giovedì, settembre 16, 2004

Ira is now in town

E' arrivato Ira Sullivan. Quando ci siamo trovati prima della sua master class per prima cosa mi ha staccato un bacio sonoro e vigoroso, con abbraccio avvolgente, che qui e' una cosa molto rara, anzi due. (A proposito: qui gli uomini li fanno per lo piu' grandissimi, il che a parte crearmi una certa soggezione, risulta poi piacevole perche' almeno uno ci si puo' accocolare comodo quando ti danno il hug di rito, che in genere risulta essere un abbraccio un po' del cavolo, perche' e' di piatto e non abbraccia l'intero corpo, ma solo una spalla). Poi mi ha fatto morire dal ridere mentre andavamo in Facolta', raccontandomi perche' non prende piu' l'aereo (e' arrivato qui da Chicago dove si trovava per il Jazz Fest, si e' fatto 3500 miglia in macchina, e da qui torna a Miami, che sono altre tipo 14-16 ore di viaggio).

Una volta gli hanno perso la valigia con tutti i bocchini (all the mouthpieces, perche' lui gira con tromba flicorno sax tenore sax soprano e alcuni flauti), mentre stava andando a suonare in Canada. Gliel'hanno ritrovata dopo giorni, perche' intanto la valigia suddetta si era fatta mezzo giro del mondo, e lui aveva dovuto chiedere mouthpieces in prestito per i concerti. "Quando ho visto tutti i voli che aveva preso la mia valigia senza dirmi niente ho pensato: man! questa e' proprio una valigia da jazzista, qui le mouthpieces hanno deciso di andarsene a fare un giro da sole, man see ya, ci vediamo tra qualche giorno quando ci siamo stufate di girare, ora ce ne andiamo da sole in tour!"

Quando siamo arrivati all'auditorium erano gia' tutti li', e io me li sono proprio goduti, sul palco, tutti insieme... Donald, Keith, Mark, Rusty, Ira, e Carlos e Jerry, e insomma proprio non ci pensavo piu' mentre andavano avanti a suonare, e Ira inframezzava con accalorati discorsi agli studenti e raccontava la sua vita on the road, la musica di Chicago e quella di Miami, i night e le navi, il blues e la bossa... Quando han suonato Black Orpheus sul finale coronato Ira ha improvvisamente intonato sullo strumento lo "jamme jamme, jamme jamme ja' di Funiculi', Funicula'... aggiungendo dopo gli applausi "questo era per Fabrizia"... A un certo punto proprio per finire la lezione-concerto Ira mi chiama e mi presenta, a lovely singer from Rome, Italy, dicendo che stiamo facendo un disco insieme proprio in questi giorni... Il dream come true, insomma, ed eccomi a cantare a tempo rubato insieme a Donald, col microfono lontanissimo perche' man! dalla caga di star li' davvero e con l'acustica del teatro m'e' uscito un suonone della madonna e non c'era verso di tenerlo a bada. Abbiamo improvvisato insieme io ed Ira, e come al solito poi la gente era in visibilio, e io al settimo cielo.

Julie mi e' venuta a prendere alle 6, e abbiamo hang out fino all'ora del concerto al 4620. Con noi anche Lucia, mentre stasera tutti gli uomini della compagnia se ne stavano a rimorchio futile e nonchalant sulla strip, che sarebbe l'unico posto vivo dove ci sono luci e gente nei locali. Quando siamo entrate, dopo aver regolarmente presentato l'I.D., ovvero la carta d'identita' altrimenti nisba, l'energia nel club era da subito altissima, e i musicisti suonavano a mille, completamente arresi alla forza dirompente di Ira, che e' sempre il primo a divertirsi, e far sorgere la musica come fosse Excalibur dalla roccia fatata. Tre birre Sierra Nevada per noi al tavolo, e via ad ascoltare appassionatamente. Inaspettatamente dopo un po' compare Nicola, e cosi' il nostro gruppo ricomincia a parlare le tre lingue ufficiali di questo viaggio, perche' a quel punto i discorsi si intrecciavano troppo: ogni tanto ci scappava di parlare francese e italiano, allora poi l'inglese interveniva per riaggiornare tutti sull'accaduto.

Di nuovo Ira mi chiama sul palco, e li' devo dire che mi sono davvero superata, e non vi dico loro che cosa si sono messi a fare. Su Stella by Starlight Donald suonava tutto fuori, salti, sostituzioni e velocita' da Giant Steps praticamente, e io che ormai mi aspetto di tutto dritta per la mia strada, e lui che si divertiva ancora di piu' a sentirsi cosi' libero, si e' alzato e ha infilato le mani nel piano, e giu' ritmicita' condivisa e contagiosa, apertura totale, con noi fiati a rincorrerci nei fraseggi velocissimi e nelle note vertiginosamente appese a un pentagramma decisamente fuori scala. Boh, ci siamo abbracciati grondanti di sudore, ma nel locale normalmente si gela e c'e' la tramontana fissa dai bocchettoni sul palco. Non ci si lasciava piu', e io pensavo madonna quanto puzziamo e poi siamo proprio bagnati fradici e sarebbe meglio mettermi uno sciarpone... in realta' perche' l'emozione era troppa e cercavo scuse per uscirne. I miei fan urlavano (ma insomma li' gioco in casa), un sacco di sconosciuti (ma tutti musicisti, ho poi scoperto) son venuti a stringermi la mano nell'intermission, e io non ci ho capito niente fino alla fine del concerto.

In particolare un giovane trombettista pare bravisssimo mi ha chiesto man, ma come cavolo fai ad avere quel suono di tromba, e' bellissimo! E che cavolo ne so, man, io non penso alla tromba, semmai al mio sax, e comunque l'unica cosa che faccio e' che penso di essere uno strumento, penso come voi, cerco le note nel cielo... Man, man, man... E che cavolo ne so...

E un altro, di rimando (questo e' un batterista) man, secondo me a te piace Bjork... Man si' cavolo se mi piace, e ho pure suonato col suo tastierista arrangiatore produttore Hector Zazou, che ancora sono flashata da quel concerto, man...

Casa dolce casa, ora son qui che scrivo sul computer di Betsy (e ho colpi di sonno, perche' sono le 4 del mattino), dopo aver organizzato la difficile session di registrazione di venerdi'. Donald ha molto male a una spalla, sicche' mi ha chiesto di aspettare fino a domani che c'e' il secondo concerto con Ira, per vedere come va, ma insomma potrebbe non farcela a suonare nel disco. Con gli altri facciamo sicuramente una session notturna, e con Ira cominciamo dal pomeriggio ad aggiungere tracce insieme sul lavoro gia' fatto: ho pensato un'intro folle che se si fa sara' divina.

Che altro, guys? Che non amo piu' l'America, ma Dio sa se amo questa musica e questi musicisti. Wonderland e' finita, resta solo un memorabile soundtrack.
E come ogni volta, Ira chiude il suo concerto con un chorus appassionato di una lentissima Amazing Grace, in cui pero' tutti si inventano una armonizzazione estemporanea, e quasi una discreta linea di solo. Ringrazia Dio per avergli fatto dono della musica e del jazz, e della capacita' di suonare il suo strumento, e sull'ultimo applauso dice Goodnight, God bless you.
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