martedì, novembre 23, 2004
Per i miei allievi...
Anche questo ritorno da Siena è stato intenso.
Dalla notte del concerto a Firenze (ma quanto abbiamo suonato bene insieme io e Antonio Figura! Che felicità trovare questo feeling intenso fra noi, dimentico di tutto, malgrado un pubblico invero rumoroso...) mi sono svegliata a mezzogiorno, e con Cristina abbiam pranzato alle quattro in una trattoria di San Lorenzo, all'aperto. Abbiamo sostenuto una intensa conversazione col cameriere simpatico, che così poi non ci ha fatto pagare gli antipasti. L'eurostar l'ho perso perché ci siamo godute un pò troppo la pace e la bellezza di un pomeriggio calmo insieme, ma il capotreno pentito (ci ha chiuso le porte del treno sul naso) mi ha firmato il biglietto e sono potuta salire su quello che partiva venti minuti dopo, e senza alcuna penale. La vita è bella.
Ai miei allievi a Siena Jazz ho detto di disobbedirmi, per favore, e di studiare poco. Lo so che è poco canonico, ma mi sembrava doveroso dato che l'abitudine comune è quella di sfiancarsi per ore inutilmente, solo nell'intento di far piacere all'insegnante, e senza raccapezzarcisi un accidente di nulla.
Per favore, nella fattispecie l'insegnante si dispera di sapervi affranti e frustrati. Si deprime al pensiero che abbiate cercato di capire tutto, salvo l'essenziale: da capire c'è poco, mentre c'è invece molto da FARE.
Come la mia ennesima valigia.
Che cosa pretendo di capire: i climi che affronterò saranno svariati e sconosciuti. Come al solito, ho dapprima messo dentro un pò di tutto. "Non si sa mai, una combinazione, una cosa..." dice la sicula madre di Cristina. Ecco, se faccio la valigia in obbedienza alle cure materne, allora sì che non parto più.
Da domani, nelle ultime ventiquattro ore dalla partenza per gli States, comincerò l'opera di bonifica del bagaglio. Lo so già che la metà delle cose sono superflue. Lo so già, che c'è una confusione inverosimile nei miei programmi e nelle mie idee. Alleggerirsi, lasciar andare... Ecco, cosa è veramente necessario per VOLARE?
Alle 10 e mezza lascerò la terra e mi immergerò nel blu profondo al di là delle nubi, quel blu dove sempre splende il sole.
Voglio con me l'essenziale. Voglio faticare poco, e godere molto delle mie giornate. Voglio potermi divertire, star bene (ho già messo in valigia i miei attrezzi ginnici leggeri (palla da tennis ed elastici da danzatrice...). Voglio poter meditare in santa pace e senza fretta su ciò che ogni giorno vado imparando. Siete scioccati? Vi aspettavate più serietà, per una partenza di lavoro?
E chi vi dice che la leggerezza non possa essere buona alleata, e complice, della serietà?
Dalla notte del concerto a Firenze (ma quanto abbiamo suonato bene insieme io e Antonio Figura! Che felicità trovare questo feeling intenso fra noi, dimentico di tutto, malgrado un pubblico invero rumoroso...) mi sono svegliata a mezzogiorno, e con Cristina abbiam pranzato alle quattro in una trattoria di San Lorenzo, all'aperto. Abbiamo sostenuto una intensa conversazione col cameriere simpatico, che così poi non ci ha fatto pagare gli antipasti. L'eurostar l'ho perso perché ci siamo godute un pò troppo la pace e la bellezza di un pomeriggio calmo insieme, ma il capotreno pentito (ci ha chiuso le porte del treno sul naso) mi ha firmato il biglietto e sono potuta salire su quello che partiva venti minuti dopo, e senza alcuna penale. La vita è bella.
Ai miei allievi a Siena Jazz ho detto di disobbedirmi, per favore, e di studiare poco. Lo so che è poco canonico, ma mi sembrava doveroso dato che l'abitudine comune è quella di sfiancarsi per ore inutilmente, solo nell'intento di far piacere all'insegnante, e senza raccapezzarcisi un accidente di nulla.
Per favore, nella fattispecie l'insegnante si dispera di sapervi affranti e frustrati. Si deprime al pensiero che abbiate cercato di capire tutto, salvo l'essenziale: da capire c'è poco, mentre c'è invece molto da FARE.
Come la mia ennesima valigia.
Che cosa pretendo di capire: i climi che affronterò saranno svariati e sconosciuti. Come al solito, ho dapprima messo dentro un pò di tutto. "Non si sa mai, una combinazione, una cosa..." dice la sicula madre di Cristina. Ecco, se faccio la valigia in obbedienza alle cure materne, allora sì che non parto più.
Da domani, nelle ultime ventiquattro ore dalla partenza per gli States, comincerò l'opera di bonifica del bagaglio. Lo so già che la metà delle cose sono superflue. Lo so già, che c'è una confusione inverosimile nei miei programmi e nelle mie idee. Alleggerirsi, lasciar andare... Ecco, cosa è veramente necessario per VOLARE?
Alle 10 e mezza lascerò la terra e mi immergerò nel blu profondo al di là delle nubi, quel blu dove sempre splende il sole.
Voglio con me l'essenziale. Voglio faticare poco, e godere molto delle mie giornate. Voglio potermi divertire, star bene (ho già messo in valigia i miei attrezzi ginnici leggeri (palla da tennis ed elastici da danzatrice...). Voglio poter meditare in santa pace e senza fretta su ciò che ogni giorno vado imparando. Siete scioccati? Vi aspettavate più serietà, per una partenza di lavoro?
E chi vi dice che la leggerezza non possa essere buona alleata, e complice, della serietà?
Comments:
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Fabri, sono io, Annette sui monti svizzeri.
you are fucking right quando parli di leggerezza alleata con serietà!
così che dovrei essere... ! lo sto cercando da anni...!
e come la mia voce, lo trovero così, anche questo, un giorno...
:)
un abbraccio forte forte!!
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you are fucking right quando parli di leggerezza alleata con serietà!
così che dovrei essere... ! lo sto cercando da anni...!
e come la mia voce, lo trovero così, anche questo, un giorno...
:)
un abbraccio forte forte!!
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