giovedì, ottobre 27, 2005
Prima o poi farò il forum...
Grazie Marianna per il bellissimo comment che hai lasciato al mio post precedente. Per favore andatelo a leggere! E' così che dovremmo essere tutti, accorati e impegnati profondamente, con le domande sempre vive nella testa e nel cuore, e non importa mai se è un momentaccio...
Ma ci pensate? I nostri nonni, e per quanto mi riguarda anche molti miei parenti più giovani di loro, se non della generazione dei miei genitori, insomma le nostre famiglie in molti casi hanno fatto la Resistenza! Cerchiamo di ascoltare i loro racconti, e di renderci consapevoli di quanto potesse sembrare senza speranza avere fascisti e nazisti tutto intorno ad opprimere, torturare, uccidere...
Mio padre mi diceva "se non hai mai visto un soldato tedesco armato fino ai denti, in piedi davanti a te a pochi centimetri, tu non puoi sapere cos'è la paura. Io lo so".
Taceva sempre a lungo, quando capitava questo momento. Aveva gli occhi pieni di un pianto senza lacrime, le labbra pallide, e lo sguardo lontano nel tempo, eppure era come se parlasse di un eterno presente.
Andava a portare da mangiare al padre che si era nascosto nella casbah a Tunisi perché non lo uccidessero i nazisti. Aveva la cartella nel cesto della bici, e l'aria da studente appena uscito da scuola. Spingeva lentamente il manubrio, portando la bicicletta a piedi, un passo dopo l'altro.
Dentro la cartella non c'erano i libri di scuola. C'era il cibo per il padre. E passava così annullando pensieri, emozioni e sentimenti, affinché loro non si accorgessero dell'inganno. Passava così davanti alle file dei soldati nazisti: senza preghiere, forse, nel suo cuore ateo. Ma con un silenzio degno di un monastero.
Credo come la maggioranza (sì!) degli Italiani che il nostro Paese stia attraversando un momento di pesante dittatura. Dice Berlusconi, quasi prendendo a male parole il nostro pur sempre Presidente delle Repubblica (ma al Berlusca sai che gliene frega delle istituzioni?) che non si sono mai fatte così tante riforme come sotto il suo governo. Oh sì! Han distrutto la Scuola e l'Università, cambiato volto alla Televisione (la mia come sapete è finalmente chiusa dentro un mobile di legno massello a due ante), privatizzato quasi tutto, tentato di violentare la Costituzione, cambiato le leggi elettorali e fatto qualche altro decretuccio per salvare il culo ai Potenti...
Credo che dovremmo ridarci dei nomi di battaglia, e ricominciare ad andar sulle Montagne a far la Resistenza. Le montagne della Conoscenza, le foreste del Suono, nel folto dei libri, dei dischi, dei film, del teatro e della poesia, dei quadri e delle sculture. Far lezione nelle piazze o nei campi, come faceva Che Guevara. Lottare per questa cultura che ci stanno rubando, insieme a tutto il resto. Urlare forte che "no pasaran!". Gridare in alto che la cultura è un diritto del popolo, e un dovere dei governanti. Che non si paga, non si deve pagare, ma che si ripaga con la propria coscienza di Esseri Umani, di Cittadini, di Lavoratori, di Studenti, di Artisti.
Il mio nome è Chief Earthquake, Capo Terremoto come mi chiama la Reynolds. La brigata Arkavox si riunisce quando volete, e per poter cantare bene cerca domande cui non trovar risposte. Da dove viene il vento, e dove va il mare. Che suono ha il silenzio, che note produce la felicità. Di che colore è la notte, di cosa è fatta l'aurora, e quale sapore ha il giorno...
No wonder che poi siamo così forti, e uniti sempre. No wonder che la disperazione non si tramuti mai in distruttività e pessimismo, ma tenga anzi sempre viva la nostra Creatività.
Ma ci pensate? I nostri nonni, e per quanto mi riguarda anche molti miei parenti più giovani di loro, se non della generazione dei miei genitori, insomma le nostre famiglie in molti casi hanno fatto la Resistenza! Cerchiamo di ascoltare i loro racconti, e di renderci consapevoli di quanto potesse sembrare senza speranza avere fascisti e nazisti tutto intorno ad opprimere, torturare, uccidere...
Mio padre mi diceva "se non hai mai visto un soldato tedesco armato fino ai denti, in piedi davanti a te a pochi centimetri, tu non puoi sapere cos'è la paura. Io lo so".
Taceva sempre a lungo, quando capitava questo momento. Aveva gli occhi pieni di un pianto senza lacrime, le labbra pallide, e lo sguardo lontano nel tempo, eppure era come se parlasse di un eterno presente.
Andava a portare da mangiare al padre che si era nascosto nella casbah a Tunisi perché non lo uccidessero i nazisti. Aveva la cartella nel cesto della bici, e l'aria da studente appena uscito da scuola. Spingeva lentamente il manubrio, portando la bicicletta a piedi, un passo dopo l'altro.
Dentro la cartella non c'erano i libri di scuola. C'era il cibo per il padre. E passava così annullando pensieri, emozioni e sentimenti, affinché loro non si accorgessero dell'inganno. Passava così davanti alle file dei soldati nazisti: senza preghiere, forse, nel suo cuore ateo. Ma con un silenzio degno di un monastero.
Credo come la maggioranza (sì!) degli Italiani che il nostro Paese stia attraversando un momento di pesante dittatura. Dice Berlusconi, quasi prendendo a male parole il nostro pur sempre Presidente delle Repubblica (ma al Berlusca sai che gliene frega delle istituzioni?) che non si sono mai fatte così tante riforme come sotto il suo governo. Oh sì! Han distrutto la Scuola e l'Università, cambiato volto alla Televisione (la mia come sapete è finalmente chiusa dentro un mobile di legno massello a due ante), privatizzato quasi tutto, tentato di violentare la Costituzione, cambiato le leggi elettorali e fatto qualche altro decretuccio per salvare il culo ai Potenti...
Credo che dovremmo ridarci dei nomi di battaglia, e ricominciare ad andar sulle Montagne a far la Resistenza. Le montagne della Conoscenza, le foreste del Suono, nel folto dei libri, dei dischi, dei film, del teatro e della poesia, dei quadri e delle sculture. Far lezione nelle piazze o nei campi, come faceva Che Guevara. Lottare per questa cultura che ci stanno rubando, insieme a tutto il resto. Urlare forte che "no pasaran!". Gridare in alto che la cultura è un diritto del popolo, e un dovere dei governanti. Che non si paga, non si deve pagare, ma che si ripaga con la propria coscienza di Esseri Umani, di Cittadini, di Lavoratori, di Studenti, di Artisti.
Il mio nome è Chief Earthquake, Capo Terremoto come mi chiama la Reynolds. La brigata Arkavox si riunisce quando volete, e per poter cantare bene cerca domande cui non trovar risposte. Da dove viene il vento, e dove va il mare. Che suono ha il silenzio, che note produce la felicità. Di che colore è la notte, di cosa è fatta l'aurora, e quale sapore ha il giorno...
No wonder che poi siamo così forti, e uniti sempre. No wonder che la disperazione non si tramuti mai in distruttività e pessimismo, ma tenga anzi sempre viva la nostra Creatività.