venerdì, settembre 17, 2004

Addii

Alla fine del concerto Donald mi stringe a se', con quel suo corpo grande e intenso, nero che nel buio gli spuntano i denti e gli occhi. "I'm gonna miss you, lady...".

Devo averlo guardato troppo stupita, ma poi comunque anche girandomi fra le sue braccia ero talmente avvolta che sembravo un coniglio spaventato quando non gli spuntano fuori nemmeno le orecchie. Lui era totalmente assorto nella sua verita', eppure mi ha sentita vibrare, e allora ha detto con ancora piu' forza ed emozione: "Keep doing what you're doing... You're humble. That's all music is all about. You've got it."

Parla lui.

E Ira di rincaro a dirmi ma quanto hai cantato bene, e' stato fantastico suonare con te, man (l'interiezione di rito mi lascia sempre un po' sessualmente confusa, ma tant'e')... Crazy lady, you play with the tunes... That was fun!

Parlano e parlano, e mi parlano, ma io ormai ubriaca di swing ascolto solo il ritmo delle parole, il suono delle frasi, puro be-bop naturale, blues spontaneo. Con le loro voci offuscate e raspose parlano in due tonalita' scure della voglia di suonare, del non avere orari quando la musica si manifesta, dell'energia sempre pronta a prorompere, della gioia nel conoscerci e nello scoprirci l'un l'altro, e ognuno se stesso ancora e di nuovo, in un processo che e' senza fine. Dice Ira il jazz e' la musica dell'eternita', il tempo non esiste, per questo puoi suonare velocissimo e non preoccuparti di farci entrare tutte le note che vuoi, tanto vanno da se'.

Stasera a un certo punto fra un pezzo e l'altro Ira mi fa che pezzo vuoi fare ora? Gli dico mah un blues, uno di Bird. Lui mi guarda dritto negli occhi, avvicinandosi molto al mio viso e parlando piano come per vendermi la dose, e mi fa, rauco: how fast can you do it? E quando Ira vuole un fast, man you'd better give it fast. E cosi' ho staccato il tempo in un momento di tale esaltazione per quello che stava accadendo, io che stacco un fast a Ira Sullivan, praticamente una cosa impossibile. In un nanosecondo ho staccato one, two, one two three four, ma veloce, veloce, il piu' up che potessi, anzi per l'esattezza veramente up, molto piu' del muro del suono.

Oddio ora mi spezzo e' stata la prima sensazione. L'attimo dopo come al solito volavo su Donald col pianoforte esploso in dissonanze, il bassista a spasso per la scala cromatica, il batterista che non gliene fregava piu' delle dodici misure, tanto quelle non si spostano, tornano sempre anche se non le chiami. E io e Ira viaggiavamo incredibilmente insieme, incredibilmente leggeri, milligrammi di ottavi a raffica prima in sinc e poi nei soli insieme ognuno per conto suo ma indissolubili, fast fast fast, io cosi' fast non c'ero mai andata, ma ad Ira gli ho detto che d'ora in poi suonero' solo fast, e lui brava, cosi' si fa, you crazy lady. In senso buono, aggiunge.

Tanto non e' fast, il tempo non esiste, ricordati, esiste solo il ritmo, e il jazz e' ritmo man, e' vita, e la vita sei tu che la metti ovunque tu vada con la tua musica. Perche' man tu sei jazzista. I jazzisti sono quelli che hanno la vocazione, man, non sono uguali agli altri. Sei tu che soffi la vita nella musica degli altri, man... Suonare e' come guidare. Guardi avanti, man, e non molli la concentrazione, non ti fai impressionare dai trucks che superi o che ti superano. You just keep going, man, keep going, guarda avanti, da qui a casa mia ci sono sedici ore ma io ne guido anche venti di seguito, keep going e non mollare l'orizzonte, non mollare la segnaletica, non mollare la strada sotto di te.

Mi sembrava mio padre quando m'insegnava a andare in bicicletta senza le rotelle laterali. Keep going, man, guarda dritto davanti, guarda lontano, spingi sui pedali e non fermarti, guarda qui, guarda me, guardami!

Donald non suonera' domani nella registrazione perche' sta soffrendo molto per il dolore alla spalla, e deve ripartire sabato per dei concerti a New York. E' da ieri che lo sento che le frasi non sono quelle, come interrotte prima della fine, e non c'e' tutta, l'irruenza che gli conosco, perche' se picchia davvero forte si vede che gli entra il dolore nell'osso. Ma ieri ed oggi con Ira ha fatto faville comunque, per chi non lo conosce e' stato divino, e pieno di vita... Solo io e Mark ci guardavamo, e avremmo davvero voluto guarirlo col pensiero, perche' la musica che crea e' puro nettare, just Heaven.
In compenso io e Donald ci organizzeremo per suonare insieme in Europa...

Ira e' tutto contento di venire in sala domani, eccitatissimo come un bambino, lui che stasera ci parlava di quando Bird voleva studiare la sinfonica, altro che droghe e alcool, I miss that cat! Bird che dopo di lui e' morta la poesia, e' morto il romanticismo, perche' nessun sassofonista ha piu' avuto quella sensibilita' nel porgere i temi degli standards...

Lady, cosa vuoi da bere? Qui ci sono olive col blue cheese. Mi piace il vestito che hai messo stasera. Vieni che ci sediamo. Hey Donald, vieni anche tu. Dove hanno messo gli stecchini? Oh che bello, passami una sigaretta che le mie le ho finite. E cosi', vai a New York? Lady, che pezzi facciamo domani? Io bisogna che torni a casa a Miami, dopo l'uragano. Sabato mattina sarebbe la cosa migliore...

Oh Gesu', venerdi' sabato domenica lunedi'.
Domani in sala, sabato concerto, domenica party d'addio euroamericano.
Lunedi' con Patty e Jerry Coker.

Martedi' 15:05, Delta Airlines.
Dodici ore. Keep going, guarda avanti, keep going, man!

E' finita.
Torno a casa.
I am blue.



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