venerdì, ottobre 08, 2004
E cammina, cammina...
E' che abitando in centro faccio tutto a piedi!
Ieri, con un rapido calcolo, ho camminato ben quattro ore!!! Veramente la prima parte erano giri d'ufficio, roba di piccole compere necessarie, riparazioni... Mi si è rotto l'altroieri anche il cellulare nuovo comprato subito prima di partire, Nokia in garanzia, per fortuna; Alberto, quello del W.H.I.T.E., sostiene che ormai nessuna tecnologia regge la mia vibrazione. Beh, dev'essere pur vero, perché a quanto pare mi si continuano a disintegrare senza apparente motivo gli apparecchi nuovi di qualsivoglia natura! E non è sfiga, sciocconi: a parte che tutto il resto della mia vita è fortunatissimno, ma comunque il mocio e la scopa sono integri, la vecchia caldaia va che è una meraviglia e la lavatrice di 20 anni fa pure, i rubinetti sono ok, la serratura di casa non si blocca... E' proprio la tecnologia che non carbura!
La sto prendendo con molta filosofia, comunque, e ne approfitto per raggiungere a piedi (dopo 3 mesi di immobilità forzata in America, mi pare il minimo) qualunque destinazione romana. La macchina non ce l'ho, il che a Roma centro è più un vantaggio che altro.
Da Ikea next Monday invece andrò in metropolitana, e prenderò poi la fantastica navetta ad Anagnina. Tanto poi ci sono due ore da camminare all'interno, cercando di farsi venire delle idee creative per ricomporre il proverbiale casino che si forma nel mio salone.
Oddìo tra pochi giorni devo fare la valigia senese...
...L'America mi ha fatto miracolosamente passare ogni desiderio consumistico. Solo dall'India ero tornata così distaccata dai beni materiali. Trovo che la moda sia bruttissima, che inciti subdolamente ad un'anoressia con le spalle veramente troppo strette e il bacino inesistente (ma che dire su questa struttura a fil di ferro, della maggiorazione delle tette? e com'è possibile che oggi da Onyx una Large sia una Small di ieri?), coprendo di un alone sexy ciò che in realtà è una grande disperazione ed un terrore di crescere... Cioè: una profonda richiesta della società alle donne di non crescere, di non diventare femmine davvero, per favore, non davvero indipendenti e mature, non capaci di procreare e di amare, non autentiche, e non adulte per carità. Possibilmente dovremmo rimanere anche stupidine, per aderire meglio all'ideale televisivo del momento... Bombardate da questo messaggio, cosa dovremmo fare? La controparte seria è l'orrido tailleur da signorinetta, la giacca avvitata che fa tanto donna manager anni '80, la gonna sotto il ginocchio o sopra ma comunque rigorosa quanto il pantalone scuro e diritto... Bleah...
L'alternativa, già ampiamente sperimentata negli States, è un opposto ormai vecchio e stantìo: l'abbigliamento compulsivamente etnico, fricchettone, ammantato, colorato forte e scuro, mai luminoso e piuttosto intellettuale. Un disastro, se pensate che mi vestivo così già 30 anni fa.
Anno 2004. Jeans e magliette sovrapposte, felpe col cappuccio, Pile & Co., scarpe da ginnastica e pugni nella tasca davanti (beh, fa parte dell'iconografia, no?), zuccotto calcato sugli occhi e mezzi guanti scuri, tutto però rigorosamente no global, insomma qualcosa di assolutamente neutro finché passa 'sto momento di buio. Ah beh, che ci volete fare? Oggi mi è arrivata pure la notizia che i repubblicani hanno incriminato Michael Moore perché incita gli studenti ad andare a votare, promettendo loro in cambio mutande pulite e pacchetti di snacks vari, e perfino di andargli a pulire la stanza nel "dorm" universitario! Senso dell'umorismo zero, ma in compenso grande senso civico, questi accaniti sostenitori di Bush...
In tutto ciò, ieri alle 16 e 30 ho incontrato Damiana, che si è offerta di farmi da guida turistica. Ah! L'archeologa che è in lei, come lei stessa sostiene, ha reso il mio pomeriggio una vera festa con sindrome di Stendhal finale, perché davvero ero sperduta nella mia città con lo sguardo pieno di meraviglia e un pò di nausea da vertigini storico-culturali...
