorni non riesco a smettere di far qualcosa fino alle 4 del mattino, ancora sotto l'effetto del jet lag.
Sto ascoltando la canzone di Allen (vedi archivi di settembre...) in loop (l'originale dura 38 secondi, e finisce con un esilarante "arrivederci y'all", imperdibile), e mi viene tanto da ridere perché mi ricordo quanto ci siamo divertiti, anche se siamo stati le persone più serie del mondo nel nostro lavoro. Oggi ho riascoltato il mio cd in macchina di Chris andando a Ikea a comprare copripiumini: che bel disco che abbiamo realizzato! Suona proprio da Dio, anche nelle casse distorte dello stereo scassato...
...Ripenso a quello che dice la Reynolds: che in Italia i musicisti di jazz nella maggior parte dei casi non sembrano avere alcuna urgenza espressiva. Almeno in confronto ai musicisti americani... Un motivo per suonare, una forza dentro per dire quel che si sente... Perché mi viene in mente tutto questo mentre ascolto Allen che non riesce a mantenersi serio mentre canta in perfetto stile country la sua canzone d'amore di Wal-Mart, e lascia calare i finali delle note con nonchalance? Perché l'ultima sera nel suo studio ho ascoltato ogni tipo di progetti, dal blues al country al jazz al rock, ed è stato come se avessi visto passare fotogrammi e fotogrammi di musica, tutti diversi e tutti belli...
E' questo che mi ha fatto piangere come una fontana, alla vigilia della mia partenza: desidero così fortemente ritrovare il SENSO della musica! Noi d'altra parte forse è il senso dell'arte in genere che stiamo perdendo? Sappiamo cos'è la cultura, ma siamo sicuri che ci ricordiamo il significato dell'arte?
Mi mancano i miei amici americani, ma per fortuna oggi mi hanno scritto Jewell e Harold, una e-mail così affettuosa... Ann e Betsy stanno bene, e Ann dice che gli viene da piangere al pensiero che ha lasciato qui tutto il calore delle amicizie e degli incontri fatti... Vedi che poi basta che ti muovi nel mondo, in fondo non è molto importante dove vai, l'importante è spostarsi da se stessi, e imparare sempre qualcosa di nuovo sui mondi, sulle relazioni, sui modi di pensare... Mi scrive regolarmente Bob, il mio grafico, con cui stiamo andando avanti nella progettazione della copertina. Mark, Allen, Donald e tutti gli altri sono sicuramente persi nei loro mille lavori e non mi rispondono, figurati se si fermano a scrivermi ciao come stai, che tempo fa lì qui piove, cosa stai pensando, cammini abbastanza o ti senti reclusa come qui...? Cose da italiani.
Poi che c'entra, chiaro che quando vado a Knox li ritrovo tutti e so che i nostri abbracci e la nostra musica saranno caldi come sempre. Non c'è nemmeno da metterlo in dubbio! E' sempre stato così, eppure mi stupisce ogni volta come il tempo poi non sia mai passato, e tutto ricomincia con una naturezza e una velocità di realizzazione che mi lascia perplessa, io italiana che conosco solo il grande rumore delle feste conviviali, e non la calma interiorità tutta Southern della gente di laggiù... E' che nel frattempo ci saranno mesi d'inverno e di freddo, che nessuno può riempire per gli amici assenti. Ma questo non sembra importare molto per gli americani, almeno per quelli che non hanno mai vissuto in Europa almeno per un po' di tempo.
E malgrado queste differenze, malgrado tutto quello che mi mancherebbe se stessi lì a cantare, registrare, studiare tutto il giorno... malgrado tutta la solitudine che soffrirei, perché le amicizie lì non sono come qui che se ti abbracci una volta è per sempre a ridere e far casino, e poi ti vedi e vai al bar, a passeggiare, mangiare e guardare la luna insieme fino all'alba, con o senza il bisogno di parlare fa lo stesso... malgrado tutto questo non mi si stacca il cuore dai fiumi, dai laghi, dalle praterie, dalle Montagne Fumose in lontananza, e dalla mia terra Cherokee che misteriosamente mi chiama, come fosse un calumet della pace, un fuoco, una danza sacra e un cerchio di tribù.