Il gelato da Giolitti era la prima fermata d'obbligo (quanti gusti possiamo scegliere?). Poi naturalmente il Pantheon e la sua bellissima storia dell'otto, dell'infinito e del tutto in Uno. Passiamo in Piazza della Minerva, con l'elefante esoterico del Bernini sotto l'obelisco egizio, l'affascinante Cristo del Michelangelo, che non conoscevo, e che dentro la basilica pare più un guerriero indomito, appoggiato alla croce piantata per terra come fosse una lancia, e con l'aria da David... Poi l'Area Sacra di Largo Argentina, il teatro di Pirandello prima che diventasse Teatro Argentina (Templi e Teatri uniti nella storia dal senso della loro funzione catartica e mistica), e a dissacrare i luoghi e la mia mente assorta l'uccisione di Cesare proprio lì, il sangue a sporcare la scena, forse la scena a riproporre il dramma...
...Poi verso piazza Venezia, i turisti che chiedono sempre se Mussolini s'affacciava dall'altare della Patria (veramente questa è una tomba, risponde sarcastica Damiana). La Colonna Trajana da srotolare come gli scritti dell'epoca, e i mercati lì attorno, Frizia (ognuno di voi mi chiama come gli pare, per Damiana sono Frizia) ma ti immagini due enormi biblioteche pubbliche, una latina e una greca, proprio qui affacciate su Wall Street, le prime della storia, quasi duemila anni fa, la storia i mercati la letteratura e la filosofia uniti insieme in un unicum indissolvibile?
Torniamo indietro costeggiando i giardini del Quirinale, passando sotto i ponti rinascimentali... Si chiacchiera, si cammina ammirando a naso in su tutta questa italianità fatta di mille sfumature diverse, accatastamenti di epoche e stili, varietà in totale armonia... Damiana sostiene che ho proprio l'aria da Hello, Kitty. In effetti sono totalmente affascinata dai suoi racconti, e quando mi chiede se voglio andare di qua, se voglio girare di là, se conosco quello scavo o quel palazzo antico, rispondo "sì" e "no" in sovracuto interrogativo come i bambini, e davanti ai monumenti commento di nuovo con sole vocali.
Ci salutiamo vicino a Fontana di Trevi, per tornare nei nostri appartamenti del Centro. Un'amica di Damiana appena incontrata comprerà il latte anche per lei. Io passerò al DìperDì a fare un pò di spesa prima che chiuda. E' il crepuscolo, la luce sul finire della bella giornata è incredibile. Cammino sola verso casa coi lampioni accesi, i fari delle auto e degli autobus che si incrociano, le serrande dei negozi che cominciano ad abbassarsi.
Grazie, Dami! Ritrovo un pò ogni giorno la mia Roma, e me la godo.
Ieri, con un rapido calcolo, ho camminato ben quattro ore!!! Veramente la prima parte erano giri d'ufficio, roba di piccole compere necessarie, riparazioni... Mi si è rotto l'altroieri anche il cellulare nuovo comprato subito prima di partire, Nokia in garanzia, per fortuna; Alberto, quello del W.H.I.T.E., sostiene che ormai nessuna tecnologia regge la mia vibrazione. Beh, dev'essere pur vero, perché a quanto pare mi si continuano a disintegrare senza apparente motivo gli apparecchi nuovi di qualsivoglia natura! E non è sfiga, sciocconi: a parte che tutto il resto della mia vita è fortunatissimno, ma comunque il mocio e la scopa sono integri, la vecchia caldaia va che è una meraviglia e la lavatrice di 20 anni fa pure, i rubinetti sono ok, la serratura di casa non si blocca... E' proprio la tecnologia che non carbura!
La sto prendendo con molta filosofia, comunque, e ne approfitto per raggiungere a piedi (dopo 3 mesi di immobilità forzata in America, mi pare il minimo) qualunque destinazione romana. La macchina non ce l'ho, il che a Roma centro è più un vantaggio che altro.
Da Ikea next Monday invece andrò in metropolitana, e prenderò poi la fantastica navetta ad Anagnina. Tanto poi ci sono due ore da camminare all'interno, cercando di farsi venire delle idee creative per ricomporre il proverbiale casino che si forma nel mio salone.
Oddìo tra pochi giorni devo fare la valigia senese...
...L'America mi ha fatto miracolosamente passare ogni desiderio consumistico. Solo dall'India ero tornata così distaccata dai beni materiali. Trovo che la moda sia bruttissima, che inciti subdolamente ad un'anoressia con le spalle veramente troppo strette e il bacino inesistente (ma che dire su questa struttura a fil di ferro, della maggiorazione delle tette? e com'è possibile che oggi da Onyx una Large sia una Small di ieri?), coprendo di un alone sexy ciò che in realtà è una grande disperazione ed un terrore di crescere... Cioè: una profonda richiesta della società alle donne di non crescere, di non diventare femmine davvero, per favore, non davvero indipendenti e mature, non capaci di procreare e di amare, non autentiche, e non adulte per carità. Possibilmente dovremmo rimanere anche stupidine, per aderire meglio all'ideale televisivo del momento... Bombardate da questo messaggio, cosa dovremmo fare? La controparte seria è l'orrido tailleur da signorinetta, la giacca avvitata che fa tanto donna manager anni '80, la gonna sotto il ginocchio o sopra ma comunque rigorosa quanto il pantalone scuro e diritto... Bleah...
L'alternativa, già ampiamente sperimentata negli States, è un opposto ormai vecchio e stantìo: l'abbigliamento compulsivamente etnico, fricchettone, ammantato, colorato forte e scuro, mai luminoso e piuttosto intellettuale. Un disastro, se pensate che mi vestivo così già 30 anni fa.
Anno 2004. Jeans e magliette sovrapposte, felpe col cappuccio, Pile & Co., scarpe da ginnastica e pugni nella tasca davanti (beh, fa parte dell'iconografia, no?), zuccotto calcato sugli occhi e mezzi guanti scuri, tutto però rigorosamente no global, insomma qualcosa di assolutamente neutro finché passa 'sto momento di buio. Ah beh, che ci volete fare? Oggi mi è arrivata pure la notizia che i repubblicani hanno incriminato Michael Moore perché incita gli studenti ad andare a votare, promettendo loro in cambio mutande pulite e pacchetti di snacks vari, e perfino di andargli a pulire la stanza nel "dorm" universitario! Senso dell'umorismo zero, ma in compenso grande senso civico, questi accaniti sostenitori di Bush...
In tutto ciò, ieri alle 16 e 30 ho incontrato Damiana, che si è offerta di farmi da guida turistica. Ah! L'archeologa che è in lei, come lei stessa sostiene, ha reso il mio pomeriggio una vera festa con sindrome di Stendhal finale, perché davvero ero sperduta nella mia città con lo sguardo pieno di meraviglia e un pò di nausea da vertigini storico-culturali...
Il gelato da Giolitti era la prima fermata d'obbligo (quanti gusti possiamo scegliere?). Poi naturalmente il Pantheon e la sua bellissima storia dell'otto, dell'infinito e del tutto in Uno. Passiamo in Piazza della Minerva, con l'elefante esoterico del Bernini sotto l'obelisco egizio, l'affascinante Cristo del Michelangelo, che non conoscevo, e che dentro la basilica pare più un guerriero indomito, appoggiato alla croce piantata per terra come fosse una lancia, e con l'aria da David... Poi l'Area Sacra di Largo Argentina, il teatro di Pirandello prima che diventasse Teatro Argentina (Templi e Teatri uniti nella storia dal senso della loro funzione catartica e mistica), e a dissacrare i luoghi e la mia mente assorta l'uccisione di Cesare proprio lì, il sangue a sporcare la scena, forse la scena a riproporre il dramma...
...Poi verso piazza Venezia, i turisti che chiedono sempre se Mussolini s'affacciava dall'altare della Patria (veramente questa è una tomba, risponde sarcastica Damiana). La Colonna Trajana da srotolare come gli scritti dell'epoca, e i mercati lì attorno, Frizia (ognuno di voi mi chiama come gli pare, per Damiana sono Frizia) ma ti immagini due enormi biblioteche pubbliche, una latina e una greca, proprio qui affacciate su Wall Street, le prime della storia, quasi duemila anni fa, la storia i mercati la letteratura e la filosofia uniti insieme in un unicum indissolvibile?
Torniamo indietro costeggiando i giardini del Quirinale, passando sotto i ponti rinascimentali... Si chiacchiera, si cammina ammirando a naso in su tutta questa italianità fatta di mille sfumature diverse, accatastamenti di epoche e stili, varietà in totale armonia... Damiana sostiene che ho proprio l'aria da Hello, Kitty. In effetti sono totalmente affascinata dai suoi racconti, e quando mi chiede se voglio andare di qua, se voglio girare di là, se conosco quello scavo o quel palazzo antico, rispondo "sì" e "no" in sovracuto interrogativo come i bambini, e davanti ai monumenti commento di nuovo con sole vocali.
Ci salutiamo vicino a Fontana di Trevi, per tornare nei nostri appartamenti del Centro. Un'amica di Damiana appena incontrata comprerà il latte anche per lei. Io passerò al DìperDì a fare un pò di spesa prima che chiuda. E' il crepuscolo, la luce sul finire della bella giornata è incredibile. Cammino sola verso casa coi lampioni accesi, i fari delle auto e degli autobus che si incrociano, le serrande dei negozi che cominciano ad abbassarsi.
Grazie, Dami! Ritrovo un pò ogni giorno la mia Roma, e me la godo